5 luglio 2017

NAVIGLI: RIAPERTURA VERA O FALSO STORICO?

Considerazioni a margine di un dibattito


Anche se con più di un mese di ritardo riprendo l’argomento che tratta dell’apertura dei Navigli e che è stato esposto da Antonello Boatti e da Marco Prusicki nel numero del 24 maggio di ArcipleagoMilano e poi ripreso in termini critici da Giuseppe Ucciero nel numero successivo del 31 maggio 2017.

10gardella25FBAvrei un grande desiderio di affiancarmi a Boatti, di cui da anni seguo e ammiro la tenace campagna in favore dell’apertura, e pur essendo tra coloro che vorrebbero rivedere l’acqua all’interno di Milano so che occorre esaminare il problema più a fondo e in modo più esauriente.

L’articolo del 24 maggio tratta meticolosamente l’aspetto economico del problema, per quanto sia difficile calcolare con sufficiente esattezza dei preventivi di spesa di tale dimensione e di tale durata; e lo dimostra il successivo articolo di Ucciero che fa presente molte perplessità sulla convenienza economica della intera operazione. Tuttavia, al di là dell’aspetto contabile da nessuno è stato ancora chiarito in modo convincente quale sia la reale finalità della colossale impresa così come non vengono specificati i molti aspetti tecnici, tutt’altro che semplici, che essa comporta.

La supposta finalità della riapertura si riassume nel desiderio di restituire a Milano il volto affascinante che aveva in passato. Tale finalità è di sicuro entusiasmante, ed è condivisibile da chiunque sappia apprezzare la qualità estetica degli spazi urbani. Per rendere maggiore la magnificenza di una città, è più che legittimo investire notevoli somme di danaro pubblico e considerarle non un capriccio balzano ma un serio dovere per ogni cittadino sinceramente disposto a incrementare il decoro urbano. Occorre tuttavia valutare fino in fondo le difficoltà da affrontare.

Focalizzandoci sulla cerchia centrale, se la finalità consiste nella riapertura non dell’intera Cerchia dei Navigli ma del solo tratto orientale che va da piazza San Marco a via Molino delle Armi, allora l’obiettivo che ci si ripropone è del tutto inadeguato all’immenso sforzo richiesto. Il Naviglio lo si riapre tutto o non lo si riapre affatto. Lo si ripristina integralmente e fedelmente o si rinuncia a vederlo di nuovo tra noi.

Altrimenti, si incorrerebbe nello stesso deplorevole errore commesso a Pavia dopo la fine della guerra quando si decise di ricostruire l’antico ponte medioevale distrutto dalle bombe, ma si prese la sciagurata decisione di ricostruirlo di larghezza maggiore per consentire un più comodo passaggio delle autovetture; di rifarlo in stile simile ma non uguale a quello precedente; di assegnargli dimensioni tutte diverse dalle originali. Il risultato si è tradotto in un vergognoso falso.

Uguale errore verrebbe commesso se la Cerchia dei Navigli oltre a non venire aperta per tutta la lunghezza del suo antico percorso venisse anche drasticamente ridotta di larghezza; venisse cioè diminuita di sezione, ricostruita più stretta ed entro margini più ravvicinati allo scopo di non dover escludere il traffico di automobili lungo le sue banchine. In tale infelice caso la Cerchia dei Navigli diventerebbe un penoso rigagnolo. Il suo tradizionale aspetto, di cui si conservano tante immagini storiche, subirebbe una grave mutilazione. Il risultato si ridurrebbe a una ridicola parodia.

Non è possibile aggirare o sfuggire alle finalità scelte e decise: se la riapertura ha lo scopo di restituire a Milano la bellezza ambientale che il Naviglio aveva una volta, esso deve tornare a essere “come era e dove era”. In caso contrario, la sua riapertura non sarebbe un omaggio alla Milano storica ma si trasformerebbe in una penosa farsa.

Si deve perciò prolungare il braccio morto di via Pontaccio fino all’opposto braccio morto di via San Gerolamo (ora via Carducci) in modo da chiudere completamente il cerchio della “Cerchia”. I due bracci saranno collegati da tubazioni sotterranee le quali attraversando piazza Cadorna e il percorso semicircolare di piazza Castello assicurerebbero alle acque una circolazione costante e ininterrotta e ne eviterebbero il ristagno nei due bracci morti.

