4 marzo 2021

TRAPIANTO DI CUORE PER PIAZZA PIOLA

Cemento al posto di suolo e verde?


Un nuovo caso problematico per il suolo milanese. Si tratta dei lavori in corso nel grande spazio verde di piazza Piola (Municipio 3). Purtroppo, il layout di progetto ai bordi del cantiere non era visibile al 7 marzo, se non attraverso un disegnino elementare fatto per scusarsi dei disturbi arrecati all’area cani.

Foto 04 – Il cuore di cemento che sarà al centro della piazza Piola.  Qui sotto si nota come la larga strada di cemento circonderà un cuore anch’esso cementato.

Guardando le foto realizzate da fuori delle recinzioni di cantiere si nota che si sta spalmando parecchio cemento su un’area che prima era verde e domani lo sarà meno. Come potete vedere dalle immagini, il sentiero che conduceva al centro della rotonda verde era stretto e con piastrelle appoggiate a terra e distanziate (e quindi con una certa permeabilità). Ora verrà sostituito con una vera e propria (gigantesca) strada, con tanto di sottofondazione e massetto armato (spessore: 20 o 30 cm?).

Al centro un grande cerchio sempre di cemento (già realizzato) sarà circondato da una corona anch’essa di cemento che approssimativamente ha uno spessore di un paio di metri o più. Una sorta di cuore di cemento dove prima c’era una piccola area di sosta (sempre con autobloccanti) con al centro una aiuola verde. Per realizzare questo cuore di cemento e la relativa strada sono stati rimossi parecchi metri cubi di suolo e messi da parte in cumuli (che fine farà quel suolo?). La prima domanda: ma perché tutto questo cemento? E perché addirittura dentro un’area verde?

Non siamo sazi del consumo di suolo di cui la città di Milano continua a essere protagonista nelle statistiche regionali e nazionali? Nonostante lo sforzo per cercare di ridurre il consumo di suolo, Milano rimane la terza città italiana sopra i 100.000 abitanti per suolo già consumato (10.581 ettari cementificati, pari al 58,19% al 2019; ISPRA, 2020) ed è la quarta città metropolitana italiana per maggior incremento di temperatura tra aree rurali circostanti e aree urbane (+ 3°C; ISPRA, 2020), dovuto ovviamente all’alta densità edilizia, alla forte impermeabilità delle superfici urbane e alla non buona distribuzione e quantità di verde in città.

Se tutto questo è arcinoto al Comune e ai suoi governanti, perché andare a rosicchiare gli ultimi fazzoletti di verde che abbiamo, spiattellandoci sopra del cemento? Sicuramente si può fare meglio. Le sfide che abbiamo davanti richiedono cambi di passo e nuove creatività progettuali, persino nei particolari. Al centro di piazza Piola prima c’era una piccola area semi-impermeabile, e questa doveva e poteva essere azzerata e non certo aumentata.

Milano è una città bollente. Non basta occuparsi di rinverdire i suoi bordi, ma bisogna occuparsi di ogni occasione possibile. La nostra città vuole essere resiliente, vuole essere protagonista della transizione ecologica ed è pure leader delle scelte ambientali per le Olimpiadi invernali 2026: deve essere ossessionata dalla sostenibilità, nel piccolo come nel grande. Consumare suolo (anche poco) nei parchi urbani non è la strada giusta.

È davvero necessario? Non ci sono alternative? Piazza Piola come chissà quali altre situazioni in città, possono essere un laboratorio per una urbanistica verde che impara ad agire negli interstizi cercando a tutti i costi di aumentare il verde, migliorando gradevolezza e microclima e non consumando neppure un centimetro quadrato di suolo. In più oggi abbiamo anche urgenza di amministrazioni educanti verso i propri cittadini che hanno bisogno di apprendere, crescere e capire che c’è un referente politico che si inventa mille strategie progettuali per aumentare in ogni dove la dimensione ecologica integrale. Non solo nei grandi progetti di sviluppo urbano.

