10 dicembre 2014

libri – ARMI, ACCIAIO E MALATTIE Breve storia del mondo


JARED DIAMOND

ARMI, ACCIAO E MALATTIE

Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni

Introduzione di Luca e Francesco Cavalli Sforza

Einaudi 2014, 4° edizione

pp. 400, euro 13,50

libri43FBLa fortunatissima opera di Jared Diamond è giunta alla quarta edizione italiana e appare oggi arricchita di due nuovi preziosi capitoli. Uno dedicato alle vicende del Giappone antico e moderno. L ‘altro, in forma di postfazione, dedicato dal grande biologo californiano al dibattito sviluppatosi dopo il 1987 tra gli storici, gli economisti e persino tra i managers, sulle stimolanti tesi esposte nel volume. Ne è prova la recensione ad “Armi, acciaio e malattie” che Bill Gates scrisse nel 1997.

Tutto nasce nel 1972, racconta Diamond, quando Yali, un giovane politico della Nuova Guinea gli chiese, durante una passeggiata lungo le spiagge dell’isola come mai la sua terra, abitata da almeno mille popolazioni indipendenti nel corso degli ultimi sessantamila anni, sia stata conquistata dagli europei in meno di due secoli.

Armi, acciao e malattie” intende rispondere a quella domanda e alle molte altre connesse a quella: perché è stato un italiano a scoprire il nuovo mondo? Perché un capitano spagnolo con 168 uomini si è impadronito dell’impero Inca e del suo imperatore, difeso da un esercito di 80.000 soldati? Perché gli Europei hanno conquistato almeno due terzi del mondo in 400 anni e non è accaduto il contrario?

Diamond respinge -.come ricordano nella illuminante introduzione Luca e Francesco Cavalli Sforza – le tesi sulla “Ineguaglianza delle razze umane” di de Gobineau, che sosteneva l’esistenza di una “superiorità intrinseca” (così nel 1855, oggi si direbbe biologica) dei popoli di pelle bianca sugli abitanti del pianeta, ammonendo i suoi contemporanei dalla mescolanza con genti di colore, che avrebbe inevitabilmente determinato il declino della civiltà occidentale.

In realtà, ricordano i Cavalli Sforza, non esistono sul piano scientifico fattori biologici che conferiscano ai bianchi una superiorità innata. La nozione di razza si applica bene ai cani e ai cavalli, ma non può essere trasferita alla specie umana. Tuttavia, se oggi non è più possibile sostenere, se non per ignoranza o malafede, posizioni razziste sul piano biologico, rimane un diffuso razzismo di tipo culturale che sostituisce a una pretesa gerarchia biologica, una sorta di gerarchia dell’intelligenza, che vede gli europei al primo posto, almeno nell’ultimo millennio.

Il lavoro di Diamond fa giustizia anche di queste tesi di riserva, dimostrando come le attività umane di cui è fatta la storia, sono state rese possibili dalla geografia, dalla climatologia e dall’ecologia in genere, che hanno conferito alcuni vantaggi di partenza a particolari regioni rispetto ad altre.

E l’affascinante indagine dell’ornitologo americano si estende anche alla ecologia umana, sia sul piano politico, che su quello organizzativo. Metodo che viene utilizzato per rispondere anche all’interrogativo di fondo del perché, all’interno dell’Eurasia, gli europei avessero avuto più successo dei cinesi negli ultimi secoli. Assistiamo così a un’inebriante cavalcata intellettuale sui vantaggi della maggiore flessibilità della tradizione giudaico cristiana rispetto al Confucianesimo, sulla conseguente nascita della scienza moderna, del mercantilismo e del capitalismo .

Particolarmente interessanti i capitoli dedicati al “principio di frammentazione ottimale” secondo il quale l’Impero celeste, che, per ragioni geografiche, aveva raggiunto l’unità politica molto presto, era troppo poco diviso rispetto all’Europa post romana, dove la disunità politica ha favorito la competizione, dando maggiore possibilità agli innovatori di sviluppare le loro idee e dunque consentire l’avanzamento delle scienze, della tecnologia e dei commerci.

Non si tratta, ammonisce Diamond, di teorie prive di implicazioni. Ad esempio, una catastrofe come la Rivoluzione culturale degli anni ’60, ’70, durante la quale pochi governanti scriteriati bloccarono di fatto il sistema scolastico, universitario e della ricerca, del paese più popoloso al mondo, non è stata un’aberrazione casuale, ma potrebbe ripetersi in futuro, magari con modalità diverse, se la Cina non diventerà meno politicamente monolitica.

Paolo Bonaccorsi

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


16 maggio 2023

DAL GIARDINO ALL’INFERNO

Oreste Pivetta



19 marzo 2021

L’ULTIMO TRENO

Dario Balotta









21 febbraio 2021

I NON-LUOGHI DEL CORONAVIRUS

Cristina Bellon



11 febbraio 2021

ATTUALITÀ DI UN MODELLO URBANO

Michele Caja


Ultimi commenti