27 maggio 2019

LE EUROPEE? TUTTO MALE, NO BENE, ANZI NON SO

Le incerte e difficili valutazioni del voto


E’ difficile, per il bravo cittadino che legge e s’informa, farsi un quadro del risultato elettorale europeo. Lettura, analisi e valutazione dei dati, dipendono dalla loro oggettività numerica ma anche e soprattutto dal gioco caleidoscopico delle percezioni, delle aspettative, dei timori e delle speranze, delle comparazioni, che li filtrano attraverso i media ed i singoli orientamenti personali. Decisivo il punto di osservazione: da dove li guardiamo? Da Bruxelles, da Roma o da Milano?

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Da Bruxelles, forse potremmo tirare un sospiro di sollievo, quasi un sorriso. L’ondata sovranista non ha travolto le mura di Strasburgo ed anche nei prossimi 5 anni sembrano prevalere visioni di ispirazione democratica, pure nelle diverse salse conservatrici, socialdemocratiche e verdeggianti. Il Parlamento Europeo resta nelle loro mani, mentre lo schieramento di destra nazionalista non ha superato il quarto dei seggi, impotente numericamente. Tutto bene allora? Insomma, mica tanto. Spinte e controspinte si susseguono ed il mare resta agitato.

A Farage va il 35%, Marie Le Pen supera Macron sia pure di poco, Orban impazza ed in Italia stravince Matteo Salvini. Certo Sanchez vince alla grande, ma Vox governerà Madrid, se i verdi stravincono in Germania la AFD sfonda il 10 % e parliamo di neonazisti. E così via, in Olanda come in Slovacchia, in Polonia come in Grecia: se è vero che l’assalto è fallito è anche vero che le mura sono meno presidiate e qui e là seriamente intaccate. E a dirla tutta, non vorremmo mai che il sollievo delle classi dirigenti fosse viatico per altri 5 anni di cieca austerity e di ideologie ordoliberiste, scenario angoscioso se si pensa al prossimo addio di Mario Draghi.

Da Roma, il trionfo di Matteo Salvini non trova sufficiente compensazione nel pur incoraggiante risultato del PD, che, dato per morto un anno fa, ha saputo trovare nella dolce leadership di Nicola Zingaretti prospettiva e senso di marcia. Qualcuno addirittura gli rimprovera di aver preso qualche voto in meno di Matteo Renzi, ma le elezioni non sono mai solo conta dei voti, piuttosto messa in chiaro dei rapporti di forza legittimati da quei voti. Ed oggi il PD è il secondo partito d’Italia, mantenendo maggioranza e governo dei centri urbani grandi e medi (Milano, Roma, Torino, Bari, Firenze…). E’ poca cosa? Non è sufficiente, ma rimproverarlo ad un segretario in sella da due mesi non è sbagliato, è semplicemente stupido.

Passando oltre, chi avrebbe mai pensato qualche mese fa ad una Lega al 34%, e chi soprattutto avrebbe pensato possibile che un leader bugiardo, incontinente, reazionario nel midollo e spiritualmente iconoclasta, avrebbe trovato tanto consenso presso larghissime fasce della nostra società nazionale e regionale? Ammettiamolo, per chi come noi, bravi lettori di arcipelago o di qualsiasi altro organo non dico di sinistra ma liberaldemocratico, è davvero difficile ammettere che un simile spettacolo possa aver attecchito nelle nostre pur civilissime città e regioni, indifferente al Papa ed al Corriere della Sera, a Confindustria per non dire alle ONG, che pure per altro continuano ad essere luoghi frequentatissimi ed apprezzati.

Ucciero-02

Cosa non capiamo? Dove sta l’incantesimo che fa dei nostri concittadini poveri topi al seguito del noto pifferaio e convince il 43% degli elettori lombardi? Cos’è questo sperdimento morale prima che politico, questa caduta delle remore che porta tanti, tra quelli che incontriamo ogni giorno, a dare fiducia ad un lestofante che se, non complice, è almeno connivente di una delle più grandi truffe della casta a danno dello Stato, tanto abile e spregiudicato da farsi rateizzare la restituzione in 89 anni, e a non pagare alcun pegno per questo?

Ma davvero è sufficiente lasciar affogare donne, bambini e sia pure (sic) uomini, in mezzo al mare, per ottenere un consenso tanto largo quanto privo di vergogna? A che punto devono essere arrivate paura, angoscia, competizione tra disperati, se è sufficiente fare spallucce per scrollarsi di dosso come se non fossero mai state dette, appena ieri, le fole sull’uscita dall’euro ed oggi le bugie sul superamento del 3% deficit-pil?