E invece, purtroppo qual è la lezione di quelle armature pronte ad essere annegate nel cemento, dentro un giardino pubblico? Che idea possiamo farci? Nessuna di tipo ecologico. Ognuno penserà che è cosa buona e giusta spazzare via del suolo e del verde per farci un qualcosa (che non sappiamo) pur di interesse pubblico. E invece potevano imparare che si mette mano a un’area verde migliorandone la prestazione ecologica.

Ci sono mille cartelli sui cantieri della nuova metropolitana che ci spiegano la CO2 che si risparmierà, e noi impariamo. Perché qui no? Purtroppo, non capiamo neppure la spesa di tutto questo cemento perché sui cartelli di cantiere l’importo è annerito. Un’ultima domanda. Siccome il committente visibile leggendo i documenti di cantiere è nella persona della dott.sa Livia Pomodoro (il giardino è intitolato alla drammaturga Pomodoro) e non il Comune di Milano, mi sono anche chiesto se l’area sia stata assegnata a qualche ente o associazione e se questo non implicherà delle restrizioni d’uso in futuro.

In ogni caso anche se fossero stati i soggetti terzi a proporre quelle soluzioni e perfino a pagare, nulla cambierebbe nel discorso sulla sostenibilità fatto sopra, in quanto è sempre il Comune il garante della sostenibilità. Per altro il Comune di Milano ha deliberato recentemente di istituire la figura del garante del verde e del suolo a cui spero verrà utile questa memoria.

Paolo Pileri

…our overall ignorance about urban soil biodiversity may be a bigger threat than urbanization itself.
(FAO, ITPS, GSBI, CBD and EC. 2020. State of knowledge of soil biodiversity – Status, challenges and potentialities, Report 2020. Rome, FAO – p. 201)

Foto 01 – Il sentiero di accesso a piazza Piola prima. Qui sotto si nota l’aspetto, la forma e i materiali di pavimentazione del sentiero di accesso all’area centrale di Piazza Piola, come era prima dell’intervento (immagine da Google)

Foto 01 – Il sentiero di accesso a piazza Piola prima.
Qui sotto si nota l’aspetto, la forma e i materiali di pavimentazione del sentiero di accesso all’area centrale di Piazza Piola, come era prima dell’intervento (immagine da Google)

 

Foto 02 – La strada di accesso a piazza Piola dopo. Qui sotto il cassero e le armature di quella che sarà la grande strada cementata per accedere all’area centrale dei giardini. Per ottenere questa larghezza sono state rimosse una quota di suolo e di prato.

Foto 02 – La strada di accesso a piazza Piola dopo.
Qui sotto il cassero e le armature di quella che sarà la grande strada cementata per accedere all’area centrale dei giardini. Per ottenere questa larghezza sono state rimosse una quota di suolo e di prato.

 

Foto 03 – Il centro di piazza Piola prima dell’intervento In questa immagine zenitale tratta da Google Earth si nota quanto fosse ridotta la quota di superficie non verde (ma con buona permeabilità) prima dell’intervento.

Foto 03 – Il centro di piazza Piola prima dell’intervento
In questa immagine zenitale tratta da Google Earth si nota quanto fosse ridotta la quota di superficie non verde (ma con buona permeabilità) prima dell’intervento.

 

Foto 04 – Il cuore di cemento che sarà al centro della piazza Piola. Qui sotto si nota come la larga strada di cemento circonderà un cuore anch’esso cementato.

Foto 04 – Il cuore di cemento che sarà al centro della piazza Piola.
Qui sotto si nota come la larga strada di cemento circonderà un cuore anch’esso cementato.

 

Foto 05 – Il cuore di cemento prende forma Così si presenta l’ex cuore verde di piazza Piola (foto scattata il 10.3 quando hanno anche aggiunto il layout di progetto, dopo la gettata)

Foto 05 – Il cuore di cemento prende forma
Così si presenta l’ex cuore verde di piazza Piola (foto scattata il 10.3 quando hanno anche aggiunto il layout di progetto, dopo la gettata)

 

Foto 06 – Stato dei luoghi prima dell’intervento Questo era il cuore molto verde e poco grigio di Piazza Piola. L’erbetta che cresce tra una piastra e l’altra ci ricorda che sotto quelle piastre non c’era cemento (difficile valutare se siano stati anche tagliati degli alberi. Il prato è comunque un ecosistema di enorme qualità)

