27 luglio 2016

libri – LA CAPANNA DELLO ZIO ROM


ANDREA G. PINKETTS
LA CAPANNA DELLO ZIO ROM
Mondadori, 2016
pag. 388, euro 19,00

Mi sono sempre chiesta che cosa il lettore si aspetti da un libro. Non questa volta. Perché ne “La Capanna dello zio Rom” è meglio non avere aspettative. Si sa dove si parte, ma non dove si arriva. Nel senso che non tutti riusciranno a comprendere la mente contorta, ma acuminata, dell’autore. E’ una sfida architettata in cinque anni, il tempo speso per la stesura del romanzo. Il dato dovrebbe annunciarvi che non si tratta di una lettura da prendere alla leggera.

Si parte all’interno di un mobile. “Non ho scheletri nell’armadio. Ci sono troppe giacche.” Un incipit che rappresenta molto bene anche la firma del romanzo: Andrea G. Pinketts, giornalista e narratore. Se vi piacciono le persone uniche e autentiche, ecco, lui lo è. Potreste criticare il suo modo di vestire o di vivere la vita. Non le sue parole, magari dure, ma sempre efficaci. Come la scelta del titolo, che ci fa intuire che ci sono dei rom di mezzo e, poiché in una capanna ci sono sempre due cuori, c’è anche una storia d’amore.

Il protagonista, Lazzaro Santandrea, s’innamora di una ragazza, di nome Ossitocina, che incontra fuori da un supermercato. La vede come un cane abbandonato in attesa del padrone e invece si rende conto che lei è in attesa del cane che le porta la spesa. Di solito sono i cani che aspettano che il padrone esca dal supermercato. Chi sarà mai questa ragazza, così speciale? Certamente è una “diversa”.

Ma diverso è anche il modo di pensare di Lazzaro, cinquantenne, che vive ancora con la madre in una Milano nera e surreale, dove le cose che fanno notizia succedono nelle fabbriche dismesse e nelle fonderie in crisi. Lazzaro prende le difese dei più deboli, quelli che non sono aiutati da nessuno. Sarebbe più facile tirare dritto che intervenire davanti a un’ingiustizia subita da una madre che allatta un bambino, soprattutto se la madre è una zingara. Fatti i fatti tuoi e vivi cent’anni! Peccato che, a furia di farci i fatti nostri, siamo diventati freddi come l’inverno a Bucarest.

Lazzaro, in una delle sue missioni di salvataggio, per ripagare il favore a un amico,farà tappa a Bucarest: una città tanto affascinante quanto piena di contraddizioni. Qui gli orrori e le torture raccontati sono stati visti (in parte) dall’autore qualche anno fa, quando, con Sergio Romano e Giorgio Montefoschi, fu invitato alla Fiera del Libro, ospite dell’Ambasciata Italiana.

Per l’autore non esiste colore. Le differenze, le peculiarità diverse arricchiscono la nostra specie. A voi piacerebbe aprire un armadio e trovare vestiti monocolore, dello stesso modello? In più riprese, Pinketts cerca di spiegare la differenza tra i rom, popolo nomade e nobile, e i rumeni, stanziali in Romania. Sono culture diverse che non hanno niente a che vedere l’una con l’altra. “Io sono l’autore della storia che state per leggere e, di conseguenza, in queste pagine posso fare quello che mi pare e piace. Illuminare il buio della vostra ignoranza.” Una delle malattie più brutte è l’ignoranza, che porta a episodi di razzismo e violenza estrema. “Leggendo i miei libri si può guarire” afferma Pinketts, se non altro grazie a “ossitocina”, che è l’ormone dell’amore e dell’empatia. L’unica cosa che ci potrà salvare.

Cristina Bellon



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


16 maggio 2023

DAL GIARDINO ALL’INFERNO

Oreste Pivetta



19 marzo 2021

L’ULTIMO TRENO

Dario Balotta









21 febbraio 2021

I NON-LUOGHI DEL CORONAVIRUS

Cristina Bellon



11 febbraio 2021

ATTUALITÀ DI UN MODELLO URBANO

Michele Caja


Ultimi commenti