20 dicembre 2016

MILANO, LO SPORT È PER TUTTI? NON PROPRIO

La città ha bisogno di ridistribuire le sue opportunità


“Verde e sport per tutti a Milano … Cosa vuol dire? Non è forse già vero oggi? Se ho voglia di fare due passi in mezzo agli alberi vado a uno dei tanti parchi cittadini. Se mi va di nuotare, mi cerco una piscina, se ho intenzione di giocare a calcetto o a tennis mi trovo un campo qualsiasi … O mi sbaglio?” No, non è così. La realtà è diversa, in una città fatta di profonde differenze che si accentuano man mano ci si allontana dal centro verso le periferie.

05conti-fumagalli42fbMettiamo un po’ di ordine (1). Innanzi tutto, soltanto il 3.8% della superficie urbana è coperto da parchi. Come dire poco più di 4 mq per residente. Al solito, i valori medi nascondono verità complesse: perché il 25.5% della popolazione – vale a dire un quarto – vive in un quartiere senza verde pubblico. Dunque un quadro tutt’altro che omogeneo, e le cose non vanno meglio quando si passa agli impianti sportivi.

Il 18% abita in quartieri senza impianti sportivi, e naturalmente ci sono quartieri dove non c’è verde e neppure un luogo attrezzato per esercitare uno sport. Non si tratta di una realtà trascurabile, perché interessa il 6.3% della popolazione. Qualche esempio: Scalo Romana, Ronchetto delle Rane, Selinunte … Ma anche Umbria, Farini o Cantalupa.

Al polo opposto abbiamo quartieri cittadini che dispongono di entrambe le risorse; qui vive il 63% della popolazione. Un quadro positivo? Può darsi … Ma in concreto significa che ben il 37% si trova in una situazione svantaggiata: senza nulla del tutto, come si è appena detto, oppure una sola delle due risorse.

Se, anziché in termini di quartieri, ragioniamo sulla base dell’articolazione in Municipi, gli scarti divengono ancora più vistosi. Consideriamo innanzi tutto gli impianti sportivi. Se prescindiamo dal prevedibile caso a sé stante del Municipio 1 (con il picco di un impianto ogni 48.000 abitanti circa), la situazione peggiore si riscontra nel Municipio 3 (un impianto ogni 27.000 abitanti). Seguono i Municipio 2, 5 e 9 con un rapporto residenti / impianti compreso tra 12.000 e 15.000. Queste ultime tre sono anche quelle maggiormente sfavorite in termini di disponibilità di verde pubblico. Per intenderci, il Municipio 9 si ha soltanto 1.9 mq per abitante: come dire poco o nulla. Seguono il Municipio 5 (2.4 mq) e il Municipio 2 (2.5 mq). Quanto al Municipio 6, si colloca in una posizione per così dire intermedia: scarso verde pubblico (3.3 mq) e buon indice di accessibilità agli impianti sportivi (un impianto ogni 6.500 residenti).

Questa disomogeneità diviene subito evidente quando si proiettano sulla mappa cittadina le localizzazioni dei parchi e degli impianti. Perché allora appare chiara l’esistenza, accanto a varie “isole” sparse nel Nord Ovest, di una ampia zona largamente svantaggiata, costituita dai quartieri meridionali della città.

Possiamo considerare chiuso a questo punto il tema della disomogeneità relativamente all’accesso a un tempo libero “sano”? Milano è, come molte delle grandi città europee, una città “anziana”, anche se non necessariamente un ‘paese per vecchi’: quasi un quarto (23.7%) dei residenti ha infatti almeno 65 anni di età. La loro distribuzione non è omogenea in termini territoriali: la maggiore concentrazione territoriale si osserva nel Municipio 6 (al Sud appunto) e nel Municipio 8 (Nord Ovest) con valori che sfiorano il 26% della popolazione locale; mentre le percentuali più basse spettano al Municipio 2 (21%), Municipio 3, Municipio 9 (22%) e – curiosamente, ma non troppo – Municipio 1 (22.6%). È evidente che dietro a questi ultimi dati stanno motivazioni di carattere socio-economico assai differenti.

Dove conduce tutto questo rispetto al tema centrale? A un paradosso inatteso. Se consideriamo le principali fasce di età, notiamo che la popolazione “giovane”, in età compresa tra 0 e 34 anni, è concentrata innanzi tutto nei quartieri dove non ci sono né parchi né impianti sportivi. Qui rappresentano il 34.6% dei residenti, e di poco inferiore è la percentuale di quelli che possono contare soltanto sulla presenza di verde pubblico. La percentuale scende al 33% nella parte più “fortunata” della città. Di converso, gli anziani (oltre 64 anni) sono maggiormente frequenti in termini relativi dove sono disponibili impianti, senza e con verde pubblico.

Una situazione paradossale, si è detto. Che mostra quanto sia lunga la strada che porta allo sport per tutti. Spero che l’ampia discussione avviata sul futuro e sui destini degli scali ferroviari prenda in considerazione queste disomogeneità e queste contraddizioni. La rigenerazione di quelle aree passa anche dalla maggior fruibilità del verde finalizzata allo svago e allo sport.

Claudio Conti*  Marco Fumagalli**

* professore universitario
** presidente Commissione Sport e benessere Comune di Milano

 

 (1) vedi tabella 

 

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