12 giugno 2018

sipario – PASSO D’AVVIO: ESAMI FINITI, LA SCUOLA SUL PIERMARINI


foto_1_FB_Gymnopedie-di-R.-Petit-foto-di-Marcello-Chiappalone-2Sono sicuramente più noti i passi d’addio: grandi artisti che omaggiano il proprio pubblico e i propri fan con uno spettacolo di cui sono protagonisti per salutare le scene. Tuttavia, questo di ogni giugno della scuola sul palco del Teatro alla Scala, soprattutto per i diplomati, è più che altro un passo d’avvio. Avvio alle scene del professionismo, al lavoro consapevole e anche a nuovi problemi.

A fine maggio si sono diplomati gli allievi dell’ottavo corso a inizio giugno danno l’ultimo spettacolo prima di dedicarsi all’esame di stato per la maturità. Momenti intensi, che non si scorderanno facilmente e anche lo spettacolo è concepito come un recupero del repertorio della scuola e per una conseguente maturazione dei ruoli, della coreografia e della tecnica.

Gli allievi hanno danzato una nuova Présentation di Frédéric Olivieri sul Concerto n°23 di Mozart con un assolo al pianoforte, che intraprende una collaborazione con il Conservatorio G. Verdi di Milano.

Segue Gymnopédie di Roland Petit. Sulla 1ère Gymnopédie di Erik Satie trae lo spunto nel nome dalle Gimnopedie (gymnopaidiai), feste spartane in onore di Apollo, Artemide e Letò, in cui con danze e canti gli efebi nudi sfilavano e si esibivano nell’agorà, gareggiando pure in giochi atletici cittadini. Come la gioventù spartana doveva dimostrare la sua prontezza all’ingresso nella società degli uomini, anche la coreografia di Roland Petit sembra mantenere questa valenza originaria, mostrando nell’assolo iniziale che continua nel pas de deux una crescita progressiva dei giovani che si conoscono e diventano pronti alla relazione.

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Torna un grande classico della scuola di ballo, lo Schiaccianoci di Olivieri, che ha avuto un grande successo negli anni ed è stato riproposto in numerose tournées. Per lo spettacolo di questo giugno sono stati riprodotti alcuni estratti dei momenti più salienti.

Il libretto ‘zuccherato’ di Petipa (1892) nasce dalla favola Histoire d’un casse-noisette [Storia di uno schiaccianoci] di Alexandre Dumas senior (1844), versione edulcorata del racconto a tinte fosche Nußknacker und Mausekönig [Lo schiaccianoci e il re dei topi] di Ernst Th.A. Hoffmann (1816). Moltissime le versioni coreografiche dello Schiaccianoci dopo l’originale, da Vajnonen a Nacho Duato passando per l’intensissima versione di Rudol’f Nureev, che riprende le tinte fosche dell’originale racconto di Hoffmann e le porta sul piano psicoanalitico del passaggio adolescenziale. Tuttavia, Olivieri ha voluto ispirarsi alla prima coreografia, quella di Lev Ivanov: infatti, i ruoli di Clara e della Fata Confetto sono sdoppiati, a differenza della versione Nureev, e sdoppiati sono pure i ruoli dello Schiaccianoci e del Principe (pas de deux della Fata Confetto).

Uno dei momenti più interessanti è il secondo atto che presenta piccoli quadretti con danze di carattere, tipico del balletto classico di Petipa della Russia zarina: il quadro spagnolo, il cinese, il francese e, soprattutto, i famosi salti del trepak russo e la sensualissima, elastica danza araba. Indimenticabile il pas de deux della neve e i due grandi valzer quello dei fiocchi di neve (atto I) e quello dei fiori (atto II).

Piccolo Teatro Strehler dal 26 al 29 aprile 2018 Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala Fondazione Accademia Teatro alla Scala Défilé ideata da Frédéric Olivieri musica Richard Wagner Gymnopédie coreografia Roland Petit musica Eric Satie La stravaganza coreografia Angelin Preljocaj musiche Antonio Vivaldi, Evelyn Ficarra, Robert Normandeau, Serge Morand, Ake Parmerud Gaîté parisienne suite coreografia Maurice Béjart musica Jacques Offenbach

Gaîté parisienne di Béjart è stata a buon diritto collocata a chiusura della serata: infatti, nella sua allegria e nel suo romanticismo vede un grande plauso del pubblico e una più intensa partecipazione degli allievi. Gaîté parisienne è un pezzo perfetto per una scuola. Il tema è molto vicino al loro vissuto: un ragazzino con la passione per la danza (e anche per la “dolce vita”, la gaîté che Parigi offre) dovrà lavorare sodo se vorrà diventare un danzatore, perché è nato senza un particolare talento fisico.

Bim è in parte lo stesso Maurice Béjart che ha fatto la coreografia. I suoi compagni di studio sono anche la metafora di un talento, chi salta, chi gira, chi ha uno spirito romantico, chi aggressivo, chi è bravo nelle tenute, chi nella dinamica. La sua maestra, una funerea, tenera russa trapiantata a Parigi, è anche lo spirito (tutto Béjart) un po’ new age della vita e al contempo della morte. Il lavoro, duro lavoro di studio della tecnica che la maestra russa impone come un mantra ripetuto ossessivamente nelle orecchie di Bim.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto 1 di Marcello Chiappalone: Gymnoépedie. Foto 2 di Margherita Gnaccolini: Lo schiaccianoci. Foto 3 di Anna La: Gaîté parisienne.

 

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org



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