26 gennaio 2019

MAGNOCAVALLO, RE DEL QUARTETTO

Si è spento a 81 anni lo storico presidente della Società del Quartetto


190124_Viola-02E’ impossibile non registrare la scomparsa di Antonio Magnocavallo come doloroso e grave lutto per la nostra città, sia perché abbiamo sempre riconosciuto nella Società del Quartetto l’istituzione musicale più significativa e raffinata della città (gran parte delle nostre recensioni e commenti si riferiscono proprio ai suoi programmi) sia perché negli ultimi trent’anni “il Quartetto” si è praticamente sovrapposto alla (e identificato nella) persona del suo Presidente.

Era un uomo difficile e spigoloso, ma era anche un uomo pieno di energia positiva e capace di grandi intuizioni, grazie alle quali è riuscito a trasformare un vecchio club privato di colti borghesi (talvolta più snob che colti, vi si entrava solo quando qualcuno, morendo, lasciava un posto vuoto) in una grande istituzione musicale totalmente aperta al pubblico e capace di offrire programmi e progetti musicali assai diversificati ma sempre di elevatissima qualità.

Non era facile lavorare al suo fianco e per questo il Consiglio di Amministrazione del Quartetto così come l’équipe che lo gestiva erano soggetti a frequenti turnover; dimissioni ed abbandoni hanno spesso tormentato il gruppo di testa della Società e tuttavia nessuno ha mai potuto disconoscere la centralità e la forza della presenza di Antonio Magnocavallo, prima Consigliere, poi Vicepresidente esecutivo e infine, da tredici anni ad oggi, Presidente a tempo pieno. Centralità e forza che derivavano dall’amore e dalla passione, assolutamente fuori del comune, per la musica e per il “suo” Quartetto.

Quella del Quartetto è una storia molto milanese; è stata raccontata nel bellissimo volume “La musica borghese: Milano e la Società del Quartetto”, a cura di Oreste Bossini con le fotografie dell’indimenticabile Vico Chamla, stampato da Archinto nel 2014 in occasione dei 150 anni della Società. In quel libro emerge con grande chiarezza la figura di questo Presidente un po’ padre-padrone e la sua determinazione nell’inseguire sogni e nel realizzare progetti coraggiosi. Fra questi non si può non ricordare la famosa esecuzione “integrale” delle 250 Cantate di Bach articolata in oltre 90 concerti, tenuti nelle più belle chiese di Milano dal 1994 al 2004, con la partecipazione di 40 direttori, 37 orchestre, 32 cori e ben 183 solisti. Un’impresa allora nuova per l’Europa, e tuttora unica in Italia, il cui merito fu tutto suo – ancorché condiviso con Maria Majno che ne fu la precisa e solerte organizzatrice – che ci fece conoscere tanta musica scarsamente eseguita (almeno in Italia), ambienti poco frequentati e di grande suggestione, magnifici musicisti provenienti da mezzo mondo. Di più, quell’integrale consentì un confronto di altissimo livello con la scuola di pensiero che patrocinava le esecuzioni cosiddette “filologiche” della musica barocca, permettendo a noi ascoltatori di farci una idea precisa del suo valore e del suo significato.

Antonio Magnocavallo, per tutti diventato semplicemente il “Magno”, è stato forse il principale protagonista della scena musicale milanese di questi ultimi decenni e lo ha fatto con grande dignità e professionalità. Non è un caso che ieri, al suo funerale, la chiesa di San Marco fosse gremita (il ricordo delle visite di Mozart, delle esequie del Manzoni o del Requiem di Verdi è palpabile sotto quelle volte) e che i volti dei presenti fossero in massima parte gli stessi di chi riempie tutti i martedì la sala Verdi del Conservatorio. A dare consistenza a questa immagine, le esequie – turbate da una omelia a dir poco imbarazzante, almeno per i non pochi laici presenti – sono state accompagnate da musiche di Mozart (K. 465 in do maggiore) e di Beethoven (opera 130 in si bemolle maggiore e opera 59 n. 3 in do maggiore) eseguite dal Quartetto di Cremona che come si sa è legatissimo alla Società del Quartetto e grande beniamino del suo pubblico.

Con la scomparsa di “Magno” il Quartetto sicuramente cambierà; sarà molto difficile tenerlo sulla stessa rotta senza quel timoniere. E sarà anche molto difficile cambiarlo in meglio. Ma la città ci conta, lo pretende, perché il Quartetto è uno dei vanti di Milano e un patrimonio che non può andare disperso. Al successore (potrebbe forse anche essere una signora, chissà) tocca un compito delicato e impegnativo. Anche ai Consiglieri che lo/la eleggeranno, dunque. Speriamo che siano adeguatamente illuminati.

Paolo Viola



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  1. andrea sacerdotiUn grande Presidente ! Lo ricorderemo sempre nella sala Verdi del Conservatorio ai concerti del martedì con affetto e riconoscenza.
    30 gennaio 2019 • 09:01Rispondi
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