30 maggio 2019

DIRITTO ALLA CASA. UNA LOTTA DI “CLASSE”

Andare nel territorio? Chi lo fa? Chi ascolta realmente?


Cara Lettrice, caro Lettore, salvo sul mio computer questa lettera in una casella che ho denominato: “Domande”. Anch’io ho ascoltato fasi dell’analisi del voto di domenica 26 maggio 2019, che Enrico Mentana con la sua Maratona ha condotto dalle 23 di domenica per 40 ore dal punto di vista suo e dei diversi giornalisti intervenuti. E così, quale sarà mai l’analisi del voto da un punto di vista classe? I leader de La Sinistra prendono atto dello squalificante risultato: 1,7%. I Comunisti di Rizzo, lo 0,9. Dalla dichiarazione di Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista: “Il risultato delle elezioni europee è disastroso. Per la sinistra e per il nostro paese…l’Italia è sempre più un paese senza sinistra…In questo paese c’è bisogno di sinistra.”

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E’ davvero venuto il momento di aprire una riflessione, ascoltando voci così a lungo inascoltate, nei posti di lavoro, nelle città e nelle campagne, sul territorio, i disoccupati, i precari, i senza diritti, i senza casa? Persino, oso dire, nelle case popolari? Con altri decisivi interessi in campo, con altri aspetti di azione politica, la questione dell’immigrazione è stata fondamento della vittoria elettorale di Salvini? Quale punto di vista di classe ha espresso in tanti anni la Sinistra sulla questione?

Ti propongo, cara lettrice, caro lettore, la Lettera Aperta che nel marzo 1990 ho scritto al cardinale Martini, che a quel tempo ogni giorno chiamava a respingere l’intolleranza e il razzismo, ad accogliere i nostri fratelli immigrati. La mia lettera aperta, in risposta a quell’appello, proponeva la testimonianza del Comitato Molise-Calvairate-Ponti sulla questione del diritto alla casa: una voce dal basso saliva verso il cardinale e scandiva condizioni di abitazione e di vita proprie di case dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Milano:

Prendiamo la parola come cittadini emarginati – Case abbandonate al degrado delle strutture e dei rapporti sociali, alla mancanza di igiene e di condizioni di elementare sicurezza. “Le politiche di emarginazione che rendono i ricchi più ricchi e i poveri più poveri hanno scaricato nei nostri 23 caseggiati i problemi più gravi della città, lasciandoci soli a fronteggiarli.

Per noi la casa è un diritto negato – Negato il diritto al cambio dell’alloggio previsto dalla legge: i vecchi, costretti a vivere ai piani alti senza ascensore, le famiglie costrette a vivere in uno spazio assolutamente insufficiente, nella promiscuità, i figli che invecchiano nella casa dei genitori, e, dall’altra parte, i convegni, le tavole rotonde, i giornali, le radio, le TV, che presentano l’immagine di una città diversa da quella reale, tacendo la verità della nostra condizione. Uno sguardo al Paese: a Palermo, a Napoli, a Roma, la condizione è diversa?

Ciò che dicono i nostri emarginatori. Dicono che è una situazione di emergenza…Emergenza sfratti, emergenza immigrati…Dicono che non ci sono case, né soldi…

E’“emergenza”? – “Emergenza”, se guardiamo il dizionario, significa: “circostanza o eventualità imprevista specialmente pericolosa”. “Emergenza”, dunque, non è la parola giusta. Il tempo per prevedere e per provvedere c’è stato. In realtà, da una parte privilegi e feroce speculazione; dall’altra chi è senza casa.

Non ci sono case? A Milano esistono 50.000 appartamenti sfitti di edilizia privata. Se è emergenza, si rendano disponibili gli appartamenti di edilizia privata costruiti per la speculazione, sfitti da anni. Non ci sono soldi?

per le ruberie, per le tangenti, per i privilegi, per la corruzione, i soldi ci sono. Per le spese militari i soldi ci sono. La Caritas ha chiesto che i soldi destinati alle spese militari vengano usati per i bisogni sociali. Anche noi lo chiediamo. Noi non abbiamo una casa da difendere. Noi ci dobbiamo difendere da chi ci nega il diritto ad abitare in una casa in condizioni civili. Ci sono i fondi dei contributi GESCAL.

