14 dicembre 2016

WORKSHOP FS “DAGLI SCALI, LA NUOVA CITTÀ”: NODI POLITICI E GUERRE DI RELIGIONE

Questioni di merito e di metodo


Nei giorni passati, a seguito della pubblicizzazione del workshop promosso e sponsorizzato dalla società del gruppo Ferrovie Italiane dello Stato, FS Sistemi Urbani (Dagli scali, la nuova città 15-17/12/2016) insieme al Comune di Milano e Regione Lombardia, sono stati pubblicati alcuni appelli (Intervento Pasqui-Valente del Politecnico, lettera dell’Ordine Architetti all’assessore Maran, Appello sugli scali ferroviari firmato da circa 50 architetti e urbanisti milanesi) che hanno, in forme e toni diversi sottolineato qualche criticità dell’iniziativa o evidenziato alcune preoccupazioni sul percorso intrapreso.

04monte41fbGli accenti sono stati (anche) posti sulle modalità di selezione del gruppo di lavoro e sulle procedure adottate.  Dal momento che la semplificazione giornalistica è sempre in agguato, la faccenda è stata restituita sulle cronache locali come una sorta di guerra tra architetti mossa da questioni di “incarichi professionali” e dalle ataviche gelosie e guerre di religione che storicamente caratterizzano questo micro-cosmo. A buttarla in caciara si fa in fretta.

Personalmente, così come nutro qualche perplessità sull’impostazione del Workshop (al quale comunque parteciperò essendomi iscritto), non ho aderito all’appello degli urbanisti e architetti in quanto non mi hanno convinto completamente le premesse e, soprattutto, non mi convincono le conclusioni che chiedono all’Amministrazione di indire pubblici concorsi “atti a sondare le alternative planivolumetriche sulle aree in questione e sulla base di scenari di sviluppo urbano”. Ho l’impressione che si stiano confondendo i significati e la portata delle fasi e dei piani di lavoro su cui dovrebbe svilupparsi l’intera vicenda del recupero degli scali.

Aspetto questo che caratterizza anche la lettera dell’Ordine degli Architetti dal quale ci si sarebbe aspettato non solo un ruolo di presidio delle regole ma anche una dimensione dell’intervento finalizzata a un maggior approfondimento della qualità e del senso dei percorsi prospettati. A questo proposito, la risposta dell’assessore Maran conferma la volontà del ricorso a procedure concorsuali nella fase della progettazione e apre ad ulteriori fasi di condivisione del percorso di formazione delle decisioni. Aspettiamo quindi di vedere come queste intenzioni si concretizzeranno.

Vorrei ricordare a coloro che si scandalizzano per il fatto che una società privata (tale è rispetto alle regole FS Sistemi Urbani) si sia scelta i suoi consulenti (avendone facoltà e diritto), che in tempi non lontani gli incarichi per questo tipo di attività venivano affidati direttamente dai segretari di federazione dei partiti o, che ancora oggi, molte amministrazioni ricorrono a incarichi affidati a “università, soggetti ed enti di ricerca” bypassando le logiche e le regole del mercato professionale. Finora non ho visto cortei di indignati.

Piuttosto la domanda che dovrebbe allarmare è: perché questa iniziativa non è nata ed è stata gestita nel seno e con le regole della pubblica amministrazione?

Provo a sviluppare un ragionamento col tentativo di rimettere in ordine le questioni (di metodo e di merito) a proposito dell’iniziativa di FS Sistemi urbani e di come questa si inserisce (o dovrebbe inserirsi) nel contesto di formazione delle decisioni in qualche modo fissato dalla Delibera di Indirizzi espressa dal Consiglio Comunale.

Sulle questioni di metodo

– Da una parte il Workshop è presentato come una sorta di contributo al dibattito, dall’altra si definisce una road map con scadenze anche istituzionali. Qui il problema è che dal momento che non è stato (ancora) predisposto dall’Amministrazione comunale un percorso tecnico-politico per lo sviluppo e la specificazione dei contenuti della Delibera di indirizzo, non si capisce bene come si inseriranno gli esiti del Workshop nel percorso complessivo di concertazione e partecipazione previsto. È evidente che fino a quando l’Amministrazione comunale non farà la sua parte ci troveremo davanti ad un’asimmetria che di fatto, proporrà gli esiti del Workshop come una sostituzione e non invece un’integrazione dei contenuti partecipativi. Ergo, il Comune si dia da fare dando segni di vita.

– Il Workshop, se non opportunamente bilanciato da una forte iniziativa pubblica, comporta qualche rischio; è lecito chiedersi che ruolo in partita vuole giocare FS Sistemi Urbani. È il titolare delle aree da cedere al Comune per la relativa valorizzazione o entra nelle dinamiche di formazione delle proposte e delle strategie delle politiche urbanistiche per il loro riuso? (e dei relativi benefici …).

