5 giugno 2018

DAL “MUSEO NAZIONALE DELLA RESISTENZA” AL GENERICO “SPAZIO RESISTENZA”

Una lunga storia di incomprensioni. Cosa succederà ancora? Non si sa


A settembre 2016, si viene a sapere che il Ministero dei Beni Culturali, il Comune di Milano e l’INSMLI-Ferruccio Parri (Istituto Nazionale Storia del Movimento di Liberazione in Italia) avevano sottoscritto una convenzione che assegna al Comune di Milano 2.500.000 di euro per la realizzazione nella Casa della Memoria di un Museo Nazionale della Resistenza. Vengono conferiti 250.000 euro all’INMSLI per l’elaborazione di un progetto comprensivo dei contenuti storici, documentali, tecnici, espositivi e comunicativi.

06banfi21FBIl Comune di Milano aveva assegnato il 24 aprile 2015, con una convenzione in comodato gratuito per 19 anni, la Casa della Memoria alle cinque Associazioni che la presidiano: INSMLI, ANPI, ANED, AIVITER (Vittime del terrorismo, Piazza Fontana 12 dicembre ’69), con l’impegno di svolgere una attività di Memoria Attiva, di divulgazione, di educazione civica, di approfondimento e conservazione di materiali a disposizione di studiosi e cittadini dei periodi storici di riferimento delle singole associazioni quali: la conquista violenta del potere fascista, il ventennio fascista, le leggi razziali, la seconda guerra mondiale, la Resistenza, le Deportazioni politiche, militari e razziali, la strategia della tensione culminata a Milano con la strage di piazza Fontana, supportata dagli oltre 90.000 libri e dai fondi dell’istituto Parri.

Si può affermare che le attività svolte in Casa della Memoria, dove ci sono circa 370 mq per l’allestimento di mostre e 100 posti a sedere per le conferenze, abbiano ampiamente corrisposto a quanto previsto e disposto dalla convenzione: un bilancio positivo, costato un grande sforzo organizzativo, fondato sul volontariato degli associati.

L’Istituto Parri, aveva costituito un gruppo di lavoro di storici e specialisti in comunicazione multimediale e di allestimento museale e scenografico, coordinato dal prof. Marcello Flores, che è anche il rappresentante del Parri nel comitato di gestione della Casa della Memoria.

ANED, come le altre associazioni presenti nella Casa della Memoria, chiedeva di essere informata in modo esauriente ottenendo risposte interlocutorie e reticenti fino a che, in data 23 novembre 2016 in una riunione del comitato di gestione, presieduto da Andrea Kerbaker, direttore della Casa della Memoria nominato dall’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, veniva illustrata verbalmente un’ipotesi di allestimento del Museo Nazionale. Per parecchio tempo non è stato possibile disporre degli elaborati del progetto. Il progetto fu consegnato dal vicepresidente INSMLI, Alberto De Bernardi, in via breve (!) a Roma solo al presidente nazionale dell’ANPI, il senatore Carlo Smuraglia, e quindi trasmesso all’ANPI provinciale di Milano e girato all’ANED in copia riservata. Solo dopo altre pressanti richieste, trascorso un mese, fu consegnata all’ANED una copia “ufficiale” del progetto.

Esaminatolo con attenzione, ANED ha prodotto un documento dal titolo: “Museo Nazionale della Resistenza e delle Deportazioni. Milano, città medaglia d’oro della Resistenza merita qualche cosa di più”. Nel documento si sostiene che le associazioni che presidiano la Casa della Memoria avevano ottemperato completamente agli impegni assunti in convenzione, occupando stabilmente con le proprie attività il piano terreno della struttura; che la sottrazione degli spazi da parte dell’allestimento museale avrebbe impedito le attività concordate nel progetto di Memoria Attiva; e che, comunque, i 350 mq agibili sarebbero stati assolutamente insufficienti per la realizzazione di un Museo Nazionale della Resistenza. Chiedevamo anche che l’intitolazione del Museo venisse estesa alle “Deportazioni”, politiche, razziali e militari, considerate a tutti gli effetti come parti integranti della Resistenza e della lotta di Liberazione dall’occupazione nazi-fascista dell’Italia.

Si proponeva anche, essendo in corso in Consiglio Comunale l’esame dei provvedimenti riguardanti gli scali ferroviari, un funzionale e completo Museo della Resistenza potesse essere localizzato nello scalo Farini, utilizzando le risorse conferite da MIBACT. Proposta non velleitaria in quanto recentemente si è pensato al trasferimento allo scalo Farini dell’Accademia di Brera, per consentire finalmente la realizzazione completa della Pinacoteca, eccellenza milanese.

