11 giugno 2014

libri – DONNE NELLA GRANDE GUERRA


AA.VV.

DONNE NELLA GRANDE GUERRA

Introduzione di Dacia Maraini

Il Mulino, 2014

pp.242, euro 22

 

Il libro verrà, presentato mercoledì 11 giugno, ore 18,15 a Palazzo Sormani, Sala del Grechetto, via F. Sforza 7 Milano, con Marta Boneschi, Cristiana di San Marzano, Paolo Bonaccorsi, letture di Lorena Nocera, modera Marilena Poletti Pasero, a cura di Unione lettori Italiani Milano

libri22fB“Che cosa vuole la donna moderna? Diventare ragione senza perdere il sentimento, diventare diritto senza perdere il dovere, diventare lavoro senza perdere la poesia. Ecco perché la mentalità a cui aspirano le donne contemporanee è uno dei grandi segni precursori dei tempi nuovi, una delle più grandi potenze dell’avvenire”. Così era scritto su “La donna” il supplemento di La Stampa di Torino nel 1909. La Grande Guerra diede sostanza a queste aspirazioni di potenza delle donne, rendendole titolari di mansioni prettamente maschili, in assenza degli uomini validi, tutti impegnati al fronte. Una mobilitazione universale mai così massiccia nella storia dell’Occidente, sia degli uomini che delle donne.

E così le donne diventano imprenditrici in attività deprivate dei titolari, guidatrici di mezzi pubblici, operaie in fabbriche di guerra, pompiere, giornaliste, intellettuali, critiche, inviate al fronte, politiche, vibranti conferenziere pacifiste, crocerossine diplomate e parificate a un ordine militare, in prima linea negli ospedali di guerra, maestre di scuola e di vita, teoriche di un insegnamento laico basato sulla psicologia e l’antropologia.

La guerra diventa dunque per le donne la grande occasione di emancipazione sociale, attraverso la loro presenza attiva alla vita di una società senza uomini, una sorta di enorme gineceo, che pone una pietra miliare verso l’acquisizione di diritti civili, come la parità di salari e di ore di lavoro, di istruzione,di rappresentanza in Parlamento, grazie al diritto al voto. E nonostante il loro immenso impegno e i crediti acquisiti, bisognerà arrivare il 1946 prima che le posizioni da loro conquistate sul campo si realizzino, schiacciate durante il fascismo da un maschilismo inscalfibile.

In occasione del centenario della Grande Guerra, di tutto questo parla “Le donne nella Grande Guerra“, grazie alle biografie di 11 donne, scritte da varie autrici nella scia del progetto dell’associazione Controparola, sostenuto da Dacia Maraini, che cura la prefazione del testo. L’idea è quella di riportare alla luce storie di donne che pur avendo partecipato con coraggio e intelligenza “al farsi della storia” sono poi state dimenticate per una sorta di censura consapevole o meno, da parte di una “società androcentrica”

E così incontriamo donne di tutte le condizioni sociali, prima e durante la guerra, ed è singolare notare come le più umili, di fede socialista, siano sempre state contro la guerra, come all’inizio la maggior parte della società italiana, prima che Mussolini, cambiando indirizzo, infiammasse gli animi in nome di un nazionalismo esasperato e della difesa della Patria; mentre le intellettuali veleggiavano su posizioni incerte, come la stessa Margherita Sarfatti, grande ispiratrice di Mussolini, e vestale della cultura del tempo.

Spicca per la sua energia e competenza organizzativa, per la cura dei feriti e dei mutilati nonché in seguito per la sua avversione, celata con fatica , verso il fascismo, la Regina Elena, chiamata sprezzantemente la “bergère” per la sua provenienza dal piccolo Regno del Montenegro. Ella arrivò a trasformare la reggia del Quirinale in un ospedale da campo con 272 letti, dopo avere svuotato il Palazzo di tutti i suoi tesori.

Commuovono la dedizione e il coraggio delle portatrici carniche che trasportavano gerle di 40 chili sulle spalle piagate dalle cinghie, cariche di munizioni destinate ai soldati nelle trincee sui monti friulani, riuscendo anche a sferruzzare una calza di lana all’andata e una al ritorno, sui pendii più lievi.

Colpisce la vicenda umana oggi quasi dimenticata di Angelica Balabanov, di ricchissima famiglia ucraina, che abbandonò ogni agio per seguire la sua grande passione, il socialismo e il pacifismo. Di cultura enciclopedica, conferenziera carismatica dal suo 1 metro e 50 di altezza ,nel 1903, per la commemorazione della Comune di Parigi, conobbe a Losanna un allucinato ruspante giovanotto sfaticato di nome Mussolini, e lo guidò con piglio nel suo percorso di formazione culturale, avvicinandolo allo studio. Collaborò con lui all’Avanti nel 1912, ma se ne andò in malo modo anche per l’arrivo dell’astro nascente della Sarfatti, nella rivista e nella vita di Mussolini, diventando sua acerrima nemica.

E conosciamo anche la vicenda della spia per caso Luisa Zeni, e della giornalista inviata di guerra Stefania Turr, che non fu però la prima del genere, perché la mazziniana Jessy White la precedette come “embedded” al seguito di Garibaldi. E la commovente figura della madre di Giorgio Amendola, l’emancipata, colta, fragile Eva Kuhn. Esemplare è poi la maestra femminista antimilitarista Fanny Dal Ry, autrice di molti testi dedicati alla riforma della scuola, e la pioniera della moda militante pacifista Rosa Genoni, che seppe spezzare il predomino della moda francese, introducendo lo stile italiano. Infine non poca parte ebbero nella grande guerra i bordelli di guerra istituiti da Cadorna, per donare una parvenza di felicità ai morituri giovani soldati.

E su tutto prevale l’agile scrittura delle Autrici, che con “nonchalance” sanno introdurci alla tragedia della grande guerra e ai prodromi del fascismo.

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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