14 dicembre 2016

sipario – CECILIA BARTOLI, EROINA DI HÄNDEL A COLONIA


Kölner Philharmonie (Sala Filarmonica di Colonia), concerto del 6 dicembre 2016
Cecilia Bartoli (mezzosoprano) con l’ensemble Les Musiciens du Prince Monaco diretta da Ada Pesch (primo violino).
Händels Heroinen [Le eroine di Händel]
Entrata della Regina di Sheba. Orchestrale dal Salomone.
Chiudi, chiudi. Aria del Piacere, dal Trionfo del Tempo e del Disinganno. Libretto di Benedetto Cardinal Pamphilj.
Questa è la reggia mia. Recitativo del Piacere, dal Trionfo del Tempo e del Disinganno. Libretto di Benedetto Cardinal Pamphilj.
Un leggiadro giovinetto. Aria del Piacere, dal Trionfo del Tempo e del Disinganno. Libretto di Benedetto Cardinal Pamphilj.
Lascia la spina. Aria del Piacere, dal Trionfo del Tempo e del Disinganno. Libretto di Benedetto Cardinal Pamphilj.
Grave, Allegro. Concerto in sol minore per oboe nº 3
Verso già l’alma col sangue. Aria di Aci, dall’Aci, Galatea e Polifemo. Libretto di Nicola Giuvo dalle Metamorfosi di Ovidio.
Ouverture. Orchestrale dal Rinaldo.
Oh sleep, why dost thou leave me?. Aria di Semele, dalla Semele. Libretto di William Congreve, riadattato da Newburgh Hamilton dalle Metamorfosi di Ovidio.
Oh ecstasy of happiness e Myself I shall adore. Recitativo e aria di Semele, dalla Semele. Libretto di William Congreve, riadattato da Newburgh Hamilton dalle Metamorfosi di Ovidio.
Battaglia (atto III). Orchestrale dal Rinaldo.
Mi deride e Desterò dall’empia Dite. Recitativo e aria di Melissa, dall’Amadigi di Gaula. Libretto di Giacomo Rossi da Antoine Houdar de la Motte.
Felicissima ques’alma. Aria di Dafne, dalla Terra è liberata, ovvero Apollo e Dafne.
Ouverture e Ballo: entrée des songe funestes (atto II). Orchestrale dall’Ariodante.
E vivo ancora? e Scherza infida in grembo al drudo. Recitativo e aria di Ariodante, dall’Ariodante. Libretto di ignoto dalla Ginevra, principessa di Scozia di Antonio Salvis.
Largo e Allegro. Concerto grosso in si bemolle maggiore per due oboi, fagotto, archi e basso continuo, op. 3,2.
Ah, che sol per te, Teseo e M’adora l’idol mio. Recitativo e aria di Agilea, dal Teseo. Libretto di Niccolò Francesco Haym da Philippe Quinault.

 

«… parlo dell’eccellente e non del goffo, / chi non sa far stupir, vada alla striglia» (Gian Battista Marino, 1608), questa terzina è il manifesto artistico del periodo barocco, in cui il pubblico è ghiotto di virtuosismi e vuole essere continuamente sorpreso dal poeta, inteso allora ancora in senso etimologico come ‘creatore’ dell’arte in tutte le sue espressioni.

sipario41fbCecilia Bartoli è una perfetta artista del Barocco: ha stupito tutti perché ha ripreso la musica barocca, esportandola dalla nicchia di appassionati al pubblico dei più importanti sale filarmoniche e auditorium del mondo. Alla Filarmonica di Colonia è ospite fissa già da molti anni, il mezzosoprano romano è ben voluto e apprezzato dai tedeschi, che non lesinano una standing ovation.

