12 gennaio 2019
DEMOCRAZIA AVVELENATA
Il potere politico senza controllo
Dario Antiseri è uno dei più importati filosofi italiani, conosciuto in tutto il mondo. Il suo “Manuale di filosofia”, scritto con Giovanni Leale, ha formato generazioni di studenti. È specialista del moderno pensiero liberale angloamericano e austriaco. Il suo pensiero non ha nulla di debole. È fortemente positivo ed è agli antipodi di ogni dogmatismo. In particolare, Antiseri ha contribuito a divulgare il pensiero di Karl Popper, in Italia. Al suo attivo ha decine di saggi. Ora torna in libreria con “Democrazia avvelenata” (Rubettino, pp 198, euro 13,00), insieme a Enzo di Nuoscio, ordinario di Filosofia della scienza e direttore del dipartimento di Scienze umanistiche, sociali e della formazione, e Flavio Felice, ordinario di Storia delle dottrine politiche; entrambi presso l’Università del Molise.
Che cosa significa democrazia? Si parla di società democratica quando ci si avvale di regole che permettono ai cittadini di rimuovere i governanti senza spargimento di sangue. Il termine democrazia evoca la libertà di religione, di stampa e di parola, libertà di impresa, di insegnamento, di rappresentanza politica. Non solo. È molto importante chiedersi come controllare il potere politico. In democrazia non esiste il privilegiato che ha la verità assoluta. Ogni volta che si è verificata questa condizione, i leader prima hanno promesso paradisi in terra e poi hanno creato rispettabili inferni. Il fondamento della democrazia mette in evidenza, prima di tutto, che noi siamo esseri fallibili. La persuasione della fallibilità ci pone in ascolto di idee nuove e migliori, dalle quali poi ha origine la discussione e il contradditorio. Dove non si discute? Nelle grandi dittature e nelle grandi utopie del 900. Siccome io so cosa è vero, te lo impongo con lacrime e sangue.
Gli autori sostengono che la democrazia sia avvelenata. Oggi i politici non argomentano e vivono di un insulto dopo l’altro. L’attività più razionale che esiste, cioè la scienza, cresce per congetture e confutazioni. “Nel campo di coloro che cercano la verità non esiste nessuna autorità umana e chiunque tenti di fare il magistrato viene travolto dalle risate degli dèi”. È questo il messaggio epistemologico di Albert Einstein. Lo stesso di quello di Karl Popper: “L’errore individuato ed eliminato costituisce il debole segnale rosso che ci permette di venire fuori dalla caverna della nostra ignoranza.” Il razionale – nella vita, nella scienza e nella politica – non è chi vuole avere ragione, ma chi vuole imparare dai propri errori e da quegli altrui.
Il fatto che la politica abbia a che fare con problemi importantissimi, riguardanti l’intera comunità, richiede il massimo della razionalità umana. Il politico è colui che fa delle proposte, indubbiamente, ma è attento alle conseguenze, prevedibili e imprevedibili, e le osserva. Perché, come sosteneva il Cardinale di Richelieu, “bisogna ascoltare molto e parlare poco per governare bene uno Stato”. Il critico dunque non è un nemico. È il più importante collaboratore, esattamente come sosteneva Seneca: “Quando un tuo amico ha responsabilità pubbliche l’unico dono che gli puoi fare è una critica”.
Non basta il consenso per avere una democrazia. Si è visto, nel passato, come il massimo consenso porti alla dittatura e alla negazione della libertà. La forza della democrazia sta nel dissenso, quello che Popper chiamava la battaglia delle idee, dove la possibilità di combattere con le parole, invece che con le spade, è la base stessa delle istituzioni legali e parlamentari.
Gli autori oppongono una difesa filosofica, storica e sociologica della democrazia, in cui l’assunto non è una realtà acquisita per sempre. Bisogna essere cauti. Il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza.
Cristina Bellon
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