6 giugno 2019
FRANCO VANNI E LA REGOLA DEL LUPO
Un giallo da fiato corto
Franco Vanni torna in libreria con un nuovo giallo, “La regola del lupo” (Baldini+Castoldi Editore). Milanese, giornalista di Repubblica, docente al Master di Giornalismo dell’Università Cattolica, questa volta si è cimentato in un caso davvero difficile, mettendo in campo la sua esperienza di cronista di nera e di giudiziaria. Già il titolo la dice lunga sul mistero da scoprire. Quale sarà la regola del lupo?
Due spari e quella che doveva essere una tranquilla gita in barca tra vecchi amici si trasforma in una tragedia. Filippo Corti, detto “il filippino” viene ritrovato morto sul tender della sua imbarcazione il giorno del suo quarantesimo compleanno. Chi ha sparato? E con quale movente? I sospetti cadono tutti sui tre amici della vittima, gli unici presenti a bordo: l’ingegnere Andrea Castiglioni, l’avvocato Marco Michelini e la ricca ereditiera Priscilla Odescalchi. L’autore utilizza gli stratagemmi tipici degli enigmi anglosassoni della “stanza chiusa”, fornendo al lettore un intreccio solido formato da una serie di incastri perfetti.
A indagare Steno Molteni, personaggio che i lettori hanno già apprezzato nel precedente romanzo di Vanni Il caso Kellan, pubblicato sempre da Baldini+Castoldi un anno fa. Steno è un giovane cronista di nera col fiuto dell’investigatore, bellagino trapiantato a Milano che vive in albergo e guida una Maserati Ghibli. Si era ripromesso di non frequentare giornaliste, poliziotte e avvocatesse. Peccato che negli ultimi tempi si è trovato a dividere la sua camera con Marta, la bionda penalista che abita “sulle colline che sovrastano Varese”. Sul palcoscenico di questo giallo, insieme a Steno, c’è Sabine, splendida trentatreenne milanese di origini eritree e fotografa di redazione, Raffaele Cinà, detto Scimmia, agente scelto in polizia alla squadra mobile, e il giovane siciliano capo della pattuglia di ricerca, Salvatore Cinà, detto Lupo.
Un libro da fiato corto, dove “non c’è lupo abbastanza forte da sopravvivere ad un branco di cani”. La peculiarità della storia è quella di avere come protagonista una vittima di gran lunga più cattiva dei propri carnefici. Sullo sfondo invece i palazzi massonici, i licei privati e l’aristocrazia milanese che abilmente si mischiano con la zona oscura della nostra anima.
Cristina Bellon