19 febbraio 2019
LA DROGA È LA CASA CHE NON C’È
Alle radici di un fenomeno drammatico
Da qualche giorno gira una campagna di sensibilizzazione dedicata soprattutto ai più giovani. Un manifesto forte, con due mani insanguinate che reggono una siringa sporca e tante pasticche. “IO DICO NO”, lo slogan che il comune di Milano usa per lanciare un messaggio contro la droga. Questo presuppone che si venga dipinti come una nuova generazione di consumatori. Fino a qualche giorno fa l’assessore Maran ha pubblicato vari post su Facebook riguardanti i giovani del bosco di Rogoredo. Uno tra questi, il più significativo, diceva: “Chi segue questa pagina sa l’impegno che stiamo mettendo per risolvere il tema dello spaccio a Rogoredo. […] sono cambiate le motivazioni […] il vero problema è il dramma di una generazione di ventenni che non ha vissuto il terrore dell’eroina e rischia di ricaderci. Non sarà un problema di massa come negli anni ’80, ma riguarda decine e forse centinaia di adolescenti lombardi che cadono in questo rischio da cui uscirne è dannatamente complicato, specie perché la società non è pronta a spiegargli prima come si deve i pericoli […]E’ un dramma cui dobbiamo prepararci di nuovo, tornare a parlarne in famiglia, nelle campagne in tv, nel nostro lavoro nelle istituzioni. Combattiamo il boschetto di Rogoredo, però combattiamo soprattutto quel bosco oscuro in cui rischiano di ricadere gli adolescenti, che non sta solo a Rogoredo”.
Benissimo, ma in Comune si sono mai chiesti, prima, che cosa spinge un giovane in questi vortici? Io credo che loro sappiano benissimo qual è la motivazione. Troppo spesso si dimentica che i giovani hanno anche bisogno di luoghi “identificativi” dove incontrarsi e condividere le proprie passioni. Dove possano aggregarsi anche di sera, senza dover stare buttati in pub o nelle discoteche. No alla droga, No all’alcol, in una città che offre solo questo alla sua vita sociale e al suo tempo libero. Quali sono i luoghi giovani ed artistici che presenta Milano? Corso Como? Corso Sempione? Colonne? A poco servono le campagne pubblicitarie se prima non si mette in condizione un giovane di vivere in condizioni soddisfacenti. La situazione di precariato lavorativo, combinato al caro affitti, mina lo stato psicologico dei giovani che non possono emanciparsi dalla famiglia di origine e costruire una propria realtà, ma si ritrovano a vivere forzatamente in una sorta di “adolescenza sospesa” – denuncia Anna Ancona, presidente dell’ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna.
Questi giovani vengono a cavallo della rivoluzione digitale, la loro epoca doveva essere quella del consolidamento economico e del benessere diffuso e invece è stata quella della peggiore crisi dai tempi della Grande depressione, il cui motivo sembra essere la mancanza di certezze, così continua l’ordine degli psicologi denunciando con grande umanità. Il rapporto Censis dice che tra il 2000 e il 2017 i salari in Italia sono aumentati dieci volte in meno che in Francia e Germania, se ne dovrebbe parlare continuamente e invece si sotterra l’argomento. Il PD sa perfettamente che uno dei bisogni primari è il minimo salariale, una dimostrazione lampante la dà il fatto che è stata messa tra gli obbiettivi primari della campagna elettorale del 4 marzo 2018: come mai dopo che la campagna è finita non continuano a parlarne e a farlo in modo incisivo se era uno degli obbiettivi primari?
Questo la dice lunga anche sull’onestà di pensiero del partito che gestisce Milano, un modello distruttivo di un governo rinominato dalla gente “radical chic” (che riflette il sinistrismo di certi ambienti culturali dell’élite, si atteggiano a sostenitori e promotori di riforme politiche e sociali più appariscenti e velleitarie che sostanziali). Siamo uno dei pochi paesi europei, 6 su 28, a non avere un salario minimo legale, forse qualche domanda bisognerebbe farsela. Queste sono le conseguenze di un malessere giovanile fortissimo, che porta (chi se lo può permettere e con tanti dubbi) ad andare a vivere all’estero (in merito ricordo i dati di emigrazione del 2017, governo Gentiloni, 285.000 giovani emigrati di cui 25.000 laureati), mentre l’altra parte a perdersi in questi posti (Rogoredo) spinti dalla noia e dalle circostanze nefaste. Quando inizieranno a realizzare le riqualificazioni giuste, che rispondano a necessità, invece di quelle omologate che riprendono meramente canoni della moda per ricevere complimenti illusori? Si è persa una grande occasione con gli scali ferroviari. Non si dà possibilità agli “outsider” di attuare progetti (tra questi ci sono i giovani, i cittadini e i professionisti, persone con notevoli capacità di innovare in modo rivoluzionario).
