8 febbraio 2017

arte –  MILANO STORIA DI UNA RINASCITA


Una Milano che combatte, che subisce ma che poi è capace di ricostruirsi migliore: è questa la città raccontata nella nuova mostra Milano, storia di una rinascita 1943-1953 a Palazzo Morando e curata da Stefano Galli. In un percorso che si articola tra fotografie, documenti, video e reperti la storia (e la vita) della città si sviluppano chiaramente davanti agli occhi del visitatore che non può che venire risucchiato dalle immagini e dagli avvenimenti.

arte05FBLe scene della quotidianità in tempo di guerra si alternano a immagini della città sventrata, poi si attraversa una tenda, la guerra finisce, e la città risorge. Le pareti da nere e cupe diventano bianche e splendenti, una musica leggera e vivace accompagna il visitatore a scoprire una stagione davvero esaltante per Milano, nella quale non solo diventa artefice del proprio riscatto ma motore per quello dell’intero Paese.

E così, mentre sorgono nuovi quartieri, come il QT8, e nuovi edifici inseriti nel contesto del centro cittadino su progetti degli architetti Moretti, Figini, Pollini, Bottoni, Portaluppi e lo studio BBPR, compare in piazza San Babila la prima cabina telefonica installata in Italia. In una convergenza di elementi che segnano il ritorno della città a ruolo di protagonista nel panorama italiano ed europeo si pongono le basi per il boom economico e sociale del decennio seguente.

Non ultima la sezione che riguarda i Musei: è un fiorire di nuove istituzioni che si dimostrano all’avanguardia, sia architettonicamente che per contenuti; il Must, il Pac, la Gam, il Museo del Risorgimento, l’Archeologico a S. Maurizio, mentre Palazzo Reale diventa sede espositiva di mostre memorabili che sanciscono definitivamente la rinascita della città e il suo ritorno a un ruolo di protagonista sulla scena internazionale. Indimenticabili la rassegna su Caravaggio del ’51, la mostra su Van Gogh del ’52 e quella dedicata a Picasso del ’53 che vide la clamorosa presenza, nella cornice simbolica della sala delle Cariatidi ricostruita, del dipinto Guernica.

Una bella riflessione su una Milano che ha dimostrato di stare al passo con il contesto che aveva intorno, un auspicio che la Milano in cui viviamo oggi sia altrettanto capace di raccogliere le sfide mantenendosi sempre fiera e con lo sguardo rivolto verso il futuro.

Milano, storia di una rinascita 1943-1953 dai bombardamenti alla ricostruzione fino al 12 febbraio 2017 Palazzo Morando via Sant’Andrea 6 Milano, Biglietti (comprensivi di audioguida): € 10/€ 8 Martedì – mercoledì – venerdì – sabato – domenica: 10.00-20.00 Giovedì: 10.00 – 22.30 Lunedì: chiuso Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.

 

 

UN TUFFO NEL BLU, VENEZIANO E NON SOLO

Venezia e i suoi canali, ma anche Roma, Firenze e le vedute in paesaggi onirici della campagne europee accompagnano il visitatore tra le sale delle Gallerie d’Italia per la nuova mostra dedicata a Bellotto e Canaletto. Con 100 opere, tra dipinti, disegni e incisioni, il percorso espositivo illustra uno dei più affascinanti episodi della pittura europea, il vedutismo veneziano, attraverso l’opera dei due artisti che seppero trasformare questo genere nella corrente d’avanguardia che caratterizzò il Settecento. Fino a portare questo genere artistico al suo massimo livello.

La mostra Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce è organizzata da Intesa Sanpaolo con la curatela di Bozena Anna Kowalczyk e il coordinamento di Gianfranco Brunelli in partnership con alcuni tra i più importanti musei europei che conservano le opere dei due artisti: la Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, il Castello Reale di Varsavia nonché il Castello Sforzesco di Milano.