Il programma della soirée prevede un’antologia delle eroine händeliane nelle sue opere maggiori in lingua italiana e quelle della fine dopo il trasferimento in Inghilterra, che diedero un primo slancio europeo alla lingua inglese nel panorama musicale monopolizzato allora per lo più dall’italiano. L’opera barocca si configura per una grande attenzione all’aspetto ‘spettacolare’ dell’esibizione, che nel canto si evince dal virtuosismo e dalla marcata espressione dei sentimenti: eccellente la tenuta del legato di Bartoli, reso possibile anche da un grande affiatamento tra il mezzosoprano e l’ensemble barocca de Les Musiciens du Prince Monaco, un’orchestra di musica storica che ha eseguito i brani e gli accompagnamenti del canto con grande armonia, partecipando direttamente alla teatralità e al coinvolgimento ‘scenico’ di Bartoli. Le arie barocche mostrano un testo molto più breve delle arie nell’opera italiana e nel Singspiel tedesco, viene spesso ripetuto su ritmi e toni differenti per mostrare il virtuosismo e il pezzo di bravura dell’esecutore. Questa brevità aiuta però anche il pubblico a fissare il contenuto del testo, grazie anche alla grande chiarezza della dizione italiana e inglese della protagonista della serata.

La prima parte presenta una Bartoli più ‘canonica’ con un lungo abito blu elettrico, che ha cantato le arie dei “castrati” dell’opera barocca (cioè personaggi maschili con arie dalle tonalità alte – oggi sono eseguite per lo più da donne oppure da uomini in falsetto), come l’aria di Aci morente nell’atto di essere trasformato in sorgente argentea, come vuole Ovidio; oppure l’aria del Piacere Lascia una spina che è stata estremamente toccante nell’interpretazione, in cui ogni nota assumeva significato nel lamento e insieme invito al godere la vita. Tra i ruoli femminili, Bartoli ha interpretato la strega Melissa dall’Amadigi, che decide di vendicarsi del rifiuto invocando gli spiriti dell’Aldilà ad assisterla contro Amagidi e Oriana, e l’aria civettuola di Semele dall’omonima opera inglese Myself I shall adore [Mi adorerò da sola], in cui l’eroina con uno specchio e dialogando con sé stessa e l’artista de liuto Michele Pasotti e teatralmente la civetteria di Semele diventa la smania di selfie degni di Instagram da sola, con il primo violino Ada Pesch (che le passa il proprio cellulare) e persino con il pubblico: un abbattimento delle quarta parete che ha raccolto il plauso di tutti per la modernità del gesto sulle note e il testo di un’opera di Händel.

Sull’onda di Myself I shall adore tutta la seconda parte è «meraviglia» e spettacolo barocco, già dal costume nero simil cavallerizza con camicia bianca a volant. Un vestiario che rispecchia il temperamento delle tre arie dal dolore estremo di un Ariodante (mezzosoprano castrato nell’originale) che tenta il suicidio per un amore ingannevolmente tradito, all’estrema felicità della ninfa Dafne, che spensierata corre per i boschi libera da vincoli amorosi, e della principessa Agilea che vede finalmente il matrimonio con l’amato Teseo.

Certo «alla striglia» Cecilia Bartoli né Les Musiciens du Prince Monaco andranno, perché fino alla fine il pubblico della Kölner Philharmonie resta stupito e sorpreso da tre fuori programma che gli artisti regalano al pubblico: l’aria di Leocasta (dal Giustino) Sventura navicella e l’aria di Ruggiero (dall’Orlando furioso) Sol da te, mio dolce amore entambe di Antonio Vivaldi, e l’aria di Gismonda (dal Tassilone) A facile vittoria di Agostino Steffani. I tre cavalli di battaglia di Bartoli sono stati eseguiti in piccole scenette (quasi sketch) di battuta e ripresa, botta e risposta con alcuni membri dell’ensemble; e dal Barocco si vola nella sfida con il trombettista Thibaud Robinne nel canto da blues bar di New Orleans, con una Bartoli in veste di diva dello spettacolo.

Domenico Giuseppe Muscianisi

 

 

questa rubrica è a cura di Domenico G. Muscianisi e Chiara Di Paola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


20 dicembre 2022

IL LATO OSCURO DI RUDOLF NUREYEV

Domenico G. Muscianisi






9 novembre 2021

IL “SENSO” RITROVATO

Paolo Viola



26 ottobre 2021

MADINA ALLA SCALA

Paolo Viola



2 maggio 2021

DA DOVE RIPARTIRÀ IL TEATRO FRANCO PARENTI?

Andrée Ruth Shammah



18 ottobre 2020

UNA CATTIVA REGIA PER UN PESSIMO SPETTACOLO

Luigi Corbani


Ultimi commenti