3 giugno 2019

IL RISULTATO ELETTORALE INESISTENTE DEI VERDI

Tante ragioni e molti perché


Le elezioni per il Parlamento Europeo hanno costituito l’occasione per verificare lo stato di salute delle forze che si propongono di rappresentare l’offerta elettorale del campo democratico. Formalmente libero dalle costrizioni del modello di coalizione, il proporzionale con sbarramento costituisce il sistema elettorale migliore per forze rappresentative di temi che travalicano trasversalmente l’antinomia classica destra/sinistra. Il quadro vedeva il PD alle prese con una difficile ricomposizione identitaria nel solco della sinistra storica.

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Quindi, dato il carattere residuale dei Verdi dopo una recente stagione dal carattere negativamente personalizzato, la proposta della tradizione radicale, confermata dalla partecipazione della rete post-grillina di amministratori civici di Federico Pizzarotti, sembrava avere le prerogative ideali per un voto europeista. Un voto rifugio/affermazione libero, legato alla rivendicazione dei diritti individuali, in una stagione di regressione da branco identitario, dal convegno sulla famiglia di Verona allo scontro tra poveri alimentato da Casa Pound nelle strade di Casalpalocco, alla proposta di liquidazione, insieme alla casta di Radio Radicale. Così non è stato ed è utile a tutti coloro che sono interessati alla ricostituzione del campo democratico capire il perché.

La questione va oltre le beghe congressuali radicali con la relativizzazione minoritaria di Marco Cappato, supera il liberismo scolastico di Benedetto Dalla Vedova, buono per il polo di Berlusconi come Monti e per i governi Renzi e Gentiloni. Insieme alla tragedia collettiva di un gruppo dirigente costretto all’adultità dopo la perdita del padre-padrone, l’esito negativo di +Europa-Italia in comune costituisce un riflesso dei mutamenti antropologici e culturali che interessano l’istituto della democrazia nell’occidente del mondo.

Pensiamo alle derive personalistico – plebiscitarie per le quali il centro sinistra italiano si è impegnato alacremente. Si pensi al paradosso sfacciato della legge 56/2014 la “Del Rio” che nei fatti ha tolto la polizia provinciale, ha avviato alla consunzione le Province, attuato solo nominalmente le città metropolitane e al comma 5 dell’articolo 1 legittimava questi intenti sulla Costituzione che sarebbe stata riformata. Pensiamo allo zapping elettorale che vede lo spostamento di milioni di elettori da Berlusconi a Renzi, da Grillo a Salvini, e intanto aumentano i non votanti. L’insuccesso di +Europa indica anche alcuni assunti fondamentali costitutivi per un campo democratico fondato sui valori costituzionali italiani ed europei e su un’ecologia della differenza.

Il primo: senza una chiara proposta politica, una visione, non e data alcuna rendita di posizione, di metafora e/o di riconoscenza. Probabilmente Emma Bonino è una tra le personalità politiche più popolari e riconosciute, ma ciò non porta alcun automatismo elettorale. Secondo: se si conduce da tempo un’esistenza da comprimario al richiamo per necessità, per fare fronte, la scelta di molti, di quanti basterebbero per superare il quorum, ricade sulla casa madre, quella che regala qualche seggio parlamentare con la legge elettorale per “nominati”. Terzo: se non si cerca di capire il contesto sociale e non si mette il naso oltre la bouvette e non si dispone della mobilitazione di un significativo blocco sociale di nominati a ogni livello, amministrativo, consortile, di partecipata locale o globale.

Si finisce per pensare che il mondo politico elettorale corrisponda al perimetro delle dichiarazioni alle agenzie o dei passaggi a Porta a Porta o a Otto e 1/2. Insomma, solo una generosa e inquieta curiosità ha consentito alla minoranza radicale di turbare l’ipocrisia politica della Prima Repubblica, definendo alcuni diritti laici come aborto e divorzio, votati anche dai cattolici, insieme all’idea di Cittadinanza Attiva che interagisce con il Parlamento e confligge i governi, innovando altresì il vocabolario e la consapevolezza della politica con la puntuale indicazione/denuncia della “partitocrazia” e della sua occupazione della cosa pubblica.

Un momento della presentazione del simbolo di "Europa verde", la lista con cui Verdi italiani e Possibile (il partito fondato da Giuseppe Civati nel 2015) correranno insieme alle elezioni europee del 26 maggio, in collaborazione con i Verdi europei, Roma, 5 aprile 2019. ANSA/MICHELA SUGLIA

ANSA/MICHELA SUGLIA

Senza la spinta radicale, con Marco Pannella a fare campagna sul territorio, e della stessa radio, non ci sarebbe stata la prima profetica affermazione in Sud Tirolo di Alex Langer e dei Verdi, così come l’uso dello strumento referendario per nucleare, caccia e acqua pubblica. Eppure oggi, a dispetto di quanto accaduto in diverse parti d’Europa, Bonino & c. non sono stati in grado di presentare una proposta capace di unire diritti e ambiente, di essere un veicolo capace di caricare oltre a Pizzarotti, anche i Verdi e Pippo Civati.