Vecchi residenti senza casa e immigrati senza casa – Soltanto a Milano incombono 30.000 sentenze di sfratto. Si sono verificate manifestazioni di intolleranza e razzismo. Ma bisogna distinguere: le voci dei più poveri e dei più deboli che vedono diventare sempre più gravi le loro condizioni di emarginazione, che devono pagare il prezzo di tutte le cosiddette emergenze, sono voci di persone messe alla disperazione da politiche ingiuste.

Noi siamo dalla parte dei nostri fratelli immigrati. Ma nessuno può chiederci che la nostra cultura della solidarietà sia rassegnazione alla nostra emarginazione, a quella delle nostre famiglie e dei nostri figli. La nostra solidarietà è domanda di giustizia per noi e per gli immigrati.

Conclusione – la richiesta al cardinale di continuare la sua opera tenendo conto “dei nostri diritti negati”.

Dopo tre giorni ci era arrivato l’invito a recarci in arcivescovado per un incontro. Mons. Giuseppe Merisi ci aveva ricevuti, ci aveva ascoltati, ci aveva dato ragione. Alcuni giorni dopo ci era arrivata una sua lettera: … “L’Arcivescovo per mio tramite Vi esprime tutta la Sua attenzione e la condivisione nei confronti dei Vostri diritti e non mancherà di rappresentare, anche da parte Sua le Vostre legittime esigenze ai Responsabili del Comune di Milano e dell’ Istituto Autonomo Case Popolari.”

In realtà, nella mia esperienza, neanche il cardinale Martini successivamente aveva posto attenzione alla questione che gli avevo sottoposto con la mia lettera aperta.

Dopo quattordici anni, in data 29 Aprile 2014 avevo inserito la mia lettera rivolta al cardinale Martini nella mia 38a Lettera Aperta al sindaco Pisapia. Nessuna risposta.

Franca Caffa

Comitato Inquilini IACPM Molise-Calvairate
Via Calvairate 3 – 20137 Milano – Tel. 55011187
Milano, marzo 1990

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LETTERA APERTA AL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI
LA CASA È UN DIRITTO

Eminenza,

ci rivolgiamo a Lei perché sappiamo che ha operato per richiamare l’attenzione di tutti sulle condizioni ingiustissime in cui vivono gli immigrati, chiamando tutti a respingere l’intolleranza e il razzismo, a costruire nuovi rapporti di civiltà e di fraternità.

Noi Le portiamo la nostra testimonianza su quanto avviene circa IL DIRITTO ALLA CASA.

Prendiamo la parola come cittadini emarginati

Siamo circa 10.000 persone, abitiamo in un quartiere IACPM abbandonato al degrado delle strutture e dei rapporti sociali, alla mancanza di igiene e di condizioni di elementare sicurezza. Le politiche di emarginazione che rendono i ricchi più ricchi e i poveri più poveri hanno scaricato nei nostri 23 caseggiati i problemi più gravi della città, lasciandoci soli a fronteggiarli. Fra di noi più della metà sono anziani, oltre i 60 anni.

Nella stessa situazione si trova un terzo del patrimonio edilizio pubblico di Milano.

Per noi la casa è un diritto negato

Le condizioni invivibili dei nostri caseggiati degradati sono ancora più gravi per le persone e per le famiglie che, da molti anni, si vedono negare il DIRITTO AL CAMBIO DELL’APPARTAMENTO, previsto dalla legge: i vecchi, spesso malati, costretti a vivere ai piani alti, senza ascensore, e comunque ad abitare in alloggi che aggravano la fatica e la sofferenza della loro età; le famiglie colpite da casi gravi e anche gravissimi di handicap; le famiglie costrette a vivere in uno spazio assolutamente insufficiente, nella promiscuità, in una convivenza familiare penosa e costrittiva. I bandi per il CAMBIO emanati nel 1984 e nel 1987 sono stati una beffa. È ancora una beffa il bando emanato il 1° marzo 1990. Migliaia e migliaia di persone vengono indotte a compilare moduli, a presentare domande, certificati, a sperare. All’atto dell’emanazione del bando è già deciso che per la stragrande maggioranza il diritto al cambio sarà negato. Anche il diritto al cambio per condizioni di urgenza e di indifferibilità viene riconosciuto in misura irrisoria.

