5 giugno 2012
LA BELLEZZA DEL NERO
Poesie
Daniela Muti
La vita felice, 2012
pp.56, euro 10
MERCOLEDÌ 6 GIUGNO ore 18 , il poeta Maurizio Cucchi presenterà il libro di Daniela Muti presso Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via Francesco Sforza 7, Milano
Buio ricolmo
Dove ogni cosa si consola
Luce nera
Distesa sui nostri dolori
Come mantello
Infinita carezza
Meditazioni liriche composte, eppure serrate e intense: questa la prima definizione possibile per i nuovi versi di Daniela Muti, versi che vengono a comporre La bellezza del nero. Si tratta in effetti di un libro molto coerente e unitario, diviso in frammenti autonomi, ma che pure appaiono come strenuamente collegati tra di loro da una necessità forte, da un filo sotterraneo, dal bisogno evidente in questa poesia di continuare una ricerca, ancorché molto ardua, di possibile senso nel “misterioso scorrimento” della vita.
Una poesia, perciò, di pensiero e immagine, ma soprattutto di forte connotazione esistenziale, che ascolta il bisbiglio costante della morte, a volte con trepidazione, ma che non manca di cogliere, di cercare, quasi senza sosta, nuovi spiragli di luce a cui legarsi, magari provvisoriamente, come provvisorio, lo sappiamo fin troppo bene, è il nostro esserci, il nostro essere qui.
Certo il titolo del libro è molto indicativo, ma è anche quasi volutamente paradossale. D’altra parte, Daniela Muti entra subito nel merito, descrivendoci, del nero, appunto, l’ampiezza vertiginosa di senso, la presenza assorbente. Come la morbidezza avvolgente (e se vogliamo sinistra…) e il valore di sintesi.
Eppure, scrivendo La bellezza del nero, l’autrice dissemina non poco la sua pagina di altri colori, come quello nobile dell’oro, per esempio, e come il rosso, in cui si manifesta “l’oscura voce del sangue”. Un’oscurità che coinvolge anche sogni e fantasmi in un percorso poetico sempre inquieto, ma senza traccia di sottolineatura artificiosa, e dunque senza retorica, e proprio per questo più vero e comunicativo, più vivamente plausibile.
Quello di Daniela Muti, in questo nuovo libro, sembra, quasi, a ogni passo, anche laddove più viva, è la luce, alludere, o celare ma non troppo, un malinconico messaggio d’addio. Quell’addio che ognuno di noi non può non sentire come un traguardo inesorabile, che si vorrebbe poter spostare sempre più avanