30 novembre 2016

SCALI MILANO: PROPRIETÀ PUBBLICHE E BISOGNI LOCALI

Il nodo di Fs Sistemi Urbani s.r.l. proprietaria dei suoli


La recente delibera “di indirizzo” del Consiglio Comunale rappresenta o una “ripartenza da zero”, come sostiene il consigliere Monguzzi, oppure un più semplice ma riduttivo tentativo di spostare qualche equilibrio nel confronto tra gli interessi speculativi di un’entità riconosciuta “proprietaria”, Ferrovie dello Stato SpA, e l’Amministrazione Pubblica.

06bassi39fbNel primo caso si riaprirebbe la possibilità di una valutazione più ampia di scala, includendo nel piano di riqualificazione altre aree ferroviarie e non, cittadine e metropolitane, anche mediante criteri di perequazione (segnalo oltre alle aree da tutti ricordate di Porta Vittoria, Goccia, ecc., parte della Stazione Centrale, parte della stazione smistamento e dogana di Segrate, parte del deposito di Fiorenza e limitrofa area Expo), con benefici facilmente dimostrabili per superare l’inconciliabilità di indici, utilizzo ottimale degli spazi, richieste dei cittadini, progettazione “smart”.

A questo scopo è utile sottolineare la considerazione fatta durante l’incontro riguardo ai diritti di FS: sino alla sottoscrizione di un accordo con il Comune di Milano FS non detiene alcun diritto edificatorio “a priori” sulle sue aree.

Ho usato comunque il condizionale (“si riaprirebbe la possibilità”) perché mi sembra che non sia patrimonio diffuso della cultura politica e dell’opinione pubblica il concetto che le FS, e in generale gli Enti di interesse pubblico, anche se costituiti in SpA, non sono normali “proprietari immobiliari” che legittimamente intendono massimizzare il valore del loro patrimonio. E la logica dello “spacchettamento” delle aree ha ancora la forza di possibili vantaggi immediati su alcune di esse, e non sembra perciò del tutto superata.

La diffusione della consapevolezza nell’opinione pubblica (tra i cittadini metropolitani) del diverso “valore” dei beni di proprietà pubblica o comunque di pubblica utilità, e l’illustrazione delle relative positive conseguenze per la comunità, dovrebbe essere perciò il compito attuale di urbanisti e politici (e pubblicisti) interessati al futuro. Vista la cultura universalmente prevalente cambiare approccio al tema non è certamente facile, ma ritengo che sia preliminare a tutte le necessarie attività di studio o aggiornamento di studi già fatti, trasportistici, ambientali, architettonici, che non si vogliano veder conclusi in inutili esercizi accademici.

Infine in ogni caso deve essere affrontato il tema della gestione transitoria di queste aree. Anche nell’ipotesi di rapida conclusione dell’accordo di programma tra Comune e Ferrovie sulla falsariga di quello non approvato nel 2015, la sua trasformazione in opere concrete riguarderà comunque un periodo di molti anni e lustri (se non decenni in base a prudenziali ma realistiche previsioni di sviluppo urbano/demografico e risorse disponibili).

Sostenere e diffondere proposte per questa gestione transitoria, che evitino il degrado ulteriore degli spazi e che corrispondano a esigenze sentite dei cittadini senza pregiudicare le scelte di fondo future, gioverebbe in particolare ai sostenitori di un riesame complessivo dei criteri e dell’estensione del programma di riqualificazione, i quali dovrebbero rispondere, tra le prime, all’obiezione di un allungamento imprecisato e dannoso dei tempi. Ritengo quindi che l’attuale Amministrazione dovrebbe ricercare un consenso politico, anche a livello governativo, per sostenere un accordo transitorio con FS per la gestione “locale” ed “economica” di tutte le aree ferroviarie dismesse o dismettibili del territorio metropolitano.

 

Hugo Jean Bassi
ingegnere

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