12 marzo 2019

SIAMO UN SOLO PAESE

Sopratutto nelle disgrazie


Parallelamente al dibattito sull’autonomia differenziata regionale, emerge con evidenza il tratto unificante dell’Italia: il Paese dei fuochi. Con l’incendio di un capannone per stoccaggio, distrutto dal rogo appiccato il 14 ottobre 2018 si sollevò una colonna di fumo nera visibile da chilometri, e l’aria nella zona fu irrespirabile per giorni. Così lo smaltimento illecito di rifiuti è entrato nella cinta daziaria di Milano dopo averne definito in modo puntuale, incendio dopo incendio, la cintura, nera, della Città Metropolitana.

I quindici arresti, a seguito dell’indagine che ha toccato anche Verona e i capannoni affittati al quartiere San Massimo, rispondono alle accuse di traffico illecito di rifiuti, attività di gestione non autorizzata e intestazione fittizia di beni. Calchi Taeggi, Bisceglie, Santa Giulia, le sentenze “Cerberus” e “Parco Sud”, avevano già messo in luce l’attenzione della malavita organizzata, in particolare della ‘Ndrangheta, per lo smaltimento illecito di rifiuti attraverso il movimento terra. Ora è chiaro che anche la rete dello stoccaggio dei rifiuti e delle società che se ne occupano, è parte dell’articolazione dell’economia criminale e della sua presenza reticolare nel territorio

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Nella Milano che si vuole guida di un processo politico democratico non è più eludibile la questione della responsabilità amministrativa delle pubbliche amministrazioni nel rilascio delle autorizzazioni ambientali, dai rifiuti alle acque, dalle autorizzazioni uniche alla bonifica dei siti contaminati, e nei controlli relativi. La Città Metropolitana, nella sua XII newsletter del 2016, vantava una riorganizzazione improntata alla semplificazione, trasparenza, efficienza, capace di una riduzione, in un anno, dell’85% dell’arretrato di 2498 pratiche relative ai precedenti 14 anni 2001-2014. Alla luce degli incendi succedutisi in questi anni ci si deve chiedere quale coerenza c’è stata tra i provvedimenti per l’efficienza di procedure e organizzazione e la loro l’efficacia nella tutela della salute e del territorio nel rispetto della legge.

Le imprese della green economy, che coniugano innovazione e rispetto dell’ambiente, i cittadini e i sindaci dei suoi 134 comuni, possono contare su un sistema di autorizzazioni e di controlli che garantiscano condizioni di mercato e di concorrenza comuni a tutte le imprese, esistenti e possibili? Ad esempio, nella semplificazione delle procedure la Città Metropolitana si è deciso di ‘mantenere valida l’eventuale comunicazione di cessazione dell’attività inviata dall’azienda e non procedere a ulteriori verifiche’. Così si sono ignorate le conseguenze di lasciare senza controllo attività potenzialmente problematiche per l’ambiente e la legalità, anche alla luce dell’azione della criminalità organizzata nel territorio milanese che le sentenze Cerberus e Parco Sud hanno ben chiarito.

Quale modalità organizzativa è stata messa in atto per i controlli degli impianti di trattamento dei rifiuti? Quale criterio d’individuazione degli impianti da controllare è stato adottato? Quali i criteri per le procedure autorizzative della VIA? Qual è il numero di sopralluoghi effettuato annualmente? Nel 2016 i dipendenti della Città metropolitana di Milano che si occupavano di impianti di trattamento rifiuti erano 30.

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La Polizia Locale dell’ex Provincia rilevava tra il 60 e il 70% degli illeciti ambientali ora che la Legge 68/2015 ha definito i reati ambientali è stata pressoché smantellata.
Il Corpo di Polizia Locale della Città metropolitana di Milano, a seguito dell’evoluzione normativa (legge 56/2014, legge 190/2014, legge 125/2015, Circolare Madia), ha subito un drastico ridimensionamento: dagli oltre 80 operativi, fra ufficiali e agenti, coadiuvati da oltre dieci amministrativi, suddivisi in cinque Comandi territoriali, si è passati a un organico di soli 16 operatori, 5 amministrativi, cui va aggiunto un nucleo ittico venatorio, destinato in via esclusiva alle funzioni di vigilanza delegate dalla Regione Lombardia.

Il ruolo principale della Centrale operativa si è trasformato dalla gestione delle pattuglie di Polizia locale e dei collegamenti con i vari comandi territoriali, al coordinamento delle comunicazioni con GEV (Guardie ecologiche volontarie, che la Città Metropolitana ha privato della figura di coordinamento esercitata da una Posizione Organizzativa) e GVV (Guardie ittico venatorie volontarie), alla risposta costante al pubblico e, in caso di emergenze di Protezione Civile, alla gestione dei contatti tra Comando e funzionari o volontari dislocati sul territorio. 50 sindaci dell’Alto Milanese, appartenenti a tutti gli schieramenti, hanno condiviso un pronunciamento negativo nei confronti della VIA concessa dalla Città Metropolitana per la discarica della società SOLTER che interessa il comune di Casorezzo e quelli confinanti.

Nella VIA sono indicate 37 condizioni obbligatorie per ripensare il progetto è una condizione, in particolare, è ostativa alla concessione della VIA: la mancanza della distanza di 50 metri tra la discarica già esistente e quella in progetto. Ciò si aggiunge alla clausola ostativa del mancato rispetto delle convenzioni precedenti. La Regione ha indicato le modalità di misurazione dei 50 metri di distanza, tutte le forze presenti nel Consiglio Regionale hanno votato contro la localizzazione di una nuova discarica a Casorezzo, eppure l’efficienza semplificante della Città Metropolitana ha concesso la VIA.

All’orizzonte nessun raccordo tra la Polizia Locale Metropolitana e la Polizia Locale dei 134 comuni organizzati in zone omogenee. Di quale “modello Milano” stiamo parlando? Qui si butta il pattume sotto il tappeto e quando scotta prende fuoco.

Fiorello Cortiana

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  1. la regione dei fuochi. e non beccano un colpevolevedi sopra
    14 marzo 2019 • 10:02Rispondi
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