23 gennaio 2019

IL SILENZIO CHE RIMANE

Un amore già fragile, una fine cruenta, e poi...


Bellon-LibriMatteo Ferrario
Harper Collins, 2019
pp 276, euro 17,00

C’è sempre un silenzio che rimane quando uno dei due se ne va, ma a trent’anni sembra inconcepibile, soprattutto se questo avviene per mano di un ragazzo di origini pakistane che irrompe in un negozio armato di pistola.

Questa volta Matteo Ferrario, architetto e giornalista, ci presenta un romanzo – “Il silenzio che rimane” (Harper Collins), in libreria dal 31 gennaio – che fa riflettere sul lato oscuro di ciascuno di noi, partendo dalla crisi di coppia fino ad arrivare al dolore della perdita di chi amiamo che spesso scatena le nostre pulsioni più profonde.

“Eravamo stati felici, su questo non c’erano dubbi, ma nessuno dei due ricordava di preciso come fosse stato possibile.” Inizia così la storia di Davide e Valentina, marito e moglie, divisi quasi inconsapevolmente da una muraglia invisibile, che si è stratificata di giorno in giorno con sedimenti di pensieri e interessi individuali. Essere vicini e lontani nello stesso tempo, dormire nello stesso letto, allungare il piede fino a toccarsi, eppure essere così distanti fino a diventare estranei, persi nelle proprie preoccupazioni.

Il quadro che ci descrive l’autore, tuttavia, non è irreversibile. L’incipit del cambiamento sta in una dichiarazione “voglio tornare a quello che eravamo prima”. Superata la crisi coniugale, nel tentativo di ricostruire gli otto anni precedenti, la coppia ha un appuntamento con il destino, troppo spesso nemico della felicità.

Mentre Davide e Valentina si trovano in una caffetteria del centro, un giovane entra nel locale, rivendicando giustizia per il fratello licenziato e non intende far uscire i venti ostaggi finché non otterrà quello che vuole. Dopo diciannove ore di sequestro, intervengono le forze speciali. Nel blitz, perde la vita il sequestratore, il titolare del negozio, e muore anche Valentina.

Davide non riesce a superare il lutto. In un mondo senza lei, tutto diventa irrilevante. E quando una delle sopravvissute all’agguato, la web star e blogger Marina, partecipa a una trasmissione televisiva e il dolore di quella vicenda diventa materia di spettacolo, in Davide saltano tutti gli equilibri consolidati della sua esistenza di sopravvissuto. La mancanza di compassione che sente attorno alla fine di Valentina diventa un prolungamento della follia in cui era rimasta vittima.

Oltre l’odio, il rimorso prende il sopravvento: il rimprovero di non essersi buttati nel futuro, senza troppi calcoli e senza permettere che il mondo allontanasse l’uno dall’altra. Ferrario sa dipingere la fragilità umana, nella ricerca di un’esperienza estrema, priva di un ritorno. Per poi farci capire che siamo semplicemente dei sopravvissuti. Essere vivi è un privilegio a cui non si può abdicare. Quel che possiamo fare è essere testimoni di ciò che ci accade e di chi ci è stato accanto.

Cristina Bellon



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