12 aprile 2019

MOBILITÀ ELETTRICA PER SALVARE LE CITTÀ

Un futuro che ha bisogno di una visione di sistema


Gli sforzi per introdurre i veicoli elettrici sulle nostre strade hanno avuto, sino ad oggi, un tiepido successo ma, nel frattempo, il tema si è molto arricchito in termini di obiettivi correlati con l’innovazione nella mobilità stradale (a prescindere dalle scelte tecnologiche che verranno fatte). Si parla tanto di Elettrico, ma non potranno essere ignorate tutte le alternative che già oggi prendono in esame soluzioni e carburanti “a basso impatto” (e non solo nella mobilità delle persone). Presumibilmente ci sarà una progressiva “convivenza” di sempre meno tradizionale affiancato ad un sempre più innovativo e il mix di questo complesso rapporto cambierà progressivamente sino a delineare il nuovo contesto di riferimento.

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Sulle soluzioni tradizionali le diversi opzioni disponibili potrebbero muoversi considerando:

carburanti alternativi (GPL, metano, biocarburanti di seconda generazione, idrogeno) che consentono riduzioni particolarmente efficaci dei livelli di CO2; tecnologie avanzate nei motori a combustione interna, ossia ottimizzare e sfruttare al massimo possibile l’energia contenuta nel carburante e resa disponibile dalla combustione, ridurre le dimensioni, adottare la più efficace iniezione diretta, promuovere sistemi che consentono di variare il rapporto di compressione, utilizzare turbo e sovralimentazione, controllare valvole a fasatura variabile, e così via.

Sulle soluzioni elettriche per una mobilità rinnovata vorremmo esporre in questo articolo, alcune riflessioni di sistema e qualche accenno non tecnico, giusto per scostarsi dal “coro” un po’ assordante che parla solo di “hardware”e fornire qualche spunto di riflessione. Molti sono gli elementi che rappresentano motivazioni e sfide che, inevitabilmente, conducono alla necessità di una nuova “mobilità”, ambientalmente meno invasiva, meno “impattante”, più sicura, più “inserita” nel mondo di profonda “inter-connessione” che ormai permea il nostro quotidiano.

I principali macro temi (forse, anche abusati nella loro diffusione, quantunque purtroppo ancora limitatamente adottati nell’impostazione industriale e nelle infrastrutture) sono quelli arcinoti: azioni necessarie per contribuire ad una migliore qualità dell’aria, in particolare nelle città; una migliore gestione delle risorse energetiche (anche sollecitata dalla sostanziale conclusione di un ciclo di vita “storico” del petrolio); la necessità di non registrare una quantità così incredibilmente elevata di incidenti stradali

Questo cambiamento non è affatto facile. Le condizioni per assicurare un positivo risultato non possono venire solo da uno sforzo “tecnologico” dell’industria dell’automotive nel suo complesso. A nostro parere sono indispensabili, sempre di più, azioni “di sistema” ma si leggono anche infinite dissertazioni sui più svariati argomenti, a volte iper-specialistici. L’insieme della componentistica ha un’importanza crescente e la ricerca e le applicazioni scientifiche in vari campi stanno progressivamente ridisegnando un “profilo” più realistico della fattibilità di questa evoluzione.

Per citare uno dei temi tecnici cruciali, percepiti come tali anche dal mercato dei potenziali utilizzatori, le nuove batterie per i veicoli elettrici iniziano ad avere caratteristiche tali da poter effettivamente essere un supporto per minimizzare i principali punti negativi (autonomia e tempi di ricarica). Ci sono però ancora temi aperti sulla “vita utile” di queste batterie, sulle modalità (e sulle velocità) di ricarica, sulla loro sostituzione, sui processi costruttivi, sulla sostenibilità complessiva delle materie prime utilizzate, sui processi e sulle modalità di smaltimento di queste batterie alla fine del loro “ciclo di vita”.

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L’intera “catena” che alimenta queste innovazioni deve essere all’altezza della sfida, non solo la dimensione iperstenica. Quindi per esempio:

  • La rete delle stazioni di ricarica deve essere capillare e deve essere sicura (sia per interazione dinamica con i consumatori e con i distributori di energia, sia per la salvaguardia di chi non è necessariamente tenuto ad essere uno specialista delle reti elettriche e dei rischi associati)
  • I costi dell’energia, e le “reti intelligenti” che mixano anche gli apporti delle energie provenienti da fonti rinnovabili, debbono assicurare al consumatore finale una quantità disponibile ad un prezzo conveniente
  • Se vogliamo ottenere un’innovazione consistente della mobilità, i prezzi dei prodotti finali sul mercato non debbono collocarsi su nicchie “elitarie”
  • Le nuove tecnologie in fase di test (vedasi guida autonoma) debbono aver raggiunto livelli di fruibilità concreti, immediati, con l’indispensabile sicurezza correlata.

Tutti siamo sempre più consapevoli (anche i gestori istituzionali delle politiche e degli strumenti normativi ed economici “facilitanti” questa evoluzione) che questo passaggio epocale coinvolge un’importante e vasta gamma di soggetti:

  • i costruttori di automobili
  • le reti commerciali di vendita
  • i produttori di tecnologia (batterie, punti di ricarica, software di gestione, integratori della distribuzione dell’energia, ecc)
  • i soggetti che assicurano adeguati livelli di assistenza e di manutenzione alle varie componenti di questo complesso sistema
  • i soggetti (istituzionali e privati) in grado di intervenire con adeguatezza e tempestività in caso di emergenze più o meno gravi
  • le assicurazioni
  • il legislatore
  • le aziende nazionali e locali che distribuiscono l’energia sotto varie forme
  • i “punti” di erogazione dell’energia che non necessariamente potranno continuare ad essere solo “singoli” e “puntuali” ma che, forse (come in parte già in atto sulla gamma di carburanti direttamente o indirettamente “a basso impatto”) potrebbero rivisitare la capillare rete di distributori tradizionali di benzine, gasolio, gas metano, gas naturale, etc.

