18 marzo 2021

LA STORIA DEL PARCO BASSINI

Il valore degli ecosistemi: tempi di "transizione ecologica"


Le aree verdi urbane continuano a venir sacrificate in ragione di progetti di edilizia e di rigenerazioni urbane che ne rigenerano soprattutto il cemento, a discapito del sempre più esiguo suolo verde permeabile.

azzellino

I protagonisti di questi interventi sono diversi e variegati, ma spicca nuovamente agli onori delle cronache il nome del Politecnico di Milano che, con modalità del tutto analoga a quella adottata poco più di un anno fa per il Parco Bassini in Città Studi (attraverso un accordo Stato-Regione che consente di “semplificare” l’iter autorizzativo e di evitare la partecipazione pubblica), si accinge a sacrificare un altro parco esistente, quello della Goccia in Bovisa, per poter costruire un nuovo edificio universitario.

Eppure qualcosa era successo dopo tutto il clamore delle manifestazioni di dissenso levatesi in seguito alla distruzione del Parco Bassini.

Su stimolo dell’assessore Maran, il Municipio 3, che in occasione della Commissione Ambiente del dicembre 2019 sul caso del Parco Bassini aveva espresso la propria volontà di partecipare alla valutazione di compensazioni aggiuntive per la perdita del parco, si era dotato di un tavolo tecnico dedicato a questo scopo per indicare le compensazioni integrative.

Il tavolo tecnico – al quale partecipavano, oltre alle figure chiave del municipio e del Comune, i rappresentanti del Politecnico di Milano, del Comitato Bassini e delle associazioni ambientaliste che si erano schierate in difesa del parco – ha recentemente concluso i lavori e presentato i risultati di uno studio condotto dal professor Stefano Bocchi, docente di agronomia e coltivazioni erbacee alla Università Statale di Milano, delegato del Rettore per la sostenibilità e membro del comitato scientifico di ForestaMi.

Lo studio in questione, prodotto su incarico del Politecnico di Milano e realizzato col sostegno di alcuni colleghi della Statale, ha fornito una valutazione dell’area Bassini, prima e dopo l’intervento, utilizzando l’approccio della quantificazione dei servizi ecosistemici.

Questo è il metodo che viene utilizzato da ISPRA per la valutazione delle aree verdi, naturali o pseudo-naturali, e nella reportistica annuale sul consumo di suolo nazionale e, come sa chi ha familiarità con la letteratura scientifica del settore, è ormai di largo e diffuso utilizzo nelle valutazioni ambientali.

Il metodo utilizzato si contrappone al metodo, basato sul criterio puramente ornamentale, utilizzato dal Comune e dal professionista che aveva redatto lo studio allegato al progetto del nuovo edificio di Chimica del Politecnico di Milano. A compensazione del parco distrutto, infatti, il progetto del Politecnico prevedeva la creazione di un parco su un’area che è tutt’ora vincolata da un processo di bonifica dei residui di un reattore nucleare sperimentale solo parzialmente smantellato.

Come sempre sostenuto dal Comitato, lo studio del professor Bocchi sul Bassini evidenzia molto chiaramente come le compensazioni previste da progetto del Politecnico fossero largamente insufficienti e incapaci di restituire il bene ambientale perso, costituito da alberi e suolo permeabile, che neppure a distanza di 30 anni dalla realizzazione del progetto e delle compensazioni associate potrebbe tornare alla situazione precedente l’abbattimento.

Il Municipio 3 ora ha un riferimento per quantificare l’entità effettiva delle compensazioni che sarebbe stato necessario prevedere se si fosse valutato adeguatamente il valore dell’area Bassini, anche se si trova a poterne disporre solo a distruzione del parco già avvenuta (condizione del tutto impropria, come gli studi di impatto ambientale insegnano, perché le compensazioni devono essere contestuali al progetto, non posteriori).

L’Assessore Maran in occasione della presentazione dei risultati dello studio ha anche ventilato la possibilità che il metodo di valutazione impiegato per il Bassini, mai utilizzato prima per valutare progetti di edilizia pubblica a Milano, possa diventare uno strumento di comune utilizzo.

Intanto però, nonostante il sindaco Sala abbia recentemente annunciato la sua transizione ecologica, a Milano si continuano a tagliare alberi e a consumare il suolo delle sempre più esigue aree non ancora edificate, continuando a ignorare il valore ecosistemico e sociale di queste aree per la città e per i suoi abitanti senza cogliere adeguatamente il segnale della nuova consapevolezza che è ormai presente nella sua cittadinanza.

Cittadinanza che, al contrario dei suoi amministratori, diventa sempre più attiva nella difesa del verde cittadino e consapevole sui temi di protezione ambientale, come la costituzione di una rete di comitati cittadini dimostra, e come è testimoniato dall’ancor più recente costituzione di una Lista Civica Ambientalista, nata proprio dall’attivismo dei comitati uniti e dalle richieste inascoltate sulle tante aree verdi di Milano che sono state o stanno per essere sacrificate per far posto a nuovi e sempre più invadenti interventi di edificazione previsti in un territorio dove la percentuale areale di suolo urbanizzato raggiunge l’esorbitante cifra del 58%.

Arianna Azzellino



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