18 giugno 2019

CENTRO-DESTRA, CENTRO-SINISTRA: È SOLO UNA QUESTIONE DI … TRATTINI?

Nomi composti di una realtà scomposta


Al principio era il trattino (*), modesto segno di interpunzione cui guardavano con supponenza altri ben più stimati (che forza quel punto esclamativo e che dubbi ci crea quello interrogativo). Nessuno avrebbe scommesso qualcosa sulla sua carriera, eppure avrebbe assunto nella nostra recente storia politica un ruolo simbolico di così grande rilievo da rappresentare, solo con la sua assenza o presenza, interi scenari e visioni e strategie politiche: lo desiderava tanto Massimo D’Alema, quanto non lo sopportava per nulla Walter Veltroni.

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In effetti cominciò la sua sfolgorante carriera all’avvio dell’esperienza del primo centro-sinistra, tra DC, PSI e altri minori. Da bravo, segnalava a tutti che si trattava, sì di un’iniziativa politica comune ma, attenzione, mantenendo ciascuno dei suoi componenti identità e autonomia. Così per quarant’anni fino ai tempi dell’Ulivo prima, e dell’Unione dopo, che pur contrassegnati da un nome comune tuttavia rimandavano al sottostante e complesso insieme, in certi casi groviglio, di entità distinte, desiderose certo di dar vita a un’iniziativa comune, ma ancor più di non disperdere nell’avventura comune il senso della loro stessa esistenza.

Sembrò però ad alcuni, divenuti maggioritari, che questo modo di essere plurale non fosse il migliore e desiderabile: molto meglio, davvero, progettare un contenitore comune, un partito che sapesse raccogliere in sé tutte quelle componenti, quasi un’Arca di Noè protesa verso una nuova avventura, una rifondazione addirittura dell’insieme delle forze che, provenendo da differenti prospettive ideali e storie, trovavano non solo un minimo comune denominatore in certe istanze del retaggio, ma su di esso potevano costruire una nuova identità politico culturale. Si convinsero così gli eredi in crisi della tradizione comunista (da tempo socialdemocratici però), della tradizione democristiana e di altre etnie politiche che, per comoda sintesi, possiamo chiamare, laico socialiste.

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La nuova entità prese il nome di Partito Democratico. Il suo avvento mandò in pensione il nostro povero trattino: era nato il centrosinistra senza trattino, forma strutturata e partito unitario che non serviva più tenere unite cose vicine ma distinte. O meglio credette di andare in pensione, ma poco dopo altre vicende lo incoraggiarono a una sua residua attualità. In breve, come tutti sanno, il Partito Democratico, è vero, toccò come partito altissime percentuali nelle elezioni condotte da Walter Veltroni, ma il successo delle sue liste fu accompagnato dal deserto dei consensi ai possibili alleati, al punto che Berlusconi con il Partito delle Libertà stravinse e si portò via il banco. Veltroni si dimise poco dopo.

I fatti successivi hanno alternato argomenti a favore o meno del trattino, che per il Partito Democratico guidato da Renzi non doveva più essere riportato in vita, mentre per altri una strategia di alleanze doveva essere riconsiderata a fondo e con essa l’importanza del trattino. Il disastro elettorale del 2018 ha decretato, complici anche le diverse regole elettorali, la prevalenza di questi ultimi, guidati dal neo segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti.

Nella sua visione, ricostruzione del PD e ricomposizione del più ampio campo democratico non solo non sono in opposizione ma si presuppongono. Dunque strategia delle alleanze a segnare il ritorno del centro sinistra come luogo dove convivono, nelle pur mutate condizioni (primarie di coalizione…), soggetti politici differenti non solo perché rimandano a diversi costrutti ideali ma soprattutto perché rappresentano, o vorrebbero rappresentare, diversi soggetti sociali. Milano docet.

Il nostro trattino, baldanzoso, si ripresenta quindi a segnare con tutta la sua valenza simbolica questa ripresa di senso, ma scopre poi che le cose non sono così facili, come se le immaginava.

E’ passata tanta acqua sotto i ponti, e gli scenari politici, i soggetti che li animano, la stessa società, non sono più quelli del primo centro-sinistra: se dal PD si guarda verso il centro, non si scorge nulla. Dopo l’esperimento di Mario Monti, nessuna forza ha saputo o voluto proporsi come rappresentante di un ceto medio moderato, di ispirazione liberaldemocratica. Resta, è vero, +Europa, ma quanto debole e quanto a sua volta zeppa di segmentazioni in conflitto tra loto. Del resto, il PD ha tolto spazio a quanti desideravano collocarsi in questo spazio, li ha inglobati, come ben testimoniato dai successi nelle città medio grandi, forti di un ceto medio acculturato e di discreto reddito. Se si guarda a sinistra, la frammentazione di forze che, non senza ragione, vorrebbero strategie più radicali di contrasto alle politiche generatrici di povertà e di paura, sembra un grave ostacolo, che ancor prima di frapporsi a un’unità di intenti con il PD, impedisce la loro stessa maggior vicinanza: prevalgono logiche di visibilità e quando va bene, ideologiche.

Cosa vi è altro? Che fare dunque, si chiede il povero trattino?

Poco o nulla, se guardiamo in termini politicistici al tema delle alleanze, usando l’esistente come mattoni di un nuoco campo democratico. Molto di più se andiamo oltre, se il PD con la sua iniziativa riesce a ritrovare parole per gli operai che oggi votano al 50% Lega, per i giovani che votano 5 stelle, per il Sud deluso dal Reddito di Cittadinanza, per il Nord che vede l’economia affondare senza alcuna resipiscenza tra gli avventurieri al governo.

Ucciero-02E soprattutto c’è il grande mondo del civismo e del protagonismo delle donne, soggettività cui sarebbe sbagliato dire semplicemente votate PD, e molto più utile favorire la nascita di proprie forme di rappresentanza politica. Forse manca un Podemos di sinistra, capace di attrarre voti altrimenti non disponibili, mobilitandoli verso una prospettiva di alleanza. Certo manca un movimento verde, che è una pecca italiana e del mondo latino. Una rottura dei 5 stelle, guidata da un Roberto Fico, potrebbe formare una variante interessante.

Il campo democratico va rifondato e il PD, come dice e scrive Zingaretti, deve trovare la fantasia, la generosità, la pazienza e la forza, per stimolare l’innovativa stagione di nuove rappresentanze alle quali ricostruire una formazione sociopolitica, larga, rispettosa dei movimenti e delle sensibilità.

Non sarà il vecchio centro-sinistra, ma qualcosa che potrà somigliare.

Coraggio trattino.

Giuseppe Ucciero

(*) :“breve lineetta che, in tipografia e nella scrittura … può essere adoperato: per tenere distinti i due o più elementi che costituiscono una parola composta.



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