Foto 06 – Stato dei luoghi prima dell’intervento
Questo era il cuore molto verde e poco grigio di Piazza Piola. L’erbetta che cresce tra una piastra e l’altra ci ricorda che sotto quelle piastre non c’era cemento (difficile valutare se siano stati anche tagliati degli alberi. Il prato è comunque un ecosistema di enorme qualità)

 

Foto 07 – Stato dei luoghi prima dell’intervento In lontananza si nota il sentiero di collegamento che ora sarà una larga strada cementificata

Foto 07 – Stato dei luoghi prima dell’intervento
In lontananza si nota il sentiero di collegamento che ora sarà una larga strada cementificata

 

Foto 08 – Cumuli di suolo Questo il suolo rimosso, e raccolto in cumuli, per far posto alle impermeabilizzazioni.

Foto 08 – Cumuli di suolo
Questo il suolo rimosso, e raccolto in cumuli, per far posto alle impermeabilizzazioni.

 

Foto 09 – Cartello di cantiere Dal foglio di cantiere affisso sulla recinzione a favore del pubblico purtroppo il costo delle opere non è visibile.

Foto 09 – Cartello di cantiere
Dal foglio di cantiere affisso sulla recinzione a favore del pubblico purtroppo il costo delle opere non è visibile.



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  1. Isabella BaratoSONO molto grata a Paolo Pileri per questo documentato e preciso report di quanto sta avvenendo in piazza Piola Noi cittadini siamo spesso inconsapevoli del enorme consumo di suolo della ns città. È necessario diffondere informare fare capire le conseguenze di interventi come questo apparentemente esigui ma che rispecchiano una mentalità del tutto superata, inutile e dannosa per tutti Che fare? Come agire per impedire queste continue violazioni del benessere della città? SONO ancora una volta e più che mai indignata.
    18 marzo 2021 • 10:17Rispondi
  2. Grazia ConcilioAnche un solo, sperduto, reietto metro quadrato va preservato se riesce a drenare! Non c’è dimensione benché minima che possa farci pensare a un danno negoziabile...non più. La città di Milano nel suo insieme è un disastro ecologico che non smette di fare scelte incoerenti con i proclami verdi e di sostenibilità che anche sono prodotti a profusione. L’arte diffusa è una bellissima idea...ma se proprio serviva un altare di cemento si poteva scegliere uno spazio già pavimentato.
    18 marzo 2021 • 15:49Rispondi
  3. PierluigiConsiglierei di assumere ulteriori informazioni. Non e` il primo caso dove viene utilizzato "cemento permeabile "per riqualificare o realizzare piazzuole e percorsi pedonali metodi che rientrano tra gli interventi previsti dalla applicazione dell'invarianza idraulica, idrogeologica e drenaggio urbano sostenibile. Migliorando allo stesso tempo la sicurezza e riducendo la spesa corrente per la manutenzione. So che e’ possibile utilizzare materiali di colore rispettosi del contesto paesaggistico. Un esempio la nuova realizzazione del giardino della Torre in Bicocca.
    18 marzo 2021 • 16:12Rispondi
    • Paolo PileriRingrazio Pierluigi, ma qui la questione non è di ridurre le tante funzioni del suolo e del verde alla sola permeabilità che è una tra molte e neppure la più importante (pensiamo alla biodiversità). Può un asfalto drenante sostituire un prato, per quel che di complesso e ineguagliabile è un prato? La questione che ho posto è una questione di semplice ecologia integrale. Se vuoi una città ecologica, non puoi pensare una città che usi asfalti drenanti e metta da parte suoli che, da soli e a gratis, drenano più di qualsiasi congegno antropico. L'invarianza alla permeabilità, ripeto, è peraltro qualcosa che chiediamo alle aree in trasformazione ma non alle aree che già sono, da sè, ben permeabili, come peraltro era il caso di piazza Piola. Davvero questo caso è emblematico dell'idea 'commerciale' che si ha di suolo (e dell'urgenza di emanciparcene) o dell'idea che in fondo sia un pavimento sostituibile e non una risorsa, una quota 'zero' che assume valore solo se e quando ci si fa sopra qualcosa. Invito, chi ne ha desiderio, a consultare quel bellissimo documento della FAO. Buon suolo a tutti.