Le opere presentano un perfetto equilibrio: rigore, colore e perfezione contraddistinguono il tratto del Canaletto, mentre il giovane Bellotto cerca di imitare in un primo momento il tratto dello zio, per fare emergere presto il gusto tutto suo per i dettagli (tra gli altri la spettacolare resa del cielo e dell’acqua).

Se in passato Canaletto e Bellotto sono stati riconosciuti come i precursori della fotografia, questa mostra invece evidenzia la loro affinità con la cinematografia: l’uso combinato di schizzi a mano e disegni preparatori, tracciati utilizzando la camera oscura, anticipano lo sviluppo del fotogramma. In mostra il potente mezzo tecnico innovativo: la camera oscura.

La mostra è stata l’occasione per puntualizzare la complessa vicenda attributiva dei due pittori che ha appassionato gli studiosi di arte veneta negli ultimi decenni, con vari ritrovamenti eccezionali ricondotti alla mano di Bellotto e mai esposti al pubblico. Il molo verso ovest con la colonna di San Teodoro, acquistato di recente, è messo a confronto per la prima volta con l’omonima opera di Canaletto proveniente dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano.

Altro capolavoro recentemente ri-attribuito a Bellotto è ll Canal Grande verso est dal Palazzo Loredan Cini nel Campo San Vio, acquistato tantissimi anni fa come Canaletto dall’allora proprietario. Da citare anche La Piazza San Marco del Cleveland Museum of Art e il suo pendant Il Canal Grande con Santa Maria della Salute dal Campo Santa Maria del Giglio del Paul Getty Museum di Los Angeles. Considerati due Canaletto per secoli, sono stati esposti nella stessa casa inglese e venduti all’asta nel 1961. Molti studiosi si sono appassionati alla vicenda attributiva dei due capolavori e ora è assodato che le due opere siano di Bellotto. Nella mostra sono esposti nella stessa sala con due Canaletto, mettendo così in evidenza le differenze di tecnica e di stile dei due artisti.

Infine c’è una sezione multimediale, che da sola vale la visita, in cui il visitatore è accompagnato da un simpatico vecchio libraio alla scoperta del Vedutismo, di Venezia e del Settecento europeo, fruibile anche al sitowww.ilbookshopdellemeraviglie.it.

Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce  fino al 5 marzo 2017 Gallerie d’Italia Piazza della Scala 6 Milano orari: da martedì a domenica 9:30 – 19:30 (ultimo ingresso 18:30) Giovedì ore 9:30 – 22:30 (ultimo ingresso 21:30) Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti: intero € 10 | ridotto € 8 | ridotto speciale € 5 Gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e ogni prima domenica del mese.

 

 

AFFACCIATI ALLA FINESTRA: TRE SECOLI D’ARTE IN DIALOGO

Continui rimandi cinematografici accompagnano il visitatore alla scoperta dell’ultima fatica di Luca Massimo Barbero per UBS alla GAM: un lungo e corposo percorso che si sviluppa attraverso le sale della Villa Reale a Palestro, sciogliendosi e annodandosi tra statue, dipinti e installazioni lungo tutti i tre piani espositivi. “La finestra sul cortile. Scorci di collezioni private”, in mostra fino al 26 febbraio, è un omaggio al collezionismo privato e mette in dialogo capolavori del Museo con le opere di due prestigiose raccolte italiane, la Collezione Panza e la Collezione Berlingieri.

Richiamando la celebre pellicola di Hitchcock, da cui prende il titolo, l’esposizione riunisce episodi apparentemente frammentati in un unico grande racconto, definito e circoscritto dalla selezione curatoriale, identificabile da un grosso pois blu, che delimita il “campo visivo” del visitatore come la finestra del film delimita quello del protagonista, il quale costruisce la sua personale storia osservando i vicini di casa.