Nei nostri caseggiati i figli diventano vecchi nelle case dei genitori perché non sanno come fare per fronteggiare la speculazione e mettere su casa per conto proprio.

Convegni, tavole rotonde, giornali, radio, TV, ci riversano addosso immagini di una città tutta diversa, e fiumi di parole sulla Terza Età, sulla Famiglia, sulla Maternità, sugli Handicappati, sui diritti del bambino e persino sui diritti della donna capofamiglia. Quelli che parlano hanno la loro casa, o più di una casa. Noi non veniamo consultati. La verità della nostra condizione viene taciuta.

Portiamo la nostra testimonianza su cosa significa “abitare”, per noi, a Milano: città moderna, europea, mondiale. Che cosa significa “abitare”, per i più poveri e per i più deboli, nei grandi centri del nostro Paese: a Palermo, a Napoli, a Roma?

Ciò che dicono i nostri emarginatori

Dicono che è una situazione di EMERGENZA. Dicono che i 1000/1300 alloggi di edilizia pubblica disponibili annualmente servono per l’EMERGENZA SFRATTI. Inoltre, dicono, c’è l’EMERGENZA IMMIGRATI. Dicono che non ci sono case, che non ci sono soldi.

È “EMERGENZA”?

caffa-PontiMM“Emergenza”, se guardiamo il dizionario, significa: “circostanza o eventualità imprevista specialmente pericolosa”. “Emergenza”, dunque, non è la parola giusta. Il tempo per prevedere e per provvedere c’è stato.

Per anni i contributi GESCAL sono stati bloccati e distolti dall’uso per la casa. Si è voluto far fallire il PIANO DECENNALE PER LA CASA. Si è consentito e si consente la violazione generalizzata della LEGGE DELL’EQUO CANONE. Attendiamo la riforma di questa legge da otto anni, con l’abolizione del diritto di sfratto per finita locazione, che non esiste negli altri Paesi d’Europa. Invece di una riforma si prepara una controriforma.

In Italia il patrimonio edilizio pubblico è costituito dal 6% circa delle case esistenti. Nei paesi industriali d’Europa è costituito anche dal 50%. In Italia la proprietà privata della casa è del 60%, come in Grecia, in Turchia, in Spagna. Significa: saccheggio del territorio, proprietà della seconda, della terza, della quarta casa, eccetera. Significa: la proprietà dei grandi proprietari privati, delle immobiliari. Da una parte privilegi e feroce speculazione; dall’altra chi è senza casa.

Interessi di speculazione premono per la privatizzazione del patrimonio edilizio pubblico. Prima lottizzano, fanno prevalere interessi privati, di parte, di cricca, di partito, sugli interessi generali. Poi dicono che il pubblico non funziona e bisogna privatizzare.

In questi giorni è stata decisa la vendita di parte del patrimonio demaniale. Prima dilapidano il denaro pubblico, poi, per trovare un rimedio, dilapidano i beni pubblici.

Non ci sono case?

A Milano esistono 50.000 appartamenti sfitti di edilizia privata. Se una famiglia ha comprato un appartamento con i suoi sacrifici e lo destina a un figlio, a un nipote, è giusto possa farlo. Ma è giusto che rimangano sfitti gli appartamenti dei grandi proprietari, ai fini di una politica di speculazione? SE È EMERGENZA SI DEVE CESSARE DI USARE LE CASE POPOLARI PER CONTINUARE LA POLITICA DEGLI SFRATTI, SOTTRAENDOLE AL BISOGNO E AL DIRITTO DEI PIU’ POVERI E DEI PIU’ DEBOLI. SE È EMERGENZA, SI RENDANO DISPONIBILI GLI APPARTAMENTI SFITTI DELLE IMMOBILIARI.

