20 settembre 2019

MILANO – ASPETTATIVE PER IL 2020

Punti di vista e criticità nella crescita della città


In un’intervista su uno degli ultimi numeri del 2017 dell’allegato al Corriere IO DONNA, l’attrice Polacca Kasia Smutniak, da 20 anni residente in Italia, alla quale è dedicata la copertina, dice: “Cari Italiani vi amo tanto, ma non mi piace come vi adattate a tutto, presi dalla abitudine di assuefarsi ad ogni cosa, che talvolta diventa incapacità di indignarsi e di cambiare le cose, come mi sorprendo del fatto che il Vostro senso di appartenenza emerga solo di fronte ai Mondiali di Calcio.”

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Ho condiviso questa osservazione da tempo e lo faccio sempre presente negli articoli che Arcipelago mi ha pubblicato.

Cominciai a chiedermi perché, dopo più di settant’anni dai bombardamenti subiti nell’ultima guerra, potessero esistere nel Centro Storico ancora così tante case diroccate e con Amministrazioni Comunali così poco interessate al disegno urbano e così poco preoccupate di esprimere una normativa “ad hoc” per incentivarne le ricostruzioni. Come avevano già fatto le Amministrazioni di tutte le città Europee nelle nostre stesse condizioni, rinnovando o recuperando i loro centri storici.

Non mancai mai di segnalare questa anomalia durante il rinnovo dei PRG o PGT muovendo una specifica iniziativa su situazioni come la pubblicità dilagante sui numerosi ponti di Milano sotto i terrapieni ferroviari, che ne nascondono la loro dignitosa architettura, o l’impegno per far eliminare la pubblicità sopra i ponti in ferro dei Navigli considerandoli “punti cospicui” del paesaggio urbano e pregevoli opere di architettura delle infrastrutture, anche quando erano posizionati in territori coperti da vincoli della Soprintendenza ai Monumenti e come in questo caso nascondendo la chiesa di San Cristoforo.

Senza contare la strana allergia di Milano per i monumenti ai Cittadini Emeriti, come quello nascosto da parcheggi di moto (Carlo Cattaneo) o dal valore monumentale desolante come quello a Montanelli in un angolino dei Giardini Pubblici, cercando poi di farsi perdonare sostituendo il nome conosciutissimo “Giardini Pubblici” con Giardini Montanelli. Abbondando invece in sculture senza interesse per la storia della Città, sfidando il ridicolo ed il buon gusto come con l’oggetto in piazza degli Affari davanti alla Borsa, realizzato recentemente, che da allora non viene più ripresa dai TG quotidiani con la dignitosa facciata dell’architetto Mezzanotte sullo sfondo, costringendo i Cameramen a tagli di parte dell’edificio purché non venisse evidenziato a tutto il mondo l’offensivo monumento-oggetto. O anche l’abituale e pregevole statua della Giustizia non collocata davanti all’ingresso principale del Tribunale, come usa, ma ben nascosta in un cortile interno destinato a parcheggio.

E naturalmente non si parla neppure di una statua per la Merini o per i poeti milanesi, magari concepita come quelle a James Joyce a Pola e Pessoa a Lisbona, che esprimono amore per il personaggio, oppure una a Grassi e Strehler al Piccolo Teatro, seduti sul parapetto dell’entrata del Piccolo Teatro come Churchill e Roosevelt a Mayfair (Londra).

Invece i nostri artisti sono commemorati dalle solite insegne stradali delle vie adiacenti già ricoperte di sfregi. E non manco di ricordare il monumento-oggetto alle montagne Lombarde in San Babila che il sottoscritto scoprì essere solo una copia di uno analogo presente da tempo a Sondrio.

Ma il monumento può essere un formidabile messaggio alla città quando è nel posto giusto, come l’abbinata Charging Bull-Fearless Girl in Wall Street davanti alla Borsa di New York, solleticando la curiosità dei turisti che ne hanno fatto oggi uno dei siti da visitare in Città.

Mentre a Milano si dipingono alla buona con vivaci colori senza senso le pavimentazioni delle piazze credendo con questo di averle ristrutturate.

E così anche la semplice osservazione di Katia Smutniak, da me condivisa, ha mosso Comitati di cittadini che cominciano a chiedere una città Smart non solo nelle parole ma anche nei fatti, costringendo recentemente il Comune a realizzare opere come l’illuminazione dei Giardini della Guastalla che se no sarebbero stati scandalosamente bui ancora adesso.

Invece ci troviamo di fronte a progetti anche grandiosi, come quello degli Scali Ferroviari, che avrebbe avuto il compito di ricucire la Città frazionata e incomunicante, formata dai bombardamenti e dai bastioni ferroviari, e invece vedrà solo altri volumi edilizi accumulati sui siti prescelti con il solito verde che a Milano non manca ma è solo mal distribuito tra le periferie Sud, dove ce né in abbondanza ma soffre di disordinata manutenzione, e le periferie Nord dove manca lo spazio perché Milano è ormai integrata strettamente ai Comuni adiacenti. E naturalmente le stazioni ferroviarie attuali che saranno ristrutturate in un confuso mix con nuovi servizi commerciali.

Sarebbe invece necessario che il primo obiettivo del Piano degli Scali diventasse il collegamento tra la Città esistente entro la barriera ferroviaria e gli spazi interclusi della periferia, attuando il desiderio degli abitanti di collegare e unire tutto ciò che appare ai loro occhi perché non ci siano divisioni, contrasti e separazioni. Anche perché ogni collegamento tra due abitati che si vedevano ma non potevano essere facilmente accessibili potrebbe diventare, con grande soddisfazione dei cittadini, centro di attrazione per nuove destinazioni pubbliche o private della Città del futuro.