La scelta del curatore è quella di indagare il collezionismo nei suoi aspetti emblematici di corrispondenze fra il museo milanese e altre raccolte private – Panza e Berlingieri – creando un percorso, diverso da quello abituale, che va a punteggiare gli spazi in modo sottile e curioso, individuando rapporti e corrispondenze in grado di sottolineare, talvolta anche con ironia, temi, soggetti e la storia stessa delle opere, e di raccontare in chiave contemporanea le radici della Galleria d’Arte Moderna di Milano. Proprio il tema del collezionismo privato rappresenta l’elemento fondante, di incontro, fra la Galleria d’Arte Moderna e UBS, la cui passione per l’arte trova espressione nella UBS Art Collection, con oltre 30.000 opere dagli anni ’60 a oggi.

Sui tre piani della Galleria trovano spazio accostamenti inediti tra il patrimonio artistico del Museo, che include alcuni dei maggiori protagonisti dell’Ottocento e del Novecento, e opere di artisti contemporanei da Christo, Dan Flavin, Richard Long, Julia Mangold, Giulio Paolini, Richard Serra, Rudolf Stingel a Giovanni Fattori, Francesco Hayez, Edouard Manet, Giorgio Morandi, per citarne alcuni. L’apertura d’effetto è affidata alla carrozza a Wrapped Carriage realizzata appositamente per i coniugi Berlingeri da Christo nel 1971.

Ma colpiscono ed emozionano anche altri duetti: la Venere di Pompeo Marchesi con il cerchio blu di Gregory Mahoney, la monumentale opera di Richard Long con l’affresco del Parnaso di Andrea Appiani. Lasciatevi guidare in questo ping-pong artistico nel sapiente percorso che Barbero ha creato.

La finestra sul cortile. Scorci di collezioni private, fino al 26 febbraio GAM Galleria d’Arte Moderna via Palestro 16 Milano

 

 

GIANNI BERENGO GARDIN: 258 E NON SENTIRLI

Gianni Berengo Gardin è l’unico fotografo citato dallo storico dell’arte Ernst Gombirch in un saggio sull’arte contemporanea. Questa menzione lo fa rientrare a tutti gli effetti nel circolo dei grandi fotografi contemporanei, capaci di raccontare la realtà che li circonda attraverso le immagini. Ciò che colpisce tanto quanto l’espressività dei suoi scatti è la vastissima produzione editoriale messa insieme dal fotografo in cinquant’anni di carriere con la macchina fotografica al collo.

Forse è stato anche per l’abbondanza di materiale, e per la volontà di raggiungere un pubblico più vasto dei frequentatori di mostre, che fin dall’inizio Berengo Gardin ha deciso di raccogliere la sua produzioni in fotolibri, quasi tutti stampati in bianco e nero, proprio come i suoi scatti. Ad oggi ne ha all’attivo 258. Quando lo abbiamo incontrato, nella sua casa di Milano, anche noi della Kasa dei Libri siamo rimasti attoniti davanti alla vastità del materiale a disposizione per la mostra. Alla fine, guidati dal curatore Roberto Mutti, abbiamo deciso di esporre al pubblico una selezione di una cinquantina di libri, ognuno rappresentativo della produzione artistica del fotografo.

La mostra, dal titolo significativo 258 e non sentirli. I libri di Gianni Berengo Gardin, è divisa in sette sezioni, che guidano i visitatori attraverso i temi più importanti e ricorrenti; non poteva mancare una parte interamente dedicata a Venezia, il soggetto di tutta una vita, a cui il fotografo dedica scatti di grandissima poesia, ma anche di forte critica, come quelli più recenti che ritraggono le grandi navi da crociera che galleggiano tranquille nel Canal Grande. Ai suggestivi paesaggi agresti e alle tradizioni contadine ancora radicate in certe zone d’Italia vengono riservate rispettivamente due intere sezioni con una quindicina di libri. Trovano posto anche gli artisti e i loro studi – come quello di Giorgio Morandi – e le figure di spicco del mondo dell’arte – come la collezionista Peggy Guggenheim – ritratti nei libri raccolti sotto il titolo ‘il rapporto con gli artisti’. Alle pareti, accompagnano le pubblicazioni, dieci fotografie in bianco e nero, selezionate da Gianni Berengo dedicate a Venezia e ai paesaggi d’Italia.