      18 marzo 2021 • 18:37
  4. Arturo CalaminiciGrazie professore Pileri! Tutti quelli che si battono per arginare l'avanzata lavica di asfalto e cemento che vieppiù copre la città, sa di avere in lei un punto di riferimento e un compagno di lotta. Tra tutti, e certamente non meno di altri, è proprio Pierluigi Angiuoni a difendere con insuperabile costanza il verde, a battersi contro la cementificazione, a sostenere il valore del suolo come ecosistema e habitat di mille specie diverse. So per certo che Pierluigi condivide quanto lei dice nel suo articolo compresa la puntualizzazione al suo stesso commento. Pierluigi solleva il problema più limitato ma gravissimo della impermeabilizzazione dei suoli, che è solo un aspetto, non esclusivo forse neppure centrale del suo bello intervento.
    19 marzo 2021 • 11:44Rispondi
    • Paolo PileriGrazie
      19 marzo 2021 • 21:44
  5. PierluigiSono io che ringrazio Paolo Pileri, concordo in pieno con la analisi e la sostanza posta alla base di come trattare i suoli mantenendo e sviluppando biodiversita' e permeabilita'. Come pure sono da evitare certi interventi che si pongono l'obbiettivo di" valorizzare " piazze senza togliere il cemento. Purtroppo questa e' la visione dei nostri amministratori che va' cambiata.
    19 marzo 2021 • 12:31Rispondi
  6. Paolo PileriADDENDUM A beneficio dei lettori, desidero chiarire qui alcuni concetti che ritengo dirimenti per comprendere appieno la questione ecologica che il caso del progetto Piola sta sollevando. Nulla come un caso concreto può offrici l’occasione per capire meglio e più approfonditamente cose che diamo per scontato ma che scontate non sono. Mi scuso per la lunghezza. 1. IL SUOLO E LE PIANTE NON SONO, tra loro, SOSTITUTI PERFETTI. Il suolo è una risorsa ecosistemica, non rinnovabile, scarsa, viva e muore se coperta da cemento o asfalto. Ci tengo che questo sia chiaro per tutti. Il suolo è la terra sotto i nostri piedi. Un sottile strato di 30-70cm che è sede di processi biogeochimici unici e che, peraltro, sono vitali per le stesse piante. Suolo e piante vivono in simbiosi. Le piante senza suolo non vivono. Il suolo è sede di numerosi ‘miracoli’ ecologici che scientificamente chiamiamo servizi ecosistemici: gestione delle acque (permeabilità/infiltrazione/depurazione…), biodiversità (25-30% della biodiversità terrestre è nel suolo), regolazione gas climalteranti (la quantità di Carbonio nei suoli che potrebbe divenire CO o CO2 e quindi gas pericoloso per il clima, è circa 4 volte il carbonio contenuto in atmosfera), produzione di cibo e vegetali, etc. Queste funzioni svolte dal suolo non sono svolte dalle piante e le piante non le sostituiscono. Le funzioni ecosistemiche svolte dalle piante sui nostri balconi o su balconi più eleganti non sostituiscono ciò che quei 30 cm. svolge a beneficio di tutti noi. Sia chiaro. Questa è scienza, il resto sono credenze od opinioni o tentativi altamente imperfetti di supplire alla natura. Quindi togliere suolo significa far cessare alcune funzioni vitali. Per sempre. Vuol dire uccidere i suoli, tanti o pochi che siano. Aggiungere piante è una operazione apprezzabile, ma non sostituisce le funzioni del suolo. In ogni caso le piante potevano essere comunque aggiunte, senza manomettere il suolo, se il progetto fosse stato diverso.
    19 marzo 2021 • 12:56Rispondi
