8 settembre 2019

NON APRIAMO I GIARDINI DI VILLA REALE DI VIA PALESTRO

Salviamo una piccola oasi storica per i bambini


Quando i miei figli erano piccoli, molte ere geologiche fa, ho passato intere giornate nei giardini di Villa Reale, in via Palestro, un luogo speciale – era la reggia di Napoleone durante il regno d’Italia – che consentiva ai bambini di giocare nel verde pur essendo circondati dalla città. E soprattutto consentiva ai genitori di rilassarsi un po’ (non troppo, vista la presenza del laghetto delle papere).

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Gli adulti non potevano entrare se non accompagnati da bambini. Niente cani, niente biciclette, niente coppiette in cerca di intimità sulle panchine lungo i romantici vialetti, niente personaggi border line. Il regolamento che imponeva i divieti era ben visibile al cancello di ingresso. Ma siamo italiani, in genere i cartelli di divieto non li guardiamo, oppure pensiamo che siano rivolti ad altri. Per cui anche allora, più o meno trent’anni fa, c’era chi, facendo finta di non aver capito che quello era uno spazio riservato ai più piccoli, entrava in bicicletta o accompagnava il cane, o ancora andava cercando luoghi appartati per dire all’amata quanto fossero luminosi i suoi occhi.

Anche allora capitava di registrare qualche violazione del regolamento, tra i mugugni delle mamme. Ma si trattava di casi più o meno isolati, comunque oggetto di richiami formali da parte dei custodi o dei vigili che ogni tanto entravano a controllare. Ora che l’assessore alla Cultura, Filippo Del Corno, ha lanciato la proposta di aprire i giardini ai visitatori del Padiglione d’arte contemporanea e della Galleria d’arte moderna (per gli amici Pac e Gam), probabilmente predare un senso di continuità al percorso cominciato all’interno della villa, ci permettiamo di rivolgergli un appello, accompagnato da un paio di considerazioni.

L’idea di rendere accessibili a tutti i luoghi milanesi della bellezza, spesso nascosti, è sempre positiva e non vorremmo eccepire in questo caso. Ma il “giardino delle tate”, come veniva chiamato un tempo, è un angolo particolare: da decenni è dedicato ai bambini, ai loro svaghi in sicurezza. Non apriamolo a tutti – sia pure visitatori provenienti da un percorso museale,quindi immaginiamo poco inclini a vandalismi -, perché vale la logica del dove passa uno poi passano tutti. E questo non va bene.

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E’ pur vero che,specie negli ultimi anni, nonostante i controlli, i divieti sono stati sempre più disattesi e basta farsi un giro in certi pomeriggi della bella stagione per rendersene conto. Ma se proprio si vuole trasformare quell’oasi in un luogo accessibile, almeno lo si faccia in orari in cui i visitatori interessati non interferirebbero con la presenza di bambini e genitori. Per esempio dopo le 19 in primavera-estate, oppure dopo le 16 in autunno-inverno, quando il piccolo gioiello verde si svuota naturalmente. Sarebbe meglio per tutti: per i bambini, per i genitori e forse anche per gli stessi visitatori, che potrebbero godersi quella piccola meraviglia di via Palestro in assoluta tranquillità.

Ugo Savoia



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