Capaci di andare oltre le miopie e i settarismi del ceto politico in ricollocazione e sopravvivenza per offrire la possibilità di un voto utile e con un senso anche per i tanti che non si turano più il naso. Sono evidenti i limiti della qualità e della capacità visionaria del gruppo dirigente eppure mai come oggi appare evidente una domanda di messa in rete di culture ed esperienze a partire dalla concretezza delle proposte, come nella migliore tradizione federativa radicale, invece di pensarsi come una chiesa ripiegata su se stessa, con le sue vestali e i suoi rituali.

La storia italiana ha dimostrato che il campo democratico non prende corpo a partire dal modello dei bolscevichi nei soviet piuttosto che dei maiali nella “Fattoria degli animali”, ma vive e convince in quanto fondato su un’ecologia delle differenze, con la cura e il rispetto del pluralismo e con una proposta politica in discontinuità con la consociazione consacrata dal Patto del Nazareno. L’Ulivo nel ’96 è stato questo. Per questo è sconcertante il commento del risultato di +Europa di Federico Pizzarotti, contento di aver preso l’8% a Parma contro l’11% del M5s: “Ci troviamo di fronte a una grande sfida, è innegabile. Ma in questa sfida non ci tiriamo indietro. La disfatta dei 5 stelle sta preparando il terreno per la caduta del governo e per le elezioni anticipate: il centrosinistra dovrà trovarsi unito e compatto. Noi ci siamo.” Per quale proposta politica?

