15 novembre 2016
GIANLUCA FERRARIS
PIOMBO SU MILANO
Edizioni Novecento, 2016
pag. 317, € 12,90
Nell’alluvionale produzione di romanzi gialli non varrebbe soffermarsi più di tanto sull’ultima fatica di Gianluca Ferraris che, da cronista di nera, si è trasformato in autore di noir insoliti e graffianti. Il contesto dell’opera merita una prima notazione. Si tratta della Milano del dopo Expo descritta con brio e con una buona dose di impietoso sarcasmo.
Passata la festa, “che ha lucidato tutto tranne la targa di capitale morale”, è rimasta in città un’aria di euforia coatta e sbronza, con la ripetizione meccanica dei fuori salone, con gli eventi costruiti intorno a tartine e prosecco nei flute di plastica. La breve illusione, descritta con ironia da Ferraris di aver vissuto per qualche mese nell’ombelico del mondo, ha trasformato Milano in una presunta metropoli e i milanesi in turisti perplessi.
Lo sviluppo della trama criminale è non meno inquietante: si tratta di dare la caccia a un misterioso “cecchino” che colpisce soltanto rom creando una strisciante solidarietà tra molte delle componenti della città e il criminale giustiziere.
Ed è proprio nella descrizione della più squallida marginalità meneghina che Gianluca Ferraris dà il meglio di sé, come quando fruga tra i campi nomadi, dove Milano somiglia alle fogne di Gotham city e ai bambini si insegna che “se vuoi che le persone siano più buone, friggile”.
Lo spietato giustiziere della notte viene raccontato come espressione della peggiore schiuma dell’intolleranza e del fastidio da parte dell’autorità di dover seguire le tracce dell’autore di gesta condivise. Un romanzo aspro dove non c’è assoluzione per nessuno. Sentiremo parlare di nuovo di questo giallista genovese.
Paolo Bonaccorsi
questa rubrica è a cura di Cristina Bellon