7 dicembre 2018
UNIVERSO CAPOVOLTO
Dall’esperienza di un sopravvissuto: Carlo Alberto Rinolfi
7 dicembre 2018
Dall’esperienza di un sopravvissuto: Carlo Alberto Rinolfi
Ospedale Maggiore di Milano. È l’una di notte del 6 novembre 2007. Codice rosso! Un’improvvisa dissecazione all’aorta di tipo 1 colpisce un uomo. Il suo corpo infreddolito è sotto i ferri dell’equipe di cardiochirurghi. Dodici ore di intervento. Una vita appesa un filo.
Sembra l’incipit di un romanzo thriller. Invece è la biografia di Carlo Alberto Rinolfi, laurea in sociologia e Master in Business Administration in Bocconi, fondatore di Mondonline, network professionale di consulenti per l’integrazione in rete dei disabili e la realizzazione di progetti utili alla comunità.
Universo Capovolto (pp 478, euro 18,50), pubblicato da Edizioni Angera Films, racconta l’esperienza di un sopravvissuto che, a 56 anni, si è trovato su una sedia a rotelle. Emozionante e spesso persino spiritoso grazie all’ironia dell’autore, il libro è ricco di riflessioni sulla condizione umana nella malattia, sull’etica, sulle religioni. Ed è in sintonia con la Giornata Internazionale delle persone con Disabilità, celebrata lo scorso 3 dicembre, una giornata speciale di considerazioni, creatività artistica e sensibilizzazione sul tema del pieno godimento di diritti, dignità e libertà delle persone disabili.
L’unica voce è quella di Rinolfi che in equilibrio tra dramma e sarcasmo descrive cosa accade quando si arriva al limite estremo della vita, quali risorse si attivano per sopravvivere e come entrano in gioco i vissuti più incredibili e le coincidenze inimmaginabili che vanno oltre il tempo e lo spazio, fino a oltrepassare la logica umana.
Ormai è ben più che una diffusa tendenza quella d’una narrativa incentrata su casi di premorte. Storie rivisitate da diverse prospettive, con le quali la scrittura si trova a misurarsi col rapporto realtà-mistero, e che, nel caso di Rinolfi, è per certi aspetti eccezionale per l’introduzione di elementi di inquieta genialità non casuale, dando così corporeità e sviluppo a un dramma che non ha speranza se non nell’accettazione e nell’adattamento della nuova condizione. Non c’è modo di sonnecchiare, quando si legge. E non c’è modo di distrarsi, anche quando nell’argomentazione severa qualcosa necessariamente sfugge. Semplicità e complessità, il passaggio dall’infinitamente piccolo di un sintagma all’infinitamente grande di un pensiero o di una visione extracorporea: ecco qual è, tra i tanti, il fascino di questa biografia.
Un vivere con uno sguardo che sa vedere quello che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno vede. La scommessa di Rinolfi sta proprio in questo: poggiando sulle sue poche forze, e grazie anche a quegli innumerevoli istanti ospitati dai palcoscenici della vita, ricostruire l’anima tormentata di uomo vivace che si trova su una sedia a rotelle a cercare un motivo per continuare a vivere.
Ma proprio la scelta dell’autore di una personale visibilità nell’essere da esempio è la base di questo libro che si muove su due binari: quello ricostruttivo di una vita, ma soprattutto quella interiorità che si trova a fare il conto con il suo nuovo corpo, col dubbio del proprio destino.
Di qui un procedere narrativo che insegue Rinolfi nel suo percorso vita. Un racconto dall’avvio drammatico, dove però il merito dell’autore sta in una scrittura che si fa via via più struggente, e coinvolgente, pur tra la crudeltà del destino e dei suoi rispettivi sguardi: ora sgradevoli e ora teneri.
Cristina Bellon
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