12 febbraio 2019
NAVIGLI. ASPETTANDO BRUXELLES
Il tempo per nuove riflessioni
Il viaggio del sindaco Sala a Bruxelles non deve esser stato facile, andava alla UE a chiedere risorse per Milano venendo da un Paese il cui Governo non perde giorno per accusare la Ue stessa di tutte le nefandezze possibili con un linguaggio rozzo, arrogante e offensivo e del quale ogni giorno dobbiamo vergognarci. Purtroppo non basterà certo la sua visita, garbata siamo sicuri, a ricostruire l’immagine del nostro Paese.
Le risorse se arriveranno, ci racconta Sala, saranno a partire dal 2021 e lui stesso pensa che l’operazione partirà dopo quella data: abbiamo una pausa di riflessione che ci consente di riflettere sulla cosiddetta “riapertura” dei Navigli, e ne approfitto anch’io, da sempre contrario per più di un motivo, ad aggiungere qualche considerazione.
Quando si cominciò a chiuderla la fossa interna cosa era? Era sostanzialmente una via d’acqua destinata al trasporto di merci che aveva perso la sua esclusiva funzione. Lungo le “alzaie” si allineavano le “sciostre”, magazzini di deposito e distribuzione di merci in città e molto spesso di lavorazione di materiali: al Corriere della Sera arrivavano dalle cartiere gli enormi rotoli di carta che alimentavano la sua tipografia, affacciata sul Tombon de San Marc e che entravano dal portone dal quale si accede alla sala dei convegni, oggi Via Balzan 3.
Mio nonno di parte materna, Ambrogio Gadola – che da impresario costruì il primo edificio del Corriere in via Solferino – mi ricordava che il suo bisavolo aveva una “sciostra” dove lavorava la pietra da costruzione, mestiere che aveva imparato in Val di Lanzo, da dove veniva. Il Naviglio e le sue sponde erano un luogo di lavoro, quasi sempre umile come quello delle lavandaie.
Guardando l’iconografia del Naviglio non mi è mai capitato di vedervi scene liete, che ne so, cortei di nozze, gite romantiche, carnevalate, fronti di osterie, pergolati: non era un luogo né lieto né di festa. Di fatica.
Cosa ha sollecitato l’immaginario dei “riapertori”? Forse le immagini di altri canali urbani proiettate in Sala Alessi in occasione della presentazione delle osservazioni al progetto? Immagini tetre. O avevano nei loro ricordi di viaggio i canali di Amsterdam? Vorrei capire e capire soprattutto che “atmosfera” si speri di ricreare o “creare” con l’operazione Navigli. Far dimenticare? Risarcire?
Veniamo a oggi.
Avviata l’operazione Navigli, di fronte a tante perplessità per sostenerla, si è fatto un bilancio costi/benefici il cui argomento cardine sembra essere il nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), quello approvato con una delibera di Consiglio Comunale del 14.11.2018. Di questo documento non sono riuscito a trovar traccia né nel sito del Comune né nei documenti di AMAT, l’Agenzia Mobilità, Ambiente, Territorio del Comune di Milano. Misteri del Portale Open Data.
Da quello che ho potuto desumere da altre fonti o da dichiarazioni degli interessati, si vorrebbe dare un nuovo assetto alla mobilità di Milano e soprattutto quella del centro storico, riducendo l’uso di mezzi privati, stimolando mobilità lenta – zone 30 – e su due ruote, la mobilità elettrica e, perché no, l’uso delle gambe che farebbe anche bene alla salute, il tutto con tanto vantaggio per l’inquinamento.
Beppe Sala ha incontrato Violeta Bulc, commissaria europea ai trasporti, per illustrarle questo progetto Navigli che, dichiarato come progetto di mobilità, potrebbe attingere ai Fondi Europei.
Da quando ho visto questo aggancio della mobilità ai Navigli – l’argomento forte per la riapertura – mi sono sempre domandato: ma gli stessi risultati in termini di mobilità non si possono raggiungere senza riaprire i Navigli? Forse spendendo molto meno? Forse questa stessa domanda se la sarà posta anche Violeta Bulc. Cosa c’entrano i Navigli? Un vecchio milanese con un ironico borbottio direbbe: “Se ghentra el butter (burro) cun la ferrovia?”.
È ovvio che ogni Sindaco, ogni Giunta desideri lasciare un segno chiaramente visibile del suo passaggio; è altrettanto chiaro che la cosiddetta “cerchia dei Navigli” oggi è uno spazio pubblico che va ripensato anche in termini di mobilità ed è un’occasione forte. Se quest’occasione la si rimanda di là dal 2021, forse con un altro Consiglio e un’altra Giunta, si rischia di non vedere più nulla.
Non c’è tempo da perdere, vale la pena di fare pensieri nuovi. Ce ne sono.
Luca Beltrami Gadola
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