Quando si parla di mobilità è opportuno non dimenticare che lo sforzo per un assetto più aderente ai temi ed alle sfide in essere non riguarda solo le autovetture ma deve comprendere anche i veicoli commerciali, i veicoli pesanti, i veicoli a due ruote, i quadricicli, forse anche le biciclette … . e, a nostro parere, le infrastrutture debbono essere poi coerenti con i nuovi “oggetti” circolanti.

Il cambiamento è complesso e “potente” e determina conseguenze importanti su interi comparti economici e quindi sui temi dell’occupazione e sulle evoluzioni riguardanti i profili di professionalità e i nuovi “mestieri”. Come tutti abbiamo ben compreso se non procediamo con la necessaria decisa gradualità e governiamo i cambiamenti sociali, l’idea di una rinnovata mobilità non sarà certamente un “bene comune”.

Il consumatore finale si aspetta delle certezze (che ancora non ha) al medesimo livello di quelle di cui oggi può godere.

Le questioni sono quelle di cui tutti parliamo: prezzi iniziali d’acquisto dei nuovi veicoli ragionevolmente concorrenziali, la garanzia di avere la possibilità “rifornire” il veicolo senza rischiare di rimanere senza….elettricità, la durata della vita utile dell’investimento, valori finali di vendita dell’usato, le facilitazioni fiscali, i parcheggi attrezzati, l’assistenza tecnica, l’autonomia, ecc.

Le risposte a questo insieme corposo di domande non ci sembra siano ancora organizzate sufficientemente in insiemi “compiuti”. Nessuno scetticismo, noi tifiamo per l’evoluzione, ma ci sembra utile vedere le cose come sono realmente.

Un ruolo importante sarà quello degli enti di “normalizzazione” e di “certificazione” e, naturalmente, il legislatore, da questi supportato, potrebbe/dovrebbe agire in modo da non assecondare la proliferazione di troppe soluzioni tecniche pensate solo per supportare “nicchie” commerciali (non solo di automezzi, ovviamente). Avete presenti le ricariche dei telefoni cellulari?

Ma ci sono altri temi, importanti, per poter dare risposte significative a tutte le sfide presenti sul tappeto:

  • Ad esempio un aspetto, meno “tecnico” dei precedenti, ma non per questo di minore importanza, è quello della contrapposizione odierna tra “mobilità personale“ e servizi di mobilità più “collettiva”, sia pubblica sia privata.
  • Le istituzioni pubbliche potrebbero assumere un ruolo di “soggetti trainanti” dell’evoluzione ad esempio azzerando nei loro parchi macchine la presenza di soluzioni di mobilità convenzionali e non corrispondenti con i criteri più avanzati di prestazioni (ambientali ma anche di sicurezza e di connettività).

Quali scenari? Quali le previsioni sui livelli di mercato? Ogni grande marca ha in questo momento delineato con attenzione la propria strategia.

E’ indubbio che sul piano collettivo è necessario focalizzare meglio i bisogni di mobilità e, conseguentemente, delineare ed ottimizzare le risposte che i veicoli elettrici potrebbero essere in grado di dare nei diversi stadi temporali di scenario.

La percezione complessiva individua sostanzialmente per i veicoli elettrici soluzioni di mobilità in aree urbane ex extraurbane. Risposte importanti per l’inquinamento atmosferico ed anche per altri aspetti ambientali non secondari (ad esempio l’inquinamento acustico).

Ma per le sfide in atto, almeno per il prossimo decennio, sarebbe importante riuscire a soddisfare le diverse esigenze di domanda ricorrendo alla presenza sul mercato di un mix differenziato di soluzioni tecnologiche/energetiche. In questo variegato, interessantissimo, contesto si muovono tutti i principali attori attenti alle evoluzioni e all’innovazione. Ci sono progetti ed iniziative più istituzionali ma anche “nicchie” progettuali di efficiente sforzo evolutivo.

Vorremmo citarne due, a nostro parere particolarmente interessanti, finalizzate entrambe ad incrementare i livelli di sicurezza, sotto due punti di vista differenti:

  • un progetto europeo denominato SAFER che focalizza proprio la gestione della transizione tra logiche e strumenti convenzionali e mobilità fortemente interconnessa, con caratteristiche di marcata autonomia di guida dei veicoli (progetto europeo partecipato in Italia da RISE srl, un’efficace start-up romana in collaborazione con R2M Solution di Pavia)
  • un’iniziativa che coinvolge il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (efficacemente supportato dalla Dr.ssa Speranza Boccafogli della Società Sinergie) per la creazione di un punto di eccellenza europeo anche per la gestione delle problematiche di sicurezza associate alle evoluzioni della mobilità (oltre ad una più ampia e vasta azione su tutte le tipologie di emergenze). L’iniziativa si chiama Centro FIRE ed è baricentrata a Reggio Emilia, sotto l’egida della Direzione Regionale e con una attenta supervisione centrale di Roma.

Noi pensiamo che il terreno specifico della tecnologia sia ottimamente presidiato. Riteniamo invece che nel campo della sicurezza, che ha molte accezioni differenti, ci possa essere molto da fare e non necessariamente solo sui temi tecnologici ma sui processi di integrazione e di “sistema”.

Giovanni Falsina – Giancarlo Vendramin



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