Fiorello Cortiana



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  1. Michele SacerdotiIl titolo dell'articolo è sbagliato: doveva essere Il risultato elettrorale di +Europa. I Verdi hanno partecipato alle elezioni europee con il simbolo di Europa Verde con il programma dei Verdi Europei (European Green Party) anche se evidentemente Cortiana non l'ha sostenuto. Anche la foto dei Verdi nell'articolo è del tutto fuori luogo. Andava chiesto un articolo a Elena Grandi, co-portavoce dei Verdi, sul risultato elettorale della lista. Altrimenti si fa solo confusione.
    5 giugno 2019 • 00:27Rispondi
  2. Francesco GrazianiCortiana sembra sia vissuto su un altro pianeta. Purtroppo la sinistra (a sinistra del Pd), il terzo spazio a cui ha tanto lavorato Elly Schlein, ha un bacino ridotto dai 5 stelle, ed è disomogeneo al suo interno. Insomma anche in quest’area sarebbe utile tornare a parlare di linea politica a tutto campo senza paure. Pensiamo anche che ci saranno le comunali il prossimo anno e Milano è senza dubbio il primo obiettivo della Lega.
    5 giugno 2019 • 09:30Rispondi
    • FiorelloCortianaConcordo Francesco, abche sullascadenza milanese prossima. Ma non si tratta di essere a sx o a dx del PD ma di andare oltre la consociazione del Nazareno anche a Milano.
      7 giugno 2019 • 17:45
  3. Patrizia BindaDal titolo pareva un’analisi del mancato voto ai Verdi. Che mi pare sia la cosa meno presente nell’articolo , se non per l’accenno alla mancata alleanza con +Europa e Pizzarotti. Purtroppo l’elezione di Della Vedova invece che Cappato credo sia stata determinante nel mettere un freno. Peccato perché io avrei visto con favore una formazione che, sotto l’ombrello dell’ecologismo ,abbracciasse anche la storia della battaglia per i diritti.
    5 giugno 2019 • 11:19Rispondi
  4. Patrizia BindaDal titolo pareva un’analisi del mancato voto ai Verdi. Che mi pare sia la cosa meno presente nell’articolo , se non per l’accenno alla mancata alleanza con +Europa e Pizzarotti. Purtroppo l’elezione di Della Vedova invece che Cappato credo sia stata determinante nel mettere un freno. Peccato perché io avrei visto con favore una formazione che, sotto l’ombrello dell’ecologismo ,abbracciasse anche la storia della battaglia per i diritti. E comunque io definirei il risultato dei Verdi insufficiente, non inesistente.
    5 giugno 2019 • 11:21Rispondi
    • FiorelloCortianaPatrizia, sembrano mancare le qualità esistenziali per la costruzionedi un 'ombrello' vero e non posticcio.
      7 giugno 2019 • 17:33
  5. Giorgio OrigliaL'articolo, comunque titolato male, sfiora appena la questione di fondo, ovvero il dubbio se non è l'elettorato italiano a essere costituzionalmente indifferente alle questioni ambientali (è possibile, viste la modesta partecipazione anche in passato, e la consolidata e triste latitanza di senso civico) o se non è il programma dei Verdi a essere poco concreto, perché guardando molto lontano a volte ci si dimentica di guardare vicino. Comunque un'occasione importante persa, se si pensa alle recenti mobilitazioni studentesche che avrebbero potuto attirare molti voti. Su questo i responsabili del partito dovrebbero riflettere.
    5 giugno 2019 • 11:31Rispondi
    • FiorelloCortianaGiorgio, il titolo è stato messo impropriamente, ma l'esperienza ha dimostrato che proposte definite e rappresentanti credibili e affidabili trovano anche in Italia un riconoscimento significativo.
      7 giugno 2019 • 17:37
  6. FrancescoInteressante. Scritto malissimo. Riassumibile all’insegna dell’ Era meglio quando c’ero io...
    5 giugno 2019 • 19:43Rispondi
    • FiorelloCortianaFrancesco, non capisco l'acredine, è stato messo un titolo sbagliato ma la riflessione è chiara in relazione ad un area ecologista-libertaria-federalista-riformista.
      7 giugno 2019 • 17:40
  7. Veronica DiniIo trovo francamente incredibile un articolo il cui titolo e la cui immagine siano del tutto dissociati dal contenuto. Forse sarebbe opportuna una rettifica o quanto meno un chiarimento. Che ne pensano l’autore e la rivista?
    6 giugno 2019 • 00:02Rispondi
    • FiorelloCortianaVeronica, la pensano come te, per questo mi è stato chiesto di fare un pezzo sulla politica verde in/per l'Europa.
      7 giugno 2019 • 17:42
    • FiorelloCortianaNei prossimi numeri...
      7 giugno 2019 • 17:46
  8. Dino BarreraFiorello, io taglierei corto. Dopo la strage delle culture politiche è ovvio che queste covino sotto la cenere pronte a rispuntare alla bisogna. Il soggetto politico Verde esiste, ed esisteva robusto, tanto più alle elezioni del Parlamento Europeo. Infatti il risultato di Europa Verde è dovuto solo alla lungimirante campagna dei Verdi europei che godono di una aspettativa ed una speranza anche nell'elettorato italiano. In Piemonte vi è la prova del nove : Verde Europa ha preso il 2.3 e Leu+ Verdi ( alleanza imposta da Grandi e Bonelli sbertucciando la Federazione regionale) l'1,9 , meno della metà dei voti di Leu da sola la scorsa tornata. Pizzarotti è l'esempio del nulla come cultura politica e di come i fuori usciti non servano se non al momento. Poi c'è il problema delle culture liberali e radicali. Calenda si faccia il suo partito liberale, Dalla Vedova quello liberista e Tabacci la sua Dc liberal. Sono problemi che non mi interessano se non come cronaca secondaria. Per i Radicali la questione è più dura poichè Marco Pannella aveva il genio di saper tenere assieme il cielo e la terra, l'acqua e l'aria, la prima e la seconda repubblica prefigurando la terza ed essendo critico su tutto e tutti offendo un contributo. Ovviamente queste doti hanno persolalizzato e concentrato su di se ogni elemento anche organizzativo. Amo dire che lui non ha mai costruito un partito davvero ma un Ordine Monastico. E tutti sanno come si combatte nei Capitoli su idee e potere, su persone e guerriglie. I Radicali Italiani non esistono più. Punto. Almeno per come li abbiamo conosciuti. Manca l'ubi consistam di Marco. Quelli torinesi puntano ad essere corrente liberal del pd, interna od esterna a seconda la bisogna, Quelli romani bisticciano, quelli milanesi si combattono. Si, noi, siamo Verdi Europei. Europa Verde è una rivisitazione dei Verdi Italiani che per salvare il proprio gruppo romano di gestione o la sezione italiana del Greenparty? Se del simbolo è proprietaria Elena Grandi la risposta è certa. E noi restiamo orfani come quella parte dell'elettorato che ha dato il voto alle europee.
    6 giugno 2019 • 00:58Rispondi
    • FiorelloCortianaUna lucida analisi Beppe, che richiama le ragioni del fallimento del progetto Green Italia. Alex diceva bene 'Solve et coagula'
      7 giugno 2019 • 17:28
    • FiorelloCortianaCondivido Dino.
      7 giugno 2019 • 17:31
  9. Beppe MerloNon si andrà mai da nessuna parte, se non si ha il coraggio di guardarsi allo specchio, senza filtri. Se una idea trova grande enfasi in Europa, e non la trova in Italia, la prima questione va posta agli interpreti, illuministi in un radicalismo del no più ch un protagonismo per fare. I Verdi, sono questi, una versione rossa, che si colora di verde, e il non aver voluto partecipare nel contenitore di + Europa, ne e’ la conferma. Se pensavano di fare da soli il quorum, credo che il suo gruppo dirigente dovrebbe render conto del fallimento, ed il proseguire per identità, significa rafforzare sia la destra che il conservatorismo di sinistra. Scusa Fiorello, Cappato non e’ Pannella, e rimane un liberale come Marco e come gli altri radicali, con lui non sarebbe cambiato nulla.
    6 giugno 2019 • 01:59Rispondi
    • FiorelloCortianaAppunto!
      7 giugno 2019 • 17:30
  10. Silvia CutaiaConfondere Casalpalocco con Casalbruciato dimostra la lontananza da quel popolo che si ostina a non capirci malgrado le nostre millantate attenzioni.
    6 giugno 2019 • 14:15Rispondi
    • FiorelloCortianaSilvia, non usare strumentalmente un refuso
      7 giugno 2019 • 17:29
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