16 maggio 2019
HITLER
La più inspiegabile tragedia della storia
Se fosse vivo avrebbe compiuto 130 anni il 20 aprile. Dalla sua morte ad oggi gli studiosi continuano a confrontarsi con il personaggio che più di ogni altro ha segnato la storia del XX secolo. Nonostante siano state scritte migliaia di pagine su di lui, Adolf Hitler rimane una figura enigmatica.
Volker Ullrich, storico e giornalista tedesco, che scrive per il settimanale «Die Zeit» ed è tra i curatori della rivista «Zeit Geschichte», ci presenta la più completa ed esaustiva biografia del Führer mai scritta, di cui L’ascesa costituisce il primo volume. Si propone di dipanare l’intricata matassa della storia di Hitler, a partire dalla sterminata bibliografia sull’argomento, e attingendo anche a documenti conservati nei numerosi archivi tedeschi e divenuti accessibili solo di recente. Atti ufficiali del Terzo Reich, diari e testimonianze di funzionari del Partito nazista, nonché gli scritti e i discorsi inediti di Hitler risalenti al periodo 1925-1933, consentono di arricchire di nuovi dettagli la sorprendente parabola politica del Führer e la sua personalità, con le sconcertanti contraddizioni e incongruenze che la caratterizzano.
Fu soltanto un opportunista amorale, tormentato da un’insaziabile sete di potere? O incarnando il desiderio di rivincita della società tedesca fu piuttosto l’espressione dello spirito del suo tempo? L’uomo che per oltre un decennio tenne l’Europa e il mondo intero con il fiato sospeso era un individuo incapace di tessere relazioni sociali oppure un politico astuto e uno stratega spietato? La figura del dittatore emerge nella sua innegabile complessità, perché, lungi dall’essere un uomo senza qualità, Hitler possedeva molti talenti, primo fra tutti quello di saper sommuovere gli istinti della massa. Un talento però artefatto, teatrale, al pari dei suoi proverbiali scoppi d’ira, sapientemente costruiti per generare terrore in primo luogo nei suoi uomini.
Ullrich mostra l’uomo dietro il personaggio pubblico. Respinge con forza la tesi degli studiosi che l’hanno definito uno psicopatico, e fa luce sulla sua vita privata, sui rapporti con la famiglia, le donne e i fedelissimi. Seguendo la cronologia degli eventi, l’autore ritrae il Führer, appena ventenne e senza un futuro davanti, che alloggia in un rifugio per senza fissa dimora a Vienna, nel 1909, e che appena trent’anni dopo sarà diventato il più potente leader politico sulla faccia della Terra, alla guida di un impero di dimensioni mostruose.
L’umanizzazione del mostro, anziché contribuire ad assolverlo e a minimizzare i suoi crimini, lo rende ancora più inquietante, perché illustra passo dopo passo e con ineguagliabile chiarezza il percorso attraverso il quale la mente di un uomo comune è arrivata a concepire la più scellerata e inspiegabile tragedia della storia.
Cristina Bellon