13 dicembre 2018

SYMBIOSIS OVVERO LA CITTÀ IMMAGINATA DALLA NUOVA PIAZZA OLIVETTI


Il 27 settembre scorso sono state inaugurate insieme Milano Green Week 2018 e Piazza Adriano Olivetti, uno spazio privato aperto all’uso pubblico di 13.000 mq., progettata dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel e dal paesaggista Carlo Masera, collocata tra la Fondazione Prada di Rem Koolhaas-OMA e il nuovo Headquarter building di Fastweb, progettato anch’esso dallo studio Citterio-Viel. Si tratta di un primo intervento di 20.500 mq di un più ampio masterplan ideato e realizzato da Beni Stabili SIIQ del gruppo Covivio, che alla fine avrà una dimensione di 125.000 mq. e che vuole diventare il nuovo business district di Milano.
Symbiosis, questo è il nome del progetto, propone una città nuova che entra negli isolati, storicamente chiusi dalle mura delle aree industriali dismesse, oggi collocati in una posizione strategica a ridosso dello scalo di Porta Romana e a metà strada tra Piazza Duomo e il Parco Agricolo Sud Milano.

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Il termine Green viene attribuito a Symbiosis non solo per l’aumento di verde e per le prestazioni di efficienza energetica e attenzione ambientale che lo caratterizzano, ma anche per l’offerta di tutti quegli spazi aperti disponibili all’uso comune che si presentano come opportunità di possibili appropriazioni temporanee, come nuovi luoghi dell’abitare.
Green, sostiene Patricia Viel, significa anche progettare luoghi dove poter lavorare, rilassarsi, camminare e fermarsi, comunicare, condividere… è una idea di spazio pubblico che diventa un contenitore di attività umane individuali o collettive possibili, così come accade in Piazza Olivetti, anche per la sola presenza di tavoli e panche, di una fontanella, di ombra, di una rete wireless e di grandi spazi vuoti occupabili. Il progetto dunque invita ad una riflessione su che cosa rende uno spazio aperto riconoscibile come uno spazio pubblico.

Secondo Patricia Viel “Lo spazio per essere definito pubblico deve essere abitabile, ovvero sicuro, illuminato, pulito, connesso. Ormai è impensabile fare uno spazio pubblico se non c’è una connessione Wi-Fi. E poi lo spazio pubblico deve assolutamente integrarsi con il sistema della mobilità mista, proprio perché ci interessa attivare questa sorta di nuovo modello di movimento nella città. Lungo un medesimo tragitto tu puoi prendere una bicicletta, puoi fare un pezzo a piedi attraverso la piazza perché ti fa piacere e dall’altra parte della piazza salire su una Car2go. Lo spazio pubblico deve favorire quest’utilizzo della città, deve essere uno strumento di uso della città.”

Piazza Olivetti si presenta allora come una sorta di manifesto programmatico sui caratteri e sulle componenti dello spazio pubblico oggi. “La piazza è la città” dice Patricia Viel proponendo una sorta di spostamento del centro di interesse del progetto dal pieno degli edifici a quello che in passato era considerato il vuoto tra gli edifici e che invece ora acquisisce un valore di pieno architettonico.
Lo spazio della piazza è organizzato in tre fasce ampie e non precisamente concluse al confine con le strade urbane, lasciando un senso di indefinito che rende questo luogo aperto e inclusivo rispetto all’intorno preesistente. Un senso di accoglienza e inclusione si ritrova anche nel ripetersi delle immagini del paesaggio circostante riflesse sulle pareti vetrate dell’edificio Fastweb e sulle superfici specchianti dell’acqua delle fontane.

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L’edificio sembra rinunciare ad una propria partecipazione al disegno della piazza scomponendosi in una visione fatta di riflessi che cedono alla Fondazione Prada e al luogo intorno la parte dei protagonisti. In realtà questo fare un passo indietro è solo apparente. Attraverso il moltiplicarsi delle immagini si crea una sorta di visione onirica che compie una operazione di decostruzione e ricostruzione dei luoghi in una loro nuova rappresentazione. La facciata vetrata e l’acqua delle fontane diventano così dispositivi di produzione di immagini di paesaggio secondo sequenze infinite di percezioni istantanee.
Verso la Fondazione Prada c’è l’ampia fascia del Giardino ruderale, verso l’edificio Fastweb c’è una sequenza di vasche che richiamano alla memoria le distese d’acqua delle risaie; al centro si colloca la parte più minerale della piazza, quella pavimentata in pietra di Luserna e bordata con conci e lastre in granito bianco, che si organizza in un’area piantumata con bellissimi Prunus pado, i ciliegi tipici dei boschi umidi lombardi con i loro fiori a grappolo bianchi, e in un’area completamente vuota affacciata sul Giardino d’acqua.

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Il Giardino d’acqua, realizzato dentro alla grande fontana, in parte immerso e in parte emerso, ripropone una sezione delle sequenze vegetali legate all’altezza d’acqua disponibile sulle rive di stagni e canali. Un frammento di didattica botanica che unisce la varietà di specie alle proprie esigenze ambientali diventando racconto e condizione per un prossimo e certo insediamento di biodiversità. Anche la presenza del Giardino ruderale ha valore di costruttore di biodiversità e insieme di provocazione e spostamento dell’immaginario collettivo.

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L’inserimento del Giardino ruderale nella piazza va a modificare il riferimento, univoco e generale, alla presenza di giardini classici all’interno di spazi pubblici, per eleggere qui invece il mondo vegetale tutto al riconoscimento di un suo valore estetico adeguato anche ad un ruolo di “rappresentanza”. Si suggerisce ai visitatori la percezione di una sorta di ritaglio di naturalità apparentemente disordinata. Le specie più umili e a crescita spontanea nei luoghi abbandonati vengono qui artificialmente e sapientemente ricomposte come in un grande frammento della memoria.
Ma quale città immagina Symbiosis? Carlo Masera direbbe una città metropolitana dove il Parco Agricolo Sud possa essere letto come il suo nuovo Central Park, per cui Milano non sarebbe altro che uno dei villaggi che stanno intorno a questo ambito territoriale che ne costituirebbe il centro dove trovare nuovi luoghi da abitare, nuove relazioni e opportunità, una nuova e più consapevole attenzione ambientale. “Stiamo immaginando il sistema dello spazio aperto come una sorta di ponte tra la città compatta e i suoi territori aperti” (Masera). “Stiamo sognando di realizzare un ponte ciclopedonale che attraversi lo scalo di Porta Romana” (Viel).

Monica Manfredi



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  1. patrizia fagnanipeccato, non si riesce a condividere l'articolo Symbiosis su linkedin, non dà la preview
    20 dicembre 2018 • 18:00Rispondi
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