Si chiedeva inoltre che la realizzazione del Museo Nazionale fosse il frutto di un confronto aperto, con un metodo partecipato e trasparente, con l’utilizzazione delle competenze accumulate da tutte le associazioni che rappresentano la Resistenza e l’antifascismo.

Il 9 giugno 2017 il Sindaco Sala inviava un’email alle associazioni concessionarie della Casa della Memoria, in cui affermava: “… l’obiettivo comune di dare a Milano e al Paese uno spazio nazionale dedicato alla Resistenza, degno per caratteristiche e collocazione della storia della Liberazione Italiana, è finalmente a portata di mano…”. Confermava che il Ministero aveva individuato “… fin da subito la Casa della Memoria come sede del progetto… il Comune di Milano ha condiviso tale scelta:” una decisione definitiva senza possibilità di ascolto e di ricerca di condivisione.

Il 19 giugno 2017 ANED rispondeva lamentando la perentorietà della realizzazione di una soluzione già decisa e precostituita – sia per quanto riguardava la collocazione, i suoi contenuti, il progetto storico-culturale – dello “Spazio dedicato alla Resistenza”

ANED esprimeva insoddisfazione nel merito e nel metodo: nel metodo, nonostante le assicurazioni di ampia informazione sugli sviluppi del progetto e di disponibilità al confronto, gli impegni risultavano sempre negati e mai avvenuti; nel merito, nei materiali esaminati non vi era la citazione della conquista violenta del potere da parte del fascismo e dell’identificazione dei connotati antidemocratici, autoritari, razzisti e antisemiti del ventennio. Inoltre veniva privilegiata una narrazione degli aspetti di lotta armata e delle stragi conseguenti alla ritirata delle forze nazi-fascisti, trascurando e sottovalutando il ruolo determinante degli operai nelle fabbriche, degli scioperi del marzo e dell’ottobre 1944, della feroce repressione nazifascista, del ruolo servile della Repubblica Sociale Italiana, della faticosa costruzione dell’unità antifascista che ha consentito che la Resistenza italiana diventasse guerra di popolo.

ANED proponeva una visione che comprendesse anche le Deportazioni, non per capriccio corporativo, ma per una concezione della Resistenza, vista in tutta sua complessità e articolazione, come risultato dell’unità fra tutti i partiti e di una estesa partecipazione popolare, in cui i Deportati – parte integrante della opposizione al nazifascismo – hanno pagato il prezzo più doloroso. Le diverse Deportazioni (politica, militare, razziale), la riduzione in schiavitù nei lager nazisti, la tragedia degli stermini per la sola colpa di “essere” e dello sterminio “tramite il lavoro”, devono poter avere adeguato spazio nella “narrazione” della Resistenza.

Nella Resistenza si sono anche elaborati i contenuti fondamentali di democrazia progressiva, politica, economica e sociale, trasferiti nella Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza.

Il nostro documento indirizzato al Sindaco si concludeva con la richiesta di un incontro dove discutere in modo propositivo dei nodi da sciogliere: rivedere e integrare le linee storiche del progetto, analizzare i problemi organizzativi perché la Casa della Memoria potesse continuare la propria attività di promozione culturale accanto allo “Spazio Resistenza”.

Dall’esame del progetto, dal punto di vista spaziale, si constata che l’impianto principale comunicativo è demandato a un grande “monolito” nero di 3 metri di altezza, pieno di monitor, che occupa l’intero piano terreno, su cui, all’interno e all’esterno, si alternano sequenze multimediali. L’audio e i messaggi esplicativi vengono comunicati attraverso cuffie individuali.

All’interno del “monolito” è ricavato un claustrofobico spazio (“agorà”) che consente la presenza di un massimo di 50 persone in piedi e accalcate, insufficiente ad ospitare le attività culturali delle associazioni. Una soluzione aperta, con gli stessi pannelli, più articolata e flessibile, con una fruizione collettiva e meno individuale, sarebbe possibile se non si scontrasse con la rigidità del progetto: gli autori dichiarano, in una recente intervista, di essersi ispirati al monolito di “Odissea nello spazio”.

Siamo convinti che un impianto più libero e articolato, che lasciasse inalterato l’attuale spazio delle conferenze, potrebbe configurare una convivenza non conflittuale, ma anzi sinergica, con le attività delle diverse associazioni già presenti nella Casa della Memoria.

