23 luglio 2019

UNO, DUE, TRE STADI. PERCHÈ NO

I luoghi del calcio tra amarcord e possibile futuro


Dopo tanto parlare di vincoli, alleggeriamo un po’. La stagione è quella estiva, tutta chiacchere ed ombrelloni. Anche se qui ad Arcipelago, nonostante il nome esotico ed evocativo, vediamo selciati e lastricati, più che spiagge e distese di acqua cristallina. Rimaniamo sempre nello stesso quadrante della città. Tra il QT8 e la Piazza d’Armi c’è un enorme manufatto di cemento e ferro. Lo stadio Giuseppe Meazza. Più comunemente e affettuosamente chiamato San Siro, dal nome del quartiere che lo ospita. Un bel bestione, atterrato quasi un secolo fa in una landa periferica del capoluogo lombardo. A dire il vero non era neanche un gran bestione a quei tempi. C’è un tema di cronaca recente, quello della sua demolizione, che invoglia però a fare ragionamenti più ampi.

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Ma prima un po’ di storia.

La prima squadra di calcio di Milano non si chiama né Milan, né Inter. È la Società di Educazione Fisica Mediolanum. E gioca nella Piazza D’Armi, ovvero nella spianata alle spalle del Castello Sforzesco. Siamo nel 1898. Poco più tardi nascerà il Milan, ma per circa 25 anni sarà una squadra senza una fissa dimora. Negli anni ’20 del Novecento Piero Pirelli, l’allora presidente, decide di dotare il Milan di uno stadio e in 13 mesi, dal 1925 al 1926 costruisce lo stadio di San Siro. Progetto di Stacchini, quello della Stazione Centrale, quattro tribune lineari. 35.000 posti.

Lo stadio viene inaugurato il 19 settembre 1926. Nel 1935, durante il Fascismo, lo stadio passa al Comune di Milano che realizza il primo ampliamento, costruendo quattro curve di raccordo tra le tribune, portando la capienza a 55.000 spettatori. Durante la Seconda Guerra Mondiale San Siro rimane vuoto. Troppo lontano per essere raggiunto a piedi o dai tram a causa dei razionamenti dell’elettricità.

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Arriviamo al 1955, anno in cui viene costruito il secondo anello. Si tratta di un intervento interessante dal punto di vista ingegneristico. Il secondo anello viene realizzato in modo da sovrastare in parte il primo, ma senza pesarvi contro. È, infatti, sostenuto da una struttura autonoma, nascosta dalle rampe inclinate che si avvolgono attorno allo stadio. La capienza quasi raddoppia. Si raggiungono le 100.000 unità, ma presto vengono ridotte a 80.000 per questioni di ordine pubblico. Lo stadio assume quella caratteristica forma a catino che lo ha reso riconoscibile e iconico in tutto il mondo, dove è anche noto come la “Scala del Calcio”.

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L’ultima tappa del nostro breve viaggio è ambientata nelle “Notti Magiche” del 1990. Ci sono i Mondiali di Calcio in Italia. E tra velleitari pensieri di gloria sportiva ed ecumenici magna magna (progenitori del bunga bunga?) politici e imprenditoriali, si decide di dare un po’ di belletto ai nostri vetusti stadi. A questa logica non sfugge San Siro, che verrà dotato di un terzo anello (quasi) e di una copertura trasparente per le tribune. Anche questa volta l’opera di ampliamento è di mirabile tecnica ingegneristica.

Il terzo anello è tenuto su dalle undici torri cilindriche, che come enormi ammortizzatori circondano il volume dello stadio. Quattro di queste undici sono più alte per sostenere le travi reticolari della copertura in policarbonato. Va detta una piccola curiosità. Il terzo anello non è completo. Manca tutto il lato est. Questo a causa della ridottissima distanza tra lo stadio e lo spazio dell’ex Ippodromo di San Siro (Trotto), separati dalla via Piccolomini di solo 7 metri di larghezza. Nessuno spazio per fare le altre torri.

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Qualche ulteriore cenno. Il prato, gioia e dolore di tutti quelli che vi hanno giocato. Da un po’ di anni il manto erboso non è più naturale, ma misto. Al prato vero vengono aggiunte meccanicamente fibre artificiali, che hanno la funzione di renderlo più folto e non soggetto alla normale usura. Degno di nota è l’impianto di riscaldamento del campo, uno dei più green al mondo, perché sfrutta il calore dissipato dai generatori elettrici dello stadio.