Per permettere al visitatore di orientarsi al meglio tra i quasi cinquanta libri in mostra, abbiamo pensato a un allestimento semplice, in una stanza oscurata, con poche luci a illuminare i libri e le fotografie. Il pubblico potrà sedersi e sfogliare le pubblicazioni in modo da godere appieno e in tutta tranquillità anche delle edizioni più rare, raccolte per l’occasione. Il percorso inizia con il primo fotolibro di Berengo Gardin, ‘Venice des saisons’, del 1965 con testi di Mario Soldati, prosegue con ‘Manicomi’, scritto da Franco Basaglia, per portare all’attenzione le condizioni dei malati all’interno dei manicomi, e poi passa al celebre ‘Italiani’, che raccoglie scatti dal 1950 al 1999 e riesce a raccontare allo stesso tempo una storia e le tante storie del Bel Paese.

Per rendere onore all’obiettivo di Gianni Berengo Gardin non era possibile rinunciare a nessuna delle 258 pubblicazioni; tuttavia con l’aiuto del fotografo, che ha selezionato dalla sua collezione personale la maggior parte dei fotolibri in mostra, il pubblico potrà immergersi in cinquant’anni d’Italia, raccontata attraverso immagini poetiche o di denuncia, che ci permettono di ricordare con trasporto alcuni momenti importanti dal nostro paese.

Arianna Camaggio

258 e non sentirli  fino al 10 febbraio con ingresso gratuito dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19.

Kasa dei Libri – Largo Aldo De Benedetti 4 Milano

 

 

ARNALDO POMODORO

Milano festeggia i 90 anni di Arnaldo Pomodoro con una grande antologica allestita contemporaneamente in più sedi e un percorso che abbraccia l’intera città. Cuore dell’iniziativa è la mostra, curata da Ada Masoero, promossa dal Comune di Milano – Cultura, ideata e prodotta dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro e Palazzo Reale con la collaborazione di Mondo Mostre Skira, ospitata nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, uno dei luoghi simbolo della storia di Milano, che accoglie una trentina di sculture realizzate dal 1955 a oggi e scelte dall’artista stesso, per rappresentare le tappe fondamentali della sua ricerca e del suo lavoro di oltre sessant’anni.

La grande sala di Palazzo Reale accoglie le opere dell’artista milanese creando un dialogo tra muri, opere, specchi e riflessi dove il visitatore si sente sospeso e immerso. Il percorso prende avvio dai bassorilievi degli anni Cinquanta in piombo, argento e cemento, nei quali emergono già le caratteristiche trame segniche di Pomodoro, dalla Colonna del viaggiatore e dalla Grande tavola della memoria, per arrivare alle forme geometriche di lucido bronzo squarciate e corrose, alle celebri Sfere, ai Cippi, fino all’imponente rilievo Le battaglie in fiberglass e polvere di grafite, che parla della materia come magma, fonte di vita ma anche di conflitto, continuo ribollire di tensioni.

Nella piazzetta Reale, di fronte all’ingresso del Palazzo, è esposto, per la prima volta nella sua totalità, il complesso scultoreo The Pietrarubbia Group. Un’opera ambientale composta da sei elementi realizzati in un processo aggregativo in progress iniziato nel 1975 e completato nel 2015 che, rendendo un omaggio ideale all’antico borgo di Pietrarubbia nel Montefeltro, ha dato forma all’emozione e al legame del Maestro con le proprie origini che sono qui luogo fisico e insieme immaginario.

Esperienza straordinaria è la visita virtuale nel Labirinto, grazie alla potenzialità immersiva dei Gear VR e di HTC Vive, occhiali magici grazie ai quali si esplora l’intero spazio sotterraneo della Fondazione Pomodoro di Via Vigevano. Un’esperienza multisensoriale che si estende nello spazio e nel tempo e porta il visitatore a vivere l’opera d’arte in maniera totalmente nuova. La mostra è racchiusa in una sola sala espositiva, la visita è breve. Siate generosi con voi stessi, regalatevi un buon tempo all’insegna della bellezza per cominciare bene il nuovo anno!