Il 21 giugno 2017 il prof. Valerio Onida, presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, inoltra al sindaco Sala una missiva in cui, prende atto che “… ANED pone questioni nuove sui contenuti museografici dell’iniziativa che sicuramente devono essere prese in considerazione nella fase di messa a punto e di realizzazione del progetto“. Prosegue poi “… siamo assolutamente disponibili a incontri in cui si discuta sui contenuti da dare al Museo...” e ancora “vorremmo incontri tra studiosi ed esperti della materia, non incontri politici…”. Conclude: ”Chiediamo al signor Sindaco, di fare in modo che il Comune prosegua immediatamente nel percorso previsto senza rinvii ne interruzioni...”.

ANED interpreta questa lettera di Onida al Sindaco come un modesto spiraglio di apertura alle obiezioni di contenuto storiografico avanzate dall’associazione, quando dichiara la sua disponibilità ad approfondimenti, pur esclusivamente tra esperti e studiosi della materia.

Il11/18 luglio 2017 il presidente nazionale di ANPI Carlo Smuraglia su ANPINEWS rompeva gli indugi ed esprimeva un parere definitivo con una dichiarazione che recita: “La storia di un Museo che ha perso la vita prima di nascere”.

Le motivazioni sostanziali sono di metodo e di merito: constatava che si fosse passati da un “Museo Nazionale della Resistenza” ad un generico “Spazio Resistenza 1943/1945”, che si fosse proceduto senza nessun confronto con le associazioni patriottiche, combattentistiche e partigiane e della Memoria, in particolare con ANPI, e pertanto si dissociava definitivamente dalla proposta perché “Vogliamo un vero Museo, che sia adeguato ai valori della Resistenza, in un luogo adatto e col concorso, fin dall’inizio, delle associazioni resistenziali.”

Il 28 luglio 2017, ANED, con una lettera al Sindaco insisteva ancora per avviare un confronto costruttivo e faceva appello perché si ottemperasse agli accordi concordati di adeguati incontri informativi e di approfondimenti sui contenuti. La lettera si concludeva così: “che fare?”*:

-*Conoscere e rivedere le linee storiche e i contenuti del progetto “Spazio Resistenza;

-*Analizzare i problemi funzionali e organizzativi perché la casa della Memoria possa essere centro propulsore di cultura e di memoria.”

Finalmente, la delegazione dell’ANED, composta dal presidente nazionale Dario Venegoni, Leo Visco Gilardi e Giuliano Banfi, rispettivamente presidente e vice presidente della sezione milanese, partecipava all’incontro con il Sindaco, l’assessore alla Cultura le altre associazioni, che ha avuto luogo a Palazzo Marino il 13 settembre 2017.

Il Sindaco Sala e l’assessore alla Cultura Del Corno si impegnavano a garantire gli spazi necessari – nell’ambito delle strutture di proprietà comunali o private convenzionate – per le attività delle associazioni; condividevano l’esigenza di integrare i contenuti storiografici dello Spazio Resistenza in tempi contenuti tramite una commissione ristretta di studiosi della materia designati dalle Associazioni, anche al fine di non rischiare di perdere i finanziamenti ministeriali e di verificare, alla luce delle integrazioni concordate gli eventuali aggiustamenti della struttura espositiva e funzionale del progetto.

ANED – parzialmente rassicurata dai pressanti inviti del Sindaco, garante degli impegni assunti – dichiarava per senso di responsabilità una leale collaborazione al proseguimento dell’iniziativa.

COSA E’ SUCCESSO DOPO.

ANED e le altre Associazioni, tranne ANPI, hanno quindi nominato gli esperti e studiosi competenti per la commissione ristretta. In particolare ANED ha privilegiato una eminente caratura di studiosi in settori specializzati quali la Resistenza e la deportazione militare, la deportazione razziale e di genere e di quadro storico generale.

Il coordinatore prof. Flores, ha convocato ad oggi solo tre riunioni del gruppo ristretto deputato a completare il percorso storiografico. Il lavoro nelle riunioni ha messo a verbale le integrazioni con condivisione generale dei pannelli che riguardano la conquista violenta del potere da parte del fascismo, e la sua ideologia autoritaria, antidemocratica e nazionalista, razzista e antisemita. Ma ancora, ad oggi, non molto di più.

Ci aspettavamo un dinamismo più stringente, capace di rivedere e verificare l’impianto organizzativo dello stesso progetto di allestimento.

Per questi motivi, per i ritardi accumulati, per le mutate responsabilità politiche ministeriali, non possiamo dire quando e come si potrà realizzare lo “Spazio Resistenza”.

Leonardo Visco Gilardi
Presidente ANED Milano

Giuliano Banfi
Vicepresidente

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