San Siro non è solo la “Scala del Calcio”. Ha ospitato numerosi eventi musicali. Dal primo mitico concerto di Bob Marley nel 1980 a quello altrettanto epico di Bruce Springsteen (che è l’artista che ci ha suonato più volte di tutti) nel 1985, fino alle decine di show che ogni anno nel periodo estivo si susseguono “allietando” tutto il quartiere.

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Passiamo dalla storia alla cronaca. Si legge spesso in questi giorni, ma il dibattito dura ormai da anni, che le due società milanesi che hanno lo stadio in gestione, vogliono abbatterlo per costruirlo nuovo di fianco, nell’area del vecchio Palazzetto dello Sport (quello tristemente crollato sotto la grande nevicata). E nell’area del vecchio stadio dovrebbe sorgere un complesso immobiliare di una certa consistenza. Necessario a far tornare i conti della costruzione del nuovo stadio. Già leggo nei commenti le invettive contro la speculazione edilizia … .

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Però il Sindaco Sala è contrario ai desiderata di Milan e Inter, anche perché ha già promesso che a San Siro si svolgerà la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici del 2026, a 100 anni esatti dalla sua costruzione. Detto tra noi, mi chiedo e vi chiedo come possano le due società decidere e disporre di un bene che non possiedono, ma che è di proprietà del Comune? Mi pare alquanto bizzarro.

E però vero che uno stadio così vetusto mal si presta alle esigenze del calcio contemporaneo. In tutta Europa si rifanno gli stadi, cucendoli sartorialmente sulle compagini sportive che vi giocano. E quindi? E quindi è difficile prendere una posizione ponderata. Ma ci voglio provare. Tenetevi forte. Hanno ragione tutti!

Milan e Inter hanno diritto di costruirsi uno stadio (ma anche due, perché no?) a loro immagine. L’esempio di quello che ha fatto la Juventus a Torino in questi anni è sotto gli occhi di tutti. Il Comune ha il diritto /dovere di tenersi una sua proprietà e di gestirla come meglio crede. E gli abitanti del quartiere hanno diritto a un po’ di tranquillità soprattutto di domenica. Va bene. Però non siamo a Paperopoli o in qualche altra città dei fumetti. Come mettiamo insieme tre istanze diverse e contraddittorie?

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Milan e Inter si facciano lo stadio in una zona più periferica e meno densamente abitata. Meglio se dotata d’infrastrutture per la mobilità pubblica. Magari sul prolungamento di una metropolitana. L’area si trova (e di alcune si è già parlato).

Il Comune si riprenda San Siro e, Olimpiadi a parte, trovi il modo di farlo rendere, tra concerti, eventi ed anche indicendo un grande concorso di idee per il riuso dello stadio. In modo da scongiurarne la demolizione per l’inutilizzo.

Così facciamo contenti anche gli abitanti che, forse un po’ troppo afflitti da NIMBY, tornerebbero a essere padroni delle loro domeniche. Però in cambio voglio che la smettano di “rompere” sul tema concerti. Pochi eventi l’anno sono così molesti per le loro delicate orecchie? Già nel corso degli anni i decibel sono stati ridotti drasticamente per ordinanza (a svantaggio di chi il concerto lo va a vedere e lo vuole anche sentire). Direi che è sufficiente.

San Siro è un monumento (magari anche degno di vincolo… ma cosa sto dicendo?). È un simbolo di Milano, quasi a livello del Duomo e del Castello Sforzesco. Di Milano ne è anche la rappresentazione ideale, un concentrato di milanesità, per la sua storia di sviluppo edilizio stratificato, che lo rende un unicum nel panorama mondiale. È un pezzo di memoria cittadina, non solo calcistica. Se si vanno a vedere le foto storiche dello stadio, col parcheggio pieno di macchine e biciclette, con la gente che vende frutta e fiaschi di vino, si riesce a leggere chi eravamo e cosa saremmo diventati.

Meglio non cancellare certe memorie a colpi di ruspa. Sarebbe veramente un peccato.

Pietro Cafiero



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  1. Fabio ElsaLo stadio Meazza senza le partite di Milan ed Inter rimarrebbe vuoto per la maggior parte dell’anno, con costi di gestione e manutenzione tutti a carico del comune. I concerti che lo riempiono si possono organizzare solo d’estate e non sono più di 10 all’anno. Molto difficile organizzare eventi che portino decine di migliaia di persone (paganti) durante tutto l’anno. Ancora più difficile se questo compito dovrà essere svolto dal Comune. Risultato probabile: abbandono, degrado, occupazioni abusive
    27 luglio 2019 • 09:43Rispondi
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