13 dicembre 2017

sipario – TEATRO A NATALE (E NATALE A TEATRO)


Basta una scorsa ai cartelloni teatrali di dicembre per rendersi conto della netta dicotomia che caratterizza la programmazione degli spettacoli per il Natale milanese. Una diversificazione dell’offerta che sembra riflettere e legittimare due modi contrapposti di vivere le Feste, rincorrendo con ostinazione uno spirito natalizio fragile e sfuggente, o al contrario rinnegando magiche utopie e transitori accessi di generosità e altruismo.

sipario41FBCosì da un lato non mancano le tradizionali pièces di carattere didattico-morale per adulti e bambini, come quelle ispirate al romanzo fantastico di Charles Dickens Canto di Natale (quest’anno ridotto in forma di monologo al Filodrammatici e trasformato musical al Teatro Carcano), dall’altro c’è una nutrita offerta di performance che sembrano mettere in discussione l’ottimismo natalizio a favore di una visione più realistica della realtà e dei rapporti umani.

In cartellone all’Elfo Puccini troviamo due spettacoli che mettono in luce la complessità del legame tra genitori e figli nel mondo contemporaneo: Geppetto e Geppetto è la storia di un bambino con due papà, che invita a riflettere su temi di attualità in cui si intrecciano aspetti emotivi, questioni legali, pregiudizi sociali, interrogativi etici; Una patatina nello zucchero è la narrazione del legame, all’apparenza necessario e irrinunciabile, tra una madre e il figlio quarantenne, che si rivela infine un rapporto dolce-amaro tra due solitudini).

La programmazione di Teatro i punta a mettere in discussione i concetti di libertà e identità, rivelandone il carattere relativo e arbitrario: dopo Tu es libre (che rivela la difficoltà ad accettare e considerare legittime scelte che non comprendiamo e non condividiamo, per esempio quella di una ragazza francese che rinnega la propria cultura per affiliarsi all’Isis), Bastarda affronta il problema di definire concettualmente e attribuirsi un’identità, quando le origini si mescolano e le radici culturali e biologiche si fanno ibride) e A porte chiuse – dentro l’anima che cuoce, proietta nell’era dei social network la riflessione di Sartre sulle deformazioni dell’io operate dalla prospettiva e dal giudizio degli altri.

Campo Teatrale (con Grasse risate lacrime magre, e prima ancora con La fabbrica della felicità) porta in scena l’intreccio e il confronto tra ambizione, desiderio di stabilità economica, ricerca di realizzazione personale e anelito alla felicità.

Per quanto lontani dalla storia della salvifica redenzione dell’avido Scrooge, tutti questi spettacoli condividono con la fiaba in cui Dickens il motivo della “scelta”, della svolta esistenziale, della ridefinizione del proprio essere che i personaggi cercano o realizzano, stabilendo un nuovo rapporto con il proprio passato e, di conseguenza, tracciando un nuovo futuro per se stessi e per i propri cari. Alla completa metamorfosi del protagonista di Canto di Natale si sostituisce la titubante divenire di personaggi alla ricerca di se stessi, e il lieto fine cede il passo a un esito aperto, problematico e pieno di domande affidate allo spettatore. Cambia anche il concetto di “bene”, che non è più rappresentato come conquista definitiva ottenibile attraverso redenzione, espiazione o salvezza, e legittimata da una morale condivisa dagli altri, bensì un intimo, incerto procedere per tentativi, alla ricerca di un modo nuovo di confrontarsi innanzitutto con se stessi. Lo “spirito” che anima i protagonisti del teatro moderno è il coraggio di confrontarsi con la realtà e con la propria coscienza quotidianamente, non solo in occasione dell’eccezionalità del Natale.

Ma quello che resta e li accomuna allo Scrooge di Dickens è la necessità di scavare in se stessi e nel mondo che li circonda e ci circonda, alla scoperta del tutto e del niente che si nasconde sotto le etichette della normalità e dell’apparenza. Allo spettatore moderno spetta, come sempre, il compito di cogliere e fare propri i significati di questa ricerca, per andare oltre l’utopia del lieto fine teatrale e la fiabesca magia del Natale, che non sono altro parentesi in cui celebrare, legittimare e far rivivere valori all’apparenza anacronistici ma necessari e immortali. Sipario.

Chiara Di Paola

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi e di Chiara Di Paola
rubriche@arcipelagomilano.org



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