Del tracollo dei Cinque Stelle stupisce l’entità non la tendenza. Ma attenzione che dei 6 milioni persi, gran parte – 5 – sono al SUD, rifluiti verso l’astensione ed in stand by. La questione dell’iniziativa politica verso questo mondo politico sociale è questione centrale per il Partito Democratico, assieme alla sua “riduzione” a partito delle città: il contado, la provincia profonda, gli ha girato da tempo le spalle e sarà molto difficile riaprire il dialogo.

Astensione

Riuscirà la sinistra a ritrovare le parole per ridare forza attuale ai suoi valori antichi, o resterà come cristallizzata, irretita, da una fraseologia che non trova più ascoltatori, non si dice seguaci. E non sarebbe allora il tempo di ricongiungere sotto il cielo della sinistra i diritti sociali ai diritti civili su cui negli ultimi anni, e giustamente, la sinistra si è fatta riconoscere? Che dire di quota 100, cosa della flat tax, cosa del salario minimo, se la nostra parte non ritrova prima di tutto il senso, il sentimento, della vicinanza al mondo del lavoro e della sofferenza sociale: oggi gli operai che votano FIOM nelle fabbriche, scelgono la Lega nelle urne, come i loro colleghi americani, iscritti all’UAW ma devoti a Trump, nelle periferie Casa Pound si erge a vindice degli italiani superati nella graduatorie da migranti e rom.

Da Milano, nostra consolazione e speranza, si ricorda con orgoglio che non solo regge ma addirittura cresce e rafforza la sua vocazione di luogo elettivo di un campo democratico capace di coniugare sviluppo a solidarietà, democrazia ed imprenditorialità, bisogni a prescindere dai meriti. I “nostri campioni” hanno stravinto la competizione nella circoscrizione di Nord Ovest: Pisapia, Toia, Majorino, ciascuno con un suo profilo specifico ha saputo aggiungere il valore della credibilità personale alla proposta politica. Restano però, con la soddisfazione, dubbi e preoccupazioni: Milano, punto massimo della resilienza democratica, saprà porsi alla guida di un movimento politico di riscossa capace di contendere lo spazio politico e culturale ad un’onda che sembra sommergere tutto nel nostro Paese? Saprà contenere le forze che la circondano e danno alle Lega percentuali da dominio assoluto?

Bergamo ci fa sperare, ma la provincia profonda è davvero un’altra cosa.

Cambia il nostro giudizio sul voto, se lo guardiamo da Bruxelles, da Roma o da Milano, in modo così radicale che non sappiamo più dire se il post elezioni sia un tempo bello o brutto o così così, e se vada verso il sereno o la tempesta. Personalmente, inclino verso la centralità “meteorologica” di Bruxelles: il buon esito del voto complessivo europeo, specie quello giovanile, ci mette nelle condizioni di sistema di meglio sperare.

La debolezza relativa del consenso effettivamente maturato dalle formazioni di destra pone le premesse per uno scenario in cui la Lega troverà scarso margine di manovra, per non dire nullo, e, se Matteo Salvini crede che gli “amici” austriaci o ungheresi lo aiuteranno, compie un grossolano errore di valutazione: nessuno di loro pagherà il debito delle cicale italiane, e “cicale” è un nomignolo educato.

Avanzano nell’estate ormai alle porte i macigni dello spread vicino a 300, della crescita stagnante, delle gigantesche clausole IVA, una “tempesta perfetta”: l’uomo è abile, ma come potrà barcamenarsi sarà tutto da vedere: cercando di spremere il possibile dal limone del governo attuale, si prepara a nuove elezioni.

Il campo democratico ed il PD avranno, forse, poco tempo per accelerare ristrutturazione e processo unitario, irrobustendo i contenuti ed operando con la fantasia politica che lo potranno porre di nuovo al centro di un ampio schieramento. Un sistema politico quello attuale che vede l’assenza di una formazione di centro moderato, alla Macron per intenderci.

Chi la occuperà? Chi saprà trovare coraggio ed iniziativa per rifondare un luogo della politica che un tempo era occupato anche in Italia da formazioni magari non enormi ma pur sempre rilevanti culturalmente e politicamente? Alcuni dicono Renzi, ma il sospetto forte è che il suo tempo sia ormai passato.