A Milano ci sono migliaia e migliaia di alloggi IACPM e attualmente 9 000 alloggi sono riservati alla vendita all’asta. Il prezzo di un alloggio è anche di 100 milioni. Gli alloggi che si liberano vengono tenuti sfitti per il programma di vendita.

SE È EMERGENZA, SI DEVE CESSARE DI VENDERE LE CASE POPOLARI ALL’ASTA, SOTTRAENDOLE AL BISOGNO DEI PIU’ POVERI E DEI PIU’ DEBOLI.

Non ci sono soldi?

Per lo stadio i soldi sono stati trovati. Vediamo che per le ruberie, per le tangenti, per i privilegi, per la corruzione, i soldi ci sono. Per le spese militari i soldi ci sono. La Caritas ha chiesto che i soldi destinati alle spese militari vengano usati per i bisogni sociali. Anche noi lo chiediamo. Noi non abbiamo una casa da difendere. Noi ci dobbiamo difendere da chi ci nega il diritto ad abitare in una casa in condizioni civili.

Ci sono i fondi dei contributi GESCAL.

 

Vecchi residenti senza casa e immigrati senza casa

Soltanto a Milano incombono 30.000 sentenze di sfratto. In questa situazione, alle lotte degli immigrati e all’affermazione del loro diritto ad avere una casa, hanno fatto seguito barbare manifestazioni di intolleranza e razzismo. Ma bisogna distinguere.

Per troppi anni è stato insegnato che ciò che conta è fare affari e arricchirsi, emarginando chi viene impoverito. L’intolleranza e il razzismo che nascono da questa prepotenza e da questa ignoranza, sono una cosa. La retorica e le menzogne dei responsabili dell’EMERGENZA e dei loro clienti, sono una cosa. Le voci dei più poveri e dei più deboli, che vedono diventare sempre più gravi le loro condizioni di emarginazione, che devono pagare il prezzo di tutte le cosiddette EMERGENZE, sono un’altra cosa. Chi vuole insistere con politiche che mettono la povera gente alla disperazione, è responsabile dell’intolleranza e del razzismo che provoca.

Sappiamo che gli immigrati sono costretti a lasciare le loro famiglie e la loro terra per una ragione che ci riguarda tutti: i paesi più ricchi diventano sempre più ricchi, affamando i paesi poveri e rendendoli sempre più poveri.

Noi siamo dalla parte dei nostri fratelli immigrati. Ma nessuno può chiederci che la nostra cultura della solidarietà sia rassegnazione alla nostra emarginazione, a quella delle nostre famiglie e dei nostri figli. La nostra solidarietà è domanda di giustizia per noi e per gli immigrati.

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Eminenza,

Le chiediamo di continuare la Sua opera per il riconoscimento dei diritti degli immigrati, tenendo conto dei nostri diritti negati, tenendo conto della nostra testimonianza. La ringraziamo e Le porgiamo il nostro ossequio.

Comitato Inquilini IACPM Molise-Calvairate
Presidente – Franca Caffa

 

Era arrivato l’invito a recarci in Curia per un incontro. Mons. Giuseppe Merisi ci aveva ricevuti con tanto garbo, ci aveva ascoltati, ci aveva dato ragione. Alcuni giorni dopo ci era arrivata una sua lettera.

 

CURIA ARCIVESCOVILE DI MILANO
Milano, 22.3.1990
Il Provicario Generale

Cari Amici,

ho potuto presentare a Sua Eminenza il Card. Martini la vostra lettera sul diritto alla casa e sulle vostre condizioni di grave emarginazione. L’Arcivescovo per mio tramite Vi esprime tutta la Sua attenzione e la condivisione nei confronti dei Vostri diritti e non mancherà di rappresentare, anche da parte Sua le Vostre legittime esigenze ai Responsabili del Comune di Milano e dell’ Istituto Autonomo Case Popolari.

Ritiene che la grave emergenza legata agli stranieri extra comunitari, che pure va affrontata con decisione nel clima della solidarietà, non debba influire negativamente sulla soluzione dei Vostri problemi che da anni attendono di essere affrontati e risolti secondo giustizia.

Profitto dell’occasione per porgere i più distinti saluti.

Mons. Giuseppe Merisi
f.to don Giuseppe Merisi



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