  7. Paolo PileriADDENDUM_2. E vengo al progetto. Ammesso che piazza Piola avesse avuto necessità di una manutenzione straordinaria, questa poteva sicuramente essere fatta, ma scegliendo un progetto meno invasivo (anzi zero-invasivo) e più rispettoso della matrice pedologica e dei relativi servizi ecosistemici. In altri termini: volevate rifare Piazza Piola? Va bene, ma oggi, 2021, ridisegnare spazi verdi urbani (in una città come Milano dalle scarse prestazioni ecologiche) implica a mio modo di vedere decidere che alcune questioni ecologiche sono delle invarianti progettuali (ovvero non negoziabili), mentre qui si è deciso, assai probabilmente, che il compromesso (o mediazione come la politica tende a dire imbellettando il concetto) tra supposte funzioni antropiche (la cui durabilità non è spiegata) e accertate funzioni ecologiche dovesse venire prima e quindi essere protagonista finendo per, irrimediabilmente, erodere qualcosa alla dimensione naturale e a tutti i cittadini (sia chiaro anche questo). Per me questo non è accettabile. Men che meno all’interno di un’area verde dove, ripeto, si poteva fare un progetto non invasivo. Le supposte compensazioni ambientali non leniscono nulla di quel che è stato tolto.
    19 marzo 2021 • 12:57Rispondi
  8. Paolo PileriADDENDUM_3. Se il progetto di ridisegno della Piazza è quello che è, questo ci dimostra né più né meno la preoccupazione della FAO nel momento in cui dice che più dell’urbanizzazione è la non conoscenza delle questioni a ferire mortalmente l’ecologia e, aggiungo, il buon governo e la buona abitabilità. Molti progetti di trasformazione urbana vengono proposti e presentati ai cittadini da soggetti che ignorano completamente cosa sia il suolo, se e quanta sia la biodiversità di un prato, cosa sia la varietà floristica di un prato (capita spesso di vedere progetti di verde che fanno ampio uso di tappeti erbosi monospecifici il cui contenuto di biodiversità è drammaticamente basso/quasi nullo….ma tanto chi li propone non lo sa e chi li vede nemmeno, ed entrambi rischiano di accontentarsi solo del fatto che sono ‘verdi’). Tutto questo per dire che avere una visione ecologica della città è cosa ben diversa dall’avere una visione verde ella città. Una visione ecologica implica avere a mente delle colonne d’Ercole insuperabili ovvero dei concetti che non sono suscettibili di compromesso e neppure delegabili a succedanei tecnologici (due concetti ampiamente proposti entro la bellissima enciclica Laudato Sì che il governo di Milano plaude, ma che forse potrebbe essere il caso di meglio applicare e conoscere, se posso permettermi di suggerire). È proprio entro questi confini ecologici che va sviluppato un nuovo modo di progettare la città. Qui va sviluppata l’innovazione. Questa è la vera sfida della transizione ecologica: curvare l’urbanistica sull’ecologia e non viceversa come si fa da sempre (e come si è fatto in piazza Piola).
    19 marzo 2021 • 12:57Rispondi
  9. Paolo PileriADDENDUM_4. Tutto quanto sopra detto porta di nuovo a subire una visione dell’ecologia come qualcosa, tutto sommato e ancora, che somiglia più a un orpello inutile e dissociato dal benessere e dal progresso (e dico progresso e non sviluppo, non a caso. Vd. Pasolini) e non come il criterio guida non negoziabile (men che meno oggi nel vivo della transizione ecologica e dell’urgenza del cambiamento climatico). Come scrivevo nell’articolo, sono convinto che ogni progetto pubblico si porti con sé una carica pedagogica che fa sì che i cittadini capiscano cose che prima gli sfuggivano (come potrebbe essere il valore del suolo), che capiscano l’atteggiamento di un modo di fare politica dinnanzi alle sfide climatiche ed ecologiche, che capiscano che non si deve avere paura dei limiti allo sviluppo e che entro questi limiti si possono costruire modelli di progresso che hanno senso e producono felicità e occupazione, e così via. Purtroppo, dalla trasformazione di Piazza Piola i cittadini apprenderanno che suolo e piante sono dei sostituti perfetti, che l’ecologia deve comunque obbedire alle richieste di antropizzazione, che le trasformazioni possono essere invasive e sono loro a dettare le regole, che si può cementificare qui se si piantano degli alberi magari altrove in segno di compensazione, e via dicendo. In questo senso Piazza Piola insegnerà che il compromesso può tutto, persino versare cemento là dove c’era un prato, può persino insegnare il