Ritrovare contenuti e parole: non basta sperarlo, bisogna crederlo, e non basta crederlo, bisogna che questa fiducia si innesti in una narrazione, in una visione, sorretta da proposte capaci di riavvicinare i giovani precarizzati, le donne discriminate, i lavoratori sottopagati, i pensionati taglieggiati, e con loro i piccoli imprenditori, le partite IVA, il terzo settore mistificato. Il “Piano per l’Italia” è un tentativo, vediamo più avanti.

E poi, per favore, non chiedeteci con chi: la situazione sarà così carica di emergenze che per forza si farà con chi ci starà, pena essere condannati all’irrilevanza, alla condizione di chi sa ma non può fare, povera consolazione per il politico, la cui ragione d’essere è sempre e soltanto l’agire e non il filosofare. Se Togliatti trovò la fantasia e la spregiudicatezza per fare la guerra di liberazione con Badoglio, per vent’anni complice del Duce, sapremo noi avere la stessa apertura mentale, la stessa visione strategica ed elasticità tattica, quelle che prima unirono le forze per cacciare i nazifascisti e l’anno dopo presentarono il conto al re? Ad altri, la testimonianza, il ricordo del successo sfiorito, la misurazione dei pregi e dei torti passati, il tormento del cosa poteva essere e non è stato.

A noi, per favore, la politica: come trovare visione, programma e parole per il Sud, il lavoro e le periferie, come trovare alleati utili, anche solo di giornata, per rimontare la marea nera prima che ricopra tutto il paese?

Giuseppe Ucciero

PS: l’analisi dei flussi lascia intravedere fenomeni molto interessanti, nazionali e locali, che potranno formare oggetto di discussione adeguata quando la polvere sarà caduta.