Un altro progetto assurdo fortemente avversato dai Comitati di cittadini subito formatisi, prevede lo spostamento di servizi pubblici, Università ed Ospedali. Servizi così importanti per la Città da caratterizzare con il loro nome il territorio che li include.

Il trasferimento di una grossa parte di Città Studi, che comprende grandi attrattive cittadine come sedi Universitarie e importanti Ospedali, è un problema che si va discutendo per la difficoltà di questi Servizi di poter avere aree di espansione oltre la Barriera Ferroviaria verso la Città Metropolitana per la presenza del Terrapieno delle Ferrovie che, per ben un chilometro e mezzo, non ha lasciato altri varchi tra quelli presenti in via Pacini a Nord e viale Corsica a Sud, ovviamente super intasati dal pendolarismo con l’hinterland.

Oltre tutto Città Studi ampliata verso est potrebbe avere accessi diretti alla rete Autostradale, perchè la presenza della Tangenziale Est (ormai arteria essenziale per la Città Metropolitana) con l’uscita Rubattino costituisce un fondamentale collegamento alle zone industriali dismesse attorno a Via Rubattino, alla rete Autostradale Lombarda e ai Comuni dell’hinterland, mentre i nuovi sottopassi sotto la barriera Ferroviaria, oltre a consentire l’ampliamento di Città Studi verso l’hinterland, potrebbero raggiungere la Circonvallazione delle Regioni, arteria fondamentale della zona Est della Milano interna alla barriera Ferroviaria.

Ma quest’anno ogni progetto per Milano sarà ostacolato dalla riforma contemporanea del PTG, del Regolamento edilizio, del Regolamento del Verde e del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) proposti in modo più esteso e con un italiano sconcertante, tant’è vero che in incontri tra burocrazia e privati si vedono circolare copie di questi piani ricoperti di soprascritte, richiami colorati, cancellazioni manuali e aggiunte che fanno comprendere come professionisti e funzionari Comunali abbiano difficoltà nella corretta interpretazione di questi importanti documenti, specie quando vengono presentati in uno stesso spazio temporale.

E’ la stessa Amministrazione che si autocelebra per interventi urbanistici portati a termine senza attenzione per il tessuto edilizio circostante (aree ex Fiera ed Alfa Romeo in primis) tali da farci considerare il vicino QT8, al loro confronto, una scuola di alta Urbanistica.

Tutto quello che il Comune propone come recupero e manutenzione fa la stessa impressione negativa dei pavimenti e mezzanini ristrutturati della Metro 1, non rispettandone l’apprezzato, in tutta Europa, design di Albini e Norda.

In definitiva: con questi problemi, e ce ne sono altri, sarà difficile dare torto a Kasia Smutniak.

I milanesi si sono assuefatti e solo ora, come si legge dalla posta dei lettori, si stanno formando Comitati o persone singole che scrivono al Corriere rivendicando una Città “migliore” sotto tutti gli aspetti.

Gianni Zenoni



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  1. Daniele MilaniCome mi capita spesso, ultimamente, mi distraggo un'attimo, per aprire il frigo, togliere il toscano dal pacchetto ecc. ecc. mi giro e tò, lo scritto sparito, va boh, anche questa volta riscrivo, e non mi alzo nemmeno se suonano alla porta, girovagando qua e la, leggo questo articolo zeppo di buonsenso, raro anche negli articoli di fondo dei migliori quotidiani, dove questa bella ragazza Polacca ci bacchetta per il nostro adattamento a tutto, (ci si abitua a tutto) che non è un abituarsi ma un subire, che è diverso perchè la maggioranza è oramai un esercito di signor nessuno, non per il loro volere ma per la mancanza di luoghi di aggregazione, un tempo erano le fabbriche, dove sono? luoghi di aggregazione dove chi li frequentava era attore della stessa commedia, un sentire comune aperto al confronto, ora questi luoghi sono, lo stadio e si pensa al pallone, gli ospizi e si pensa a tirare domani, gli ospedali, e si pensa a uscire in fretta, le scuole e si pensa alla compagna di classe che forse... come giusto che sia, i posti di lavoro con tanti dipendenti dove si pensa quale sia il migliore spritz per la sera, che tristezza vero? ma è così, per quanto ne sò, visto questo foglio online, l'Urbanistica dovrebbe avere un occhio alla creazione di luoghi dove sia possibile incontrarsi, LA PIAZZA, ma non sono sufficientemente preparato per parlare di questo, ma comunque noto che con il megafono della televisione spargono notizie che qui, Milano magnifica, ed in parte è vero per l'estetica, ma il resto? vero che il centro, bello ricco, pulito, dove aleggia anche una certa aria, come quando il mio cane si specchiava nelle vetrine dopo la toelettatura, i Milanesi nel centro della città o meglio nei centri, Aulenti, CityL, Duomo, son un poco così, ma il resto? Corvetto, Case bianche, Famagosta, QT8, Bovisa, Quarto, Dergano, ecc ecc. si sentono abbandonati nel nulla, il deserto li attende, ma non abbiamo un assessorato all'Urbanistica? penso si, ed un assessorato per il benessere della società? e questo penso no.
    5 ottobre 2019 • 16:56Rispondi
    • DanieleSolo ora dopo ben 10 giorni ho scoperto che un assessore/a si occupa del benessere, ma è nel senso del buon vivere? di cosa si occupa?
      15 ottobre 2019 • 11:31
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