A parte la necessaria revisione al rialzo del preventivo di spesa già calcolato da Boatti e Prusicki; a parte l’inevitabile aumento dei costi, la proposta di aprire interamente l’intero corso del vecchio Naviglio pone di fronte alle sopramenzionate difficoltà tecniche “tutt’altro che semplici”.

Anzitutto la contiguità tra case e acqua. Come mostrano le pittoresche vedute dell’appassionato fotografo milanese Aldo Chierichetti il Naviglio in molti tratti del suo percorso era sprovvisto di banchina praticabile e lambiva con le sue acque i basamenti delle case allineati lungo il margine, così come a Venezia l’acqua dei canali lambisce le fondamenta dei Palazzi.

Oggi per effetto della avvenuta copertura e delle numerose costruzioni sorte al posto delle vecchie durante il corso degli anni gli ingressi pedonali e carrai si aprono sulla nuova strada che copre il precedente alveo. Che succederebbe se domani la strada scomparisse e al suo posto tornasse il Naviglio? Succederebbe che uscendo di casa a piedi o in automobile si cadrebbe con un tonfo nell’acqua sottostante.

I difensori del Naviglio potrebbero sollevare una pronta e apparentemente ragionevole obiezione e sostenere che si potrebbero ripristinare gli ingressi pedonali e carrai aprendoli come avveniva una volta sulla strada interna che corre parallela al corso del Naviglio e che ancora oggi esiste ed è comodamente percorribile. I nemici del Naviglio potrebbero tuttavia controbattere facendo presente quale violento uragano di proteste, di reclami, di ricorsi in Tribunale verrebbero promossi da chi abita in edifici mutilati degli ingressi originari e stravolti dalle modifiche dei loro piani terreni.

Una ulteriore difficoltà tecnica riguarda la costruzione tutt’ora in corso della linea Metropolitana 4, la quale corre sotto la fossa del Naviglio nel tratto che parte dall’incrocio con corso Monforte per arrivare al fondo di via De Amicis. In corrispondenza delle numerose fermate previste in quel tratto occorre assicurarsi che gli impianti di scale mobili e di ascensori non interferiscano con l’alveo del Naviglio e non lo ostruiscano: nel qual caso qualsiasi ipotesi di riapertura dei Navigli verrebbe a naufragare immediatamente e per di più paradossalmente, perché sarebbe un naufragio in acque inesistenti!

Un’ultima difficoltà tecnica riguarda la impossibilità di trasformare il Naviglio in una linea di navigazione turistica. Ciò avrebbe permesso di recuperare in parte le spese della riapertura e i costi di manutenzione mediante la vendita dei biglietti di imbarco agli auspicabili viaggiatori. Il progetto in realtà non è realizzabile per la presenza delle numerose chiuse rese necessarie dalla differenza di quota pari a circa tre metri che si riscontra tra la parte settentrionale del percorso alla altezza di piazza San Marco e la parte meridionale alla altezza di via Molino delle Armi. Mentre per il trasporto dei barconi da carico le chiuse non rappresentavano un ostacolo perché, trasformate in conche, permettevano di superare i dislivelli tra i vari tratti del corso d’acqua, per il trasporto di passeggeri e di turisti il tempo di sosta nella conca diventa improponibile e quindi il servizio di navigazione urbana all’interno della città impossibile da attuare.

È auspicabile che le difficoltà elencate qui sopra, sebbene pesanti, possano essere superate: il sogno di una Cerchia dei Navigli riaperta e riportata all’aspetto originario potrebbe allora avverarsi.

Jacopo Gardella



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


19 ottobre 2020

SUI NAVIGLI E IL FALÒ DEGLI ELABORATI

Roberto Biscardini



6 ottobre 2020

NAVIGLI E RECOVERY FUND

Giuseppe Ucciero



5 aprile 2019

UN PROGETTO PER LA CITTÀ

Jacopo Gardella



5 aprile 2019

SULLA TRACCIA DEL NAVIGLIO INTERNO

Gian Paolo Corda



17 marzo 2019

NAVIGLI IN TEORIA, NAVIGLI IN PRATICA

Stefania Recchi



12 febbraio 2019

NAVIGLI. ASPETTANDO BRUXELLES

Luca Beltrami Gadola


Ultimi commenti