21 giugno 2017

la posta dei lettori_21.06.2017


Scrive Emanuela Fasoli su “incazzarsi” – Caro Direttore, vorrei aggiungere al tuo articolo che quello che tu scrivi e che leggo sui giornali mi ricorda tanto la brutta esperienza di City Life: si prendono in giro le associazioni e i cittadini di buona volontà agitando la carota della partecipazione con il solo risultato di far perdere tempo e sprecare energie! Il risultato mi sembra ormai sotto gli occhi di tutti … che tristezza!

Scrive Claudio Cristofani su “incazzarsi” – Caro Direttore, non ci posso credere, finalmente hai perso le staffe! Bravo! E lo hai fatto aprendo gli occhi, che tenevi socchiusi già al tempo della vendita “ai privati” dell’area dello scalo di Porta Vittoria. Al tempo accennasti a una timida protesta, con il timore di andare a sbattere contro i muri della BEIC in costruzione. Ora vai a vedere lo spettacolo dello scalo ante litteram, e porta con te un drone. Allora si disse che FS doveva portare liquidità nel suo bilancio. Balle! Sacrosante balle. Dovevano solo favorire qualche “sviluppatore”, come li chiamava l’ingegner Masseroli. Salvo poi vederli fallire (Zunino) o dietro le sbarre (Coppola).

Vuoi sapere come mai tanto marcio circonda permanentemente la palude delle scelte urbanistiche? La risposta la trovi nel debito. Chiunque abbia un debito importante al punto da mettere parzialmente in difficoltà la banca creditrice diventa, se possiede aree preferibilmente urbanizzate, un novello urbanista. Il meccanismo è semplicissimo, più ancora di quello della storica “rendita fondiaria”, e funziona così: io ho un grande debito, ma non posso pretendere che le decisioni amministrative favoriscano il mio arricchimento assegnando ai beni (aree) di mia proprietà nuove caratteristiche tali da favorirne la vendita sul mercato a discapito di tutti gli altri proprietari di beni simili.

Quindi il mio creditore (la Banca) si rivolge direttamente all’autorità politico-amministrativa e pone la questione: mettiamo il credito a perdita e aumentiamo le sofferenze della Banca oppure creiamo, dal nulla come se fossimo Dio, plusvalore? La risposta a questa domanda la chiamano “governo del territorio”, ma è solo e sempre governo dell’economia e del credito malriposto.

Come se ne esce: il metodo è semplice e già sperimentato nei Paesi moderni (quelli della Riforma del 1517) e prevede che solo lo Stato, che mai deve essere corrotto da interessi locali o particolari, sia titolare delle plusvalenze determinate dalle scelte urbanistiche. E le banche imparino a fare il loro mestiere oppure falliscano, dato che, per esempio, trasferire un debito dal gruppo Cabassi ad Areexpo per ripianare le perdite del primo utilizzando aree agricole per costruire Expo non può essere considerata un’azione di pubblico interesse.

Scrive Alessandra Nannei sull’Amministrazione Comunale – Ma come, Pisapia non è stato un ottimo sindaco, ancora adesso the best in town? Idem per Sala. Se guardo la condizione delle strade di Milano non vedo granché di diverso da Roma.

Scrive Marina Nelli sulla Città Metropolitana – Do pienamente ragione alla Vicesindaco. Dietro alla “città metropolitana” c’è una visione moderna del futuro della città e del territorio che la circonda, una visione che permette di ampliare gli accorgimenti che cominciano a consentirci di vivere meglio in una città come Milano e cioè limiti di velocità, piste ciclabili, mezzi pubblici frequenti e funzionali, divieto per i veicoli inquinanti etc. Accorgimenti che non esistono in paesi a noi vicinissimi, come Arese, Novate e gli altri. Naturalmente mi auguro che le regole del buon vivere diventino sempre più numerose e rispettate, e che nel molto prossimo futuro moto e motorini rumorosi siano vietati, a Milano e in tutto l’hinterland.

Scrive Donata Schiannini sui vaccini – Non entro nel dibattito su “coercizione o persuasione”, ma segnalo un fatto e ne sostengo un altro. Fatto segnalato: esistono bambini (ne conosco personalmente uno) che per ragioni di salute non possono essere vaccinati, e quando vanno a scuola si possono trovare a contatto con un non vaccinato che si ammala e li contagia; in attesa che tutti i genitori siano “persuasi”, va bene così? Fatto sostenuto: i genitori non devono avere diritto di vita e di morte sui figli, e così come sono obbligatori i seggiolini in auto o il casco in moto, perché non lo può essere il vaccino? Altrimenti, avrebbero ragione anche i genitori Testimoni di Geova che vogliono impedire una trasfusione di sangue ai propri figli. Un mio amico chirurgo, quando uno di loro rifiutava la trasfusione per sé, lo invitava a firmare per uscire dall’ospedale; ma quando uno rifiutava la trasfusione per il figlio, alzava il telefono e chiamava il procuratore della Repubblica. Sbagliava?



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