contrario di quello che oggi, soprattutto, abbiamo bisogno di apprendere e fare apprendere. In tal senso mi permetto di dire che quel progetto urbanistico, poca cosa per alcuni, indicatore di come vanno le cose per me, è l’immagine di un fallimento culturale, una banalizzazione green di una questione ecologica che chi decide e chi progetta non hanno chiara nel proprio DNA culturale. Tutto ciò ci dice che abbiamo urgenza di fare approfondita formazione ecologica alla politica, ai tecnici, ai progettisti in prima analisi. Non basta avere in tasca l’iscrizione a qualche club o essere simpatizzanti per il green o avere tanti alberi su un grande e alto balcone per avere una consapevolezza autenticamente ecologica che orienti le scelte di governo del territorio e soprattutto che cambi il flusso del 'così fan tutti' o del 'meglio di così non si può'. La questione ecologica è questione più seria del cosiddetto 'verde' o 'green': non possiamo accontentarci di approssimazioni con cui perdiamo occasioni e terreno per capire. La sfida delle città sta nell'approccio (e nella cultura) ecologico piuttosto che in quello green.
    19 marzo 2021 • 12:58Rispondi
  10. Paolo PileriADDENDUM_5. Infine, mi stupisce che una questione di governo del territorio aperta sul sito di Arcipelago venga poi discussa altrove, vuoi sui social, vuoi via messaggini tra vari cellulari, e non all’interno della sede dove è nata. Questa è una ulteriore sfaccettatura alla quale non so dare risposte se non di preoccupazione, perché l’indifferenza non è mai una buona compagnia. Non capisco perché gli interlocutori pubblici e privati coinvolti in questo progetto, o che legittimamente vogliono dire la loro, non si propongano qui, dove la questione è stata sollevata, e non rivolgano domande esplicite alle quali poi rispondere a beneficio di tutti e della trasparenza. Preciso poi che le domande che ho aperto nel pezzo sono non solo di natura ecologica (costi, concessioni, manutenzioni future…). E anche su questo ‘non solo’ darebbe bello ricevere risposte.
    19 marzo 2021 • 12:58Rispondi
  11. Arianna AzzellinoGrazie Paolo per questo contributo. Purtroppo un intervento del genere nella cornice in cui poco più di un anno fa abbiamo assistito alla distruzione del Parco Bassini del Politecnico mostra chiaramente quanta poca attenzione ci sia sul tema delle aree verdi urbane, piccole o grandi che siano, e ci dice una volta di più come le "transizioni ecologiche" oggi tanto di moda siano ancora molto più narrazione che fatti concreti.
    1 aprile 2021 • 11:56Rispondi
  12. Paco MeliàAnch'io sono stato colto alla sprovvista quando ho finalmente scoperto il risultato del cantiere, venduto come intervento di riqualificazione del verde e che si rivela invece come l'ennesima colata di cemento. E mi chiedo perché, per piantare ventuno ciliegi e installare delle sculture, non sia stato possibile pensare un intervento soffice. Grazie Paolo, anche da parte mia, per questo articolo. Tra i tanti punti importanti che sollevi, condivido particolarmente la frase con cui concludi l'addendum 4, "La sfida delle città [e non solo, mi permetto di aggiungere] sta nell'approccio (e nella cultura) ecologico piuttosto che in quello green".
    2 aprile 2021 • 22:35Rispondi
  13. Irene PizzoccheroRingrazio Paolo Pileri per farci sempre riflettere sul consumo di suolo e per aver portato alla ribalta lo scempio che si sta consumando in piazza Piola. Noi residenti siamo increduli vedendo che è stato permesso a una fondazione privata di impossessarsi del giardino e distruggerlo a suo piacimento. Sono entrati prepotentemente con betoniere, escavatori e veicoli vari in un prato pubblico e lo stanno riempiendo di cemento, hanno costruito una strada (quanti motorini vi transiteranno un domani?) e posato tre cilindroni di pietra che chiamano monumento. Certo, stanno anche piantando dei ciliegi per dargli una parvenza di giardino giapponese, ma entrando nel prato