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  1. Gianluca BozziaA me pare chiaro che Salvini abbia giocato una partita mediatica senza avversari in due tempi: il primo dal 4 dicembre 2016 al 3 marzo 2018 e il secondo dal 1 giugno 2018 al 26 maggio 2019. Sono mancati gli interpreti di un'alternativa. Sono mancati contenuti alternativi comunicabili o anche solo strutturati e comprensibili. Salvini avrebbe anche potuto prendere il 40,8% in questa situazione. Zingaretti ha sei mesi per evitare che prenda anche l'Emilia Romagna in ottobre.
    29 maggio 2019 • 14:28Rispondi
  2. martaDa Milano nord-ovest il topo ringrazia! Sono un cittadino da sempre di sinistra tradito dalla sua parte....che avrebbe dovuto difenderlo da questa Europa(non come continente,ma come organizzazione vessatoria e vorace). Sapete solo insultare e continuate a non capire che avete perso la nostra fiducia. Non serve fare il paragone con il dopoguerra della prima guerra mondiale e agitare lo spauracchio del fascismo.La situazione storica,economica e sociale è cambiata ,che vi piaccia o no,e comunque se ci troviamo in questa situazione è proprio colpa della cosiddetta sinistra al servizio dell'Europa neoliberista per vent'anni. Fate un viaggio nella nostra periferia milanese,Intervistate la gente per strada e sentite cosa dice circa il degrado portato da questa immigrazione incontrollata ,sfruttata e ignara della verità che non le è mai stata raccontata nei suoi paesi d'origine,proprio dalle grandi ong così tanto omaggiate. Ci vorranno almeno dieci anni per ricostruire una forza nazionale ed europea che sappia difendere gli ultimi ,il welfare e diritti vari
    29 maggio 2019 • 17:57Rispondi
  3. giuseppe uccieroGentilissimo Bozzia in ogni competizione la forza dell'uno è anche funzione della debolezza dell'altro: la sua annotazione è più che condivisibile. Certamente, per esemplificare, che il PD abbia perso un anno (!!!!) per eleggere il suo nuovo segretario ha contribuito ad indebolire la percezione nell'elettorato di una valida alternativa. E' anche vero però che M5S non è mancato nè in visibilità nè in iniziative, ha semplicemente raccolto quanto aveva seminato. Il combinato disposto tra carenza di interpreti e di contenuti ha generato il risultato, come in un duello dove un contendente combatte con una mano legata dietro le spalle. Questo però può aver contribuito, ma non dà conto complessivamente della capacità politica di Salvini e della facilità con cui le sue parole d'ordine hanno attecchito. Come Lei spero che Zingaretti e la sua squadra sappiano rimontare una china davvero pericolosa.
    30 maggio 2019 • 10:59Rispondi
  4. Fredi MazzoneSono sostanzialmente d'accordo con l'analisi e la complessiva valutazione proposte da Ucciero in merito alle Elezioni europee del 26 maggio 2019. Desidero soltanto aggiungere una considerazione dal "punto d'osservazione da Roma". Se prendiamo in considerazione le principali formazioni politiche che non hanno raggiunto il quorum del 4% - vale a dire + Europa e Italia in Comune 3,1%, Europa Verde 2,3% e la Sinistra 1,8% - vediamo che esiste un ulteriore 7,2% di elettorato italiano che è sicuramente contrario alle scelte di Salvini e delle altre formazioni di destra. Naturalmente non avrebbe alcun senso una semplice somma del detto risultato del 7,2"% con il risultato del 22,8% ottenuto dal PD (e Uccieri ne è perfettamente consapevole quando scrive nel suo commento "campo democratico e PD"), ma è opportuno rilevare, in via preliminare, che il progetto di Salvini e delle altre formazioni di destra è contrastato da una quota di elettori italiani pari al 30%, il che permette di valutare con maggiori speranze l'esito di tale contrasto. L'aspetto più importante è quello legato ai contenuti dell'apporto delle formazioni politiche sopra indicate: esse possono arricchire l'opera di ricostruzione culturale e politica affidata a Zingaretti con progetti e sensibilità - quali l'impegno al rinnovamento istituzionale della U.E., l'impegno ecologista e l'impegno alla costruzione di una "sinistra plurale" - in grado di rendere più efficace e moderno il compito affidato all'attuale segretario del P.D. Spero, anzi sono certo
    30 maggio 2019 • 10:59Rispondi
  5. giuseppe uccieroGentilissimo topo del nord ovest, forse la stupirà sapere che condivido larghissima parte delle sue osservazioni sulla deviazione della sinistra dalla sua identità, dai suoi valori originari e dal suo cammino. Condivido molto meno che la condizione di sofferenza sociale sia stata causata da una immigrazione incontrollata, i cui "danni" sono più che bilanciati dai benefici generati da quella controllata: il nostro paese non starebbe neppure in piedi senza i milioni di lavoratori di altri paesi che svolgono funzioni essenziali, pagando fior di contributi dei quali fruiscono e fruiranno in minima parte. Del resto, neppure mi pare che l'Europa di cui lei giustamente lamenta distanza ed ispirazione neoliberista, sia governata da Mustafà o Pedro o Amin, ma semmai da elites europee di purissima e secolare genealogia. Quanto al topo, nelle mie intenzioni non era un insulto, ma il rimando metaforico alla favola popolare, ripresa anche dai Fratelli Grimm, dove il pifferaio con le sue note affascinava migliaia di poveri e simpatici topolini illudendoli ma in realtà portandoli nella direzione mortale. Se non le basta, dia un'occhiata al Programma di Piazza San Sepolcro dei Fasci nel 1919: troverà quanto di più avanzato allora ed anche oggi si potesse immaginare a favore delle classi popolari, ma come è finita lo sa anche lei. Non le dico di firmare una cambiale in bianco per il PD, ma almeno di non dare credito alla Lega. Firmato: un topo che non crede alle favole anche se le racconta Salvini.
    30 maggio 2019 • 11:16Rispondi
  6. giuseppe uccieroGentilissimo Mazzone, concordo ma non è mai facile unire a sinistra. Il regime proporzionale delle europee ha premiato logiche di visibilità rispetto a logiche di efficacia. Probabilmente, in elezioni nazionali potremmo assistere a diverse aggregazioni, più prudenti. A parte questo, occorre fare mente locale al 40% che non ha votato, un enorme bacino di voti, dove si sono posizionati anche molti delusi dalla sinistra. Mi pare poi che vi siano un'accelerazione sul fronte della rappresentanza dei moderati, cosiddetti liberal democratici. Calenda chiede (!!!) a Zingaretti il permesso per mettersi a capo, Renzi credo sia oltre. Bisogna essere lungimiranti e comprendere che questa destra salviniana è un nemico pericolosissimo e che potrà essere battuto da politiche adeguate e da formule di aggregazione ad ampio raggio. Speriamo ed operiamo.
    30 maggio 2019 • 12:02Rispondi
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