– È evidente che l’organizzazione e le tempistiche del Workshop lasciano ben pochi margini a un reale ed effettivo coinvolgimento di tutti quei soggetti cui un po’ retoricamente si rivolge. Il rischio che coloro chiamati “alla partecipazione”, siano destinati a un ruolo di comparse e figuranti è elevato.

– Ci sono poi alcune questioni di metodo e galateo in ordine al rapporto “tra e con” le istituzioni politiche. È ovvio ed evidente che un’iniziativa del genere, così complessa dal punto di vista delle risorse e dei soggetti internazionali coinvolti, non sia cosa che si possa realizzare nel giro di una o due settimane. La sua gestazione probabilmente risale a momenti addirittura antecedenti al lavoro delle Commissioni consiliari sulla delibera di indirizzo. Il fatto che gli stessi (ignari) consiglieri comunali impegnati nel lavoro di costruzione della Delibera di Indirizzo siano stati invitati ex post e non contestualmente informati e coinvolti, non è certamente un bel segnale.

Alcune questioni di merito

– Il dibattito e i numerosi interventi generati dalla questione “scali” ha prodotto esiti e proposte molto articolate e posizioni altrettanto variegate. Il minimo comune denominatore è però costituito dalla necessità di predisporre una proposta complessiva di riuso delle aree in funzione di una visione strategica urbana e metropolitana, fondata su un’effettiva ricognizione delle esigenze e delle opportunità che la realtà attuale e le prospettive future mettono in gioco. È opportuno quindi, prima ancora di aver svolto questo delicato e importante passaggio, lanciarsi in esercizi e simulazioni planivolumetriche e approfondimenti di tipo progettuale?

– Preliminarmente alla questione dei processi di partecipazione, intesi come momenti di coinvolgimento di un certo numero di attori nella costruzione delle soluzioni attuative degli scenari e delle proposte (per intenderci nella fase dei progetti), esiste la questione della definizione delle politiche urbanistiche e della trasparenza dei relativi scenari. Scenari che devono essere poter vagliati dalle strutture tecnico-amministrative, dalle strutture politiche e dalla collettività più o meno organizzata e articolata (la mitica polis e civitas). Vagliate dal punto di vista dell’utilità collettiva delle scelte, del patto di utilità sociale degli scambi, della definizione delle nuove geografie e valori urbani messi in campo, del ruolo e delle responsabilità degli attori che concorrono alla loro definizione e attuazione.  Questione che sembra saltata a piè pari da un’iniziativa come questa del workshop che, se non contestualizzata e ridimensionata rispetto a un percorso più complessivo, genera risposte ambigue e confusioni di ruoli e di temi.

– La presentazione del Workshop recita “Cinque gruppi di lavoro guidati da architetti di fama internazionale coordineranno tavoli di lavoro e team di progettazione su temi specifici, con particolare attenzione all’interconnessione tra le aree, al disegno delle zone verdi, all’incremento dell’edilizia sociale” … ma rispetto a quale cornice di bisogni, necessità, scenari di sviluppo urbano? Dobbiamo aspettarci uno tsunami di suggestioni e di rendering che navigano nel vuoto?

– A proposito del realizzare ciò che è necessario e che serve in una logica di incremento della qualità della città come bene comune e collettivo … è importante sottolineare che la conoscenza della città, delle sue dinamiche e tendenze (intesa come conoscenza ufficiale che sta negli atti amministrativi) è ancora quella legata alla produzione del PGT vigente, viziata dai suoi obiettivi di sviluppo immobiliare, distratta e sciatta sulle criticità della condizione abitativa, sulle problematiche di livello metropolitano, sulle relazioni tra questioni insediative e reti di trasporto. È velleitario pensare di predisporre soluzioni urbanistiche che rispondano ai reali fabbisogni, senza un’adeguata attualizzazione e una verifica delle questioni inevase dal PGT rispetto a una città che la persistente crisi internazionale ha radicalmente mutato nell’uso delle risorse urbane e negli stili di vita.

In sintesi e per essere chiari, approfittiamo e cogliamo lo spazio, le competenze e l’occasione messi a disposizione dal workshop FS e buon lavoro a tutti coloro che ne prenderanno parte. Contestualmente però l’Amministrazione comunale e le sue strutture devono essere consapevoli che non possono pensare di poter subappaltare processi così delicati e decisivi come la fase di costruzione delle politiche urbanistiche (prima) e quella della partecipazione rispetto alle soluzioni progettuali (poi) e che, rispetto alle scadenze che si sono date, il ritardo accumulato nella costruzione del percorso è già rilevante.

Michele Monte

 

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