Si prova diffidenza verso chi cerca di svolgere attività che non hanno a che fare con identità socialmente riconosciute dalla casta, ma le persone offrono contributi straordinari e questi nel mondo hanno portato a cambiamenti unici (Alber Einstein, Elon Musk, Steve Jobs, Tesla ecc. persone che hanno rivoluzionato diversi settori senza studi riconosciuti). La giunta comunale di Milano lo sa bene questo, infatti organizza di proposito incontri professionali per proporre idee, poi palesemente rubate e date in pasto a studi raccomandati e privati che elaborano le informazioni, in favore però della classe dirigente e delle lobby invece che a favore delle necessità di un popolo.
Qui a Milano si favoriscono le “archistar”, gli architetti dei ricchi, che si relazionano allo stesso modo in tutti i luoghi, uniformano le richieste anche quando si attuano percorsi partecipati, occupandosi più dell’estetica del progetto che a presentare soluzioni attente ai bisogni, alla giunta questo va bene, perché ne estraggono gli interessi immobiliari che vogliono. Finché si ascoltano le persone sbagliate e si fanno orecchie da mercante su quelle giuste, volutamente, non si andrà da nessuna parte e questi saranno i risultati disastrosi sociali. Le campagne contro l’alcool ci sono, eppure i giovani bevono lo stesso perché è l’unico modo che trovato per divertirsi.
Servono nuovi luoghi culturali, creativi, giovani, attrattivi, a rappresentanza storica, contemporanei ed identitari! Una zona specifica che dia la possibilità di varietà, con strutture iconiche e con nomi iconici. Cosa deve venire a vedere un turista quando arriva a Milano? Come una città è schiava delle lobby? A volte un giovane con difficoltà fa uso di sostanze illegali, anche legali (medicinali), per cercare di affrontare e superare le sue difficoltà, dentro di sé vive da tempo un senso di insoddisfazione, poiché non riesce ad ottenere successo nelle mete che si era prefisso, oppure per noia, poiché non può impegnarsi in qualcosa che lo entusiasma, oppure ancora frustrazione per delusioni subite o perché si sente inadeguato nei confronti dei modelli sociali imposti, oppure per solitudine, insicurezza, non ha occasioni di esprimere il malessere in famiglia, o perché i genitori sono indifferenti ai suoi umori interiori, o sono impotenti, o ci sono già altri problemi per i quali un giovane non vuole dare ulteriori preoccupazioni.
Gli effetti, quando un individuo non intravede un futuro per sé e per la propria famiglia, sono ansia, inadeguatezza, depressione, stati di panico: i giovani incolumi invece non escono più di casa e non fanno più figli. Si cominciò tra gli Anni Sessanta e Settanta, osservando il mondo degli stupefacenti con affascinazione, in linea con il bisogno dei giovani di evadere da un mondo ostile, ingiusto e pericoloso, trovando rifugio in sensazioni e stati d’animo raggiungibili solo con l’ausilio di alcune sostanze. Poi, a partire dagli Anni Ottanta (da I ragazzi dello zoo di Berlino in poi) si è capito quanto potesse essere pericoloso e assassino quel tipo di piacere procurato, un piacere che si trasforma ben presto in dolore. Fino ad arrivare ad oggi, per un giovane utilizzare l’eroina difatti è un gesto estremo, per questo ai tempi nostri si usa maggiormente cocaina, ma questo dimostra che nonostante le campagne pubblicitarie degli anni 80 il problema “droga” non si è mai risolto, come invece Maran vuole far credere, semplicemente è cambiata la droga utilizzata.
Servono modelli da seguire e perciò servono luoghi che li creino, servono ambienti dove un giovane possa trasformare le frustrazioni in qualcosa di soddisfacente ed appagante, in opere creative straordinarie e rivoluzionarie, che dia potere a questi giovani troppe volte sfruttati per ingrassare la politica. Mi viene da pensare agli studenti universitari, sono aimè strumenti del governo. Le università si sono integrate al monopolio del potere, gli studiosi di scienze sociali dovrebbero comportarsi come critici responsabili e indipendenti dalla politica governativa, ma se ne fanno invece strumenti attivi, difatti gli studenti che escono dalle università sono omologati a pensieri precisi e forviati dalla realtà. Hanno uno schema di comportamento utile ad accrescere il potere della classe politica territoriale, lavorando in favore invece che contro quando necessario, mentre quelli che non si conformano a questa linea non trovano opportunità lavorative ed emigrano altrove. Inoltre il sistema universitario, su denuncia degli studenti, è mediocre, da riformare e deludente da un punto di vista occupazionale.
Laura Liyanage
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