4 aprile 2019

BRAHMS AL TEMPIO VALDESE

Il Quintetto Arcadia e il pianista Daniele Defilippis


Più volte nella rubrica di ArcipelagoMilano abbiamo citato una particolare stagione milanese di musica da camera, e non solo, che si svolge in quella chiesa in mattoni rossi che si trova in via Francesco Sforza, quasi di fronte ai giardini della Guastalla, e che per molti milanesi è un po’ misteriosa perché si intuisce che non è una delle tante chiese cattoliche della città ma non è neppure chiaro a quale altra confessione essa faccia riferimento. E’ il Tempio della Comunità Valdese di Milano – la Chiesa Riformata le cui origini risalgono al XII° secolo, ben prima dunque della protesta luterana e del calvinismo (ai quali peraltro ha poi aderito) – dalle cui costole è nata l’associazione “Musica al Tempio” (www.musicaltempio.it) che da sei anni organizza, grazie all’accorta guida di Mimma Guastoni, una vera e propria stagione musicale.

Viola-01La stagione di quest’anno vede in programma quattordici concerti, da ottobre a giugno, tutti rigorosamente aperti al pubblico e gratuiti (con offerta libera per sostenere l’attività della fondazione e per l’ampliamento dell’organo Balbiani Vegezzi Bossi installato nella chiesa), che si tengono il sabato sera alle 20.30. Non solo concerti tradizionali, di solisti (pianoforte o organo) e di cameristi (con e senza pianoforte, trii, quartetti, quintetti) ma anche lezioni-concerti, saggi finali di masterclass, concerti per piccole orchestre e/o cori, con il lodevole sforzo di costruire ciascun programma su un tema specifico allo scopo di stimolarne l’approfondimento.

Sabato scorso il tema erano due dei quattro quintetti di Brahms, quattro composizioni molto diverse una dall’altra, sia perché sono state scritte in anni molto diversi – il primo quintetto è del 1864, quando l’autore aveva 31 anni, il quarto del 1891 quando ne aveva già 58 – sia perché le occasioni che le hanno generate si sono presentate in modo casuale. Le due opere centrali (l’opera 88 in fa maggiore e l’opera 111 in sol maggiore, entrambi nella formazione classica di due violini, viola e violoncello), ancorché splendide, risentono della nota difficoltà di Brahms nel comporre in assenza di masse o corpi sonori differenti da confrontare, contrapporre, far dialogare.

Il concerto al Tempio prevedeva però gli altri due, il primo e l’ultimo, scritti per quartetti di archi integrati da un altro strumento, rispettivamente con il pianoforte (l’opera 34 in fa minore) e con il clarinetto (l’opera 115 in si minore). Interprete il Quintetto Arcadia – composto da Yulia Berinskaya e Antonio Mastalli violini, Claudio M. Pavolini viola, Frieder Berthold violoncello e da Andrea Massimo Grassi clarinetto – al quale si è aggiunto, per l’opera 34, Daniele Defilippis al pianoforte.

Il primo di essi, con pianoforte, è il noto capolavoro che abbiamo ascoltato una settimana fa al Conservatorio nella sublime interpretazione del quartetto Hermès con Gabriele Carcano, del quale abbiamo riferito dettagliatamente nell’ultimo numero del giornale: è un’opera geniale, dalla genesi molto complessa (nata come Quartetto, trasformata in Sonata per due pianoforti e finalmente riscritta come Quintetto con pianoforte), tanto conosciuta e tanto eseguita che occorre essere molto preparati e sicuri per riproporla al pubblico di oggi. L’esecuzione dell’altra sera è stata decorosissima ma non entusiasmante, pianoforte e archi, non sufficientemente amalgamati, lasciavano trasparire un certo affanno.

L’ultimo quintetto, l’opera 115, nato per avere Brahms scoperto le straordinarie qualità del clarinetto, è concepito quasi come un Concerto per clarinetto e (una ridottissima) orchestra d’archi: è una delle ultime opere di Brahms che negli anni successivi, gli ultimi sei della sua non lunga vita, oltre ad alcune Fantasie, Intermezzi e Klavierstücke per pianoforte e ai bei Preludi-Corali per organo, ha composto solo (!) le meravigliose Due Sonate per clarinetto e pianoforte, opera 120, dimostrando così un tardivo ma grande interesse per lo strumento che stregò anche Mozart nella sua ultima stagione.

Andrea Massimo Grassi, l’animatore del Quintetto Arcadia, è un grande studioso e virtuoso del clarinetto e delle opere di Brahms per quello strumento. Autore di un importante volume di esegesi musicale Fräulein Klarinette, la genesi e il testo delle opere per clarinetto di Johannes Brahms (edizioni ETS, 2006) e di un fondamentale intervento su Fedeltà al testo e interpretazione musicale per il quinto Seminario di Filologia Musicale del Centro di Musicologia Walter Stauffer del 2006, ha curato nel 2000 la prestigiosa edizione “Urtext” della Henle Verlag di Monaco di Baviera del Quintetto brahmsiano per clarinetto ed archi.

Il lavoro che Grassi ha fatto e continua a fare con il Quintetto Arcadia nasce proprio dalla passione per quest’opera, e non è dunque difficile immaginare a quale livello interpretativo sia giunto l’altra sera al concerto nel Tempio Valdese. Una magnifica ed emozionante esecuzione da togliere letteralmente il fiato. (Noto, a parte, che i musicisti non dovrebbero, prima di suonare, raccontare e spiegare al pubblico la musica in programma; sono musicisti, non oratori, e neppure storici o critici. Ma in questo caso la dottrina, la simpatia e la verve di Grassi hanno fatto crollare ogni pregiudizio ed hanno molto aiutato il pubblico a capire e ad apprezzare i due Quintetti).

Segnalo infine che la stagione di Musica al Tempio non è finita e che sono previsti ancora tre concerti; sabato 4 maggio si terrà il concerto finale della Masterclass di violino e musica da camera del violinista valdese Daniele Gay, recentemente scomparso; il 18 maggio, in occasione di Piano City, vi sarà il recital pianistico “Gershwin in blue” del trentaduenne molisano Fiorenzo Pascalucci. Infine sabato 15 giugno le quattro giovani sassofoniste dell’Elise Hall Saxophone Quartet (www.elisehallsaxophonequartet.com) – sax soprano, sax contralto, sax tenore e sax baritono – concluderanno la stagione con una serata tutta Jazz. Da non perdere. La chiesa è grande, vi si trova posto arrivando anche all’ultimo momento, ma è bene sedersi abbastanza avanti per godere di una buona acustica.

Paolo Viola



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