con i camion e movimentando una quantità enorme di terra. Eppure esempi di monumenti rispettosi dell'ambiente ce ne sono, senza peraltro scomodare la cultura giapponese, fatti di materiali ecologici, sostenibili, portati a braccia dentro i prati, rispettosi del suolo su cui magari non poggiano neanche. E anche i ciliegi si sarebbero potuti piantare parcheggiando i camion sulla strada e movimentando giusto la buca in cui metterli a dimora. Pare purtroppo che le amministrazioni e queste fondazioni culturali non abbiano ancora assimilato il concetto di ecologia, che è l'unica forma del vivere che potrà portarci al futuro.
    5 aprile 2021 • 09:45Rispondi
  14. Cesare CasamassimaPaolo Pileri, lei è l'ideatore di VenTo. Per fare diventare verde Milano la vorrei sindaco o assessore in un ruolo chiave e finalmente il partito del cemento sarebbe all'opposizione.
    9 aprile 2021 • 06:13Rispondi
  15. Ennio GalanteRingrazio Pileri e tutti gli altri che sono intervenuti per chiarire e valutare un intervento tipico degli attuali gestori di Milano. Tenendo conto delle logiche culturali e affaristiche (i dané innanzitutto!) che presiedono a questo come ad altri interventi (ad es. sempre in Zona 3, il permesso di costruire il grattacielino di Piazza Occhialini distruggendo la casa del pioniere Bertieri; il taglio degli alberi in via Bassini; l'operazione trasferimento Dipartimenti dell'Università a Rho-expo), penso che i Cittadin-elettori abbiano lo strumento per cambiare la situazione: alle prossime elezioni amministrative potranno cambiare i personaggi a Palazzo Marino, mediante valutazione ed appoggio a candidature non di destra già annunciate.
    10 aprile 2021 • 19:22Rispondi
  16. Edvige CambiaghiIn piazza Piola si assiste all'ultima presa in giro dei cittadini che, consapevolmente, vorrebbero tutelare il poco verde esistente ancora in città. Si vuol far passare come "riqualificazione" l'ennesima distruzione di un'oasi verde da sempre apprezzata, soprattutto d'estate. Sembra che si continui a non capire che la transizione ecologica non può partire domani o dopodomani, ma è ora e subito. Mi meraviglio che una Fondazione culturale, come vuole essere quella intestata a L. Pommodoro, si sia permessa di utilizzare un bene pubblico a verde profondo, coprendolo di cemento, senza inventare altri modi più compatibili e sensibili, per ricordare la sua fondatrice. Una grave mancanza di cultura e una dimostrazione di arroganza.
    12 aprile 2021 • 10:44Rispondi
  17. Paolo PileriRinnovo il mio ringraziamento a quanti stanno condividendo il dolore amaro della inutile ed esagerata cementificazione di una parte di Piazza Piola, giardino pubblico milanese. Piccolo quanto volete, ma questa non è e non potrà essere mai una ragione per poter innocentemente consumare suolo e impermeabilizzare un'area verde. Una piccola spina in un dito o un granello di sabbia nell'occhio richiedono diritto alle cure al pari di cose ben più gravi. Invito a chi è incerto a contribuire con un pensiero, una parola, un'osservazione e, se volete, una richiesta di chiarimento che, come vedete, in queste pagine non arriva da nessuno (Comune, Associazioni, Spazio No'hma, Partiti e Movimenti politici...) nonostante ci si proclami sempre a favor di partecipazione e dialogo. In ogni caso, come diceva quel tale davanti alla Casa Bianca protestando da solo contro l'aggressione USA al Vietnam, non cambieremo il mondo con queste righe, ma avremo evitato, almeno un pochino, che sia il mondo a cambiare ognuno di noi.
    13 aprile 2021 • 09:56Rispondi
  18. Francesca GrazziniSono d'accordo, gentile Pileri, le istituzioni hanno come strategia di non rispondere alle osservazioni puntuali come le sue, e quando rispondono lo fanno in un burocratese appositamente incomprensibile. Quando rispondono in burocratese ne vanno fieri e la chiamano partecipazione.
    13 aprile 2021 • 09:56Rispondi
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