Arnaldo Pomodoro fino al 5 febbraio 2017 Palazzo Reale Milano lunedì: 14.30-19.30 / martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30 / giovedì e sabato: 9.30-22.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)

 

 

IL GIOIELLO ITALIANO DEL XX SECOLO

La nuova e preziosa mostra del Museo Poldi Pezzoli presenta la storia della gioielleria italiana del XX secolo, un tuffo tra i gioielli più belli e preziosi degli ultimi cento anni tra oggetti e fotografie d’epoca. L’esposizione, visibile fino al 20 marzo 2017 nella casa museo di via Manzoni, è curata dalla storica del gioiello Melissa Gabardi, da Annalisa Zanni e dal Museo Poldi Pezzoli e racconta, per la prima volta, lo scenario della produzione italiana del Novecento. La mostra ripercorre l’evoluzione del gioiello attraverso sezioni cronologiche dedicate al Neostoricismo, al Liberty, all’Art Déco, alla produzione anni Trenta, Quaranta, Cinquanta fino ad arrivare agli anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta: il percorso della nascita del “Made in Italy”.

Si tratta di un omaggio al saper fare italiano: le ricerche di archivio, condotte dalla curatrice, hanno messo alla luce le eccellenze tecniche nostrane e la perfetta organizzazione del lavoro delle botteghe orafe, ricostruendo la storia delle case orafe italiane, spesso attive in vere e proprie imprese famigliari, giunte oggi alla terza o quarta generazione.

Sfilano così, sotto i nostri occhi, le diverse tipologie di oggetti preziosi – tiare e diademi, collane ombelicali, anelli, bracciali, spille e orecchini -, realizzati dai grandi nomi dell’oreficeria italiana: a partire dallo splendore dei monili di Mario e poi di Gianmaria Buccellati, alle creazioni del milanese Alfredo Ravasco (alcune opere verranno esposte al pubblico per la prima volta), del genovese Filippo Chiappe, dei torinesi Musy, del romano Petochi e del milanese Cusi, al neoarcheologismo di Codognato, alle preziose creazioni in corallo della Famiglia Ascione.

Gli esemplari degli anni Quaranta, condizionati nella scelta dei materiali e nelle forme dalle vicende di guerra, sono rappresentati dalle grandi firme di Cusi, Chantecler e Illario; cui si susseguono i lavori ispirati da movimenti artistici siglati dal gioielliere romano Mario Masenza in collaborazione con pittori e scultori quali, tra gli altri, Afro e Cannilla, così come esempi della sperimentazione per i “nuovi monili” iniziata dai fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro. Particolare attenzione viene riservata al monile negli anni Sessanta e Settanta, che vedono la nascita del nuovo stile di Bulgari, capace di sfidare la supremazia dei grandi maestri artigiani francesi e influenzare il gusto internazionale.

Di grande fascino è la sezione dedicata alla produzione di preziosi realizzati per gli eventi scaligeri e indossati sia dalle artiste che dalle rappresentanti dall’ alta società milanese e italiana che si mostravano in pubblico con magnifiche toilettes e superbe parures: una vera e propria parata del lusso, tipica del secondo dopoguerra. Conclude il percorso una sezione dedicata alle creazioni dei protagonisti della Scuola di Padova, riconosciuta come importante centro di ricerca di nuove tendenze del gioiello

L’allestimento sobrio ed elegante aiuta la valorizzazione degli oggetti esposti, creando un’atmosfera magica. Il corredo fotografico con le grandi icone di stile rafforzano ancora di più la percezione di trovarsi in una realtà incantata dove incredibili gioielli sembrano essere alla portata di chiunque li voglia indossare.

Il gioiello italiano del XX secolo fino al 20 marzo 2017 Museo Poldi Pezzoli Via Manzoni 12, 20121 Milano da mercoledì a lunedì, dalle 10.00 alle 18.00 – Chiuso il martedì Ingresso: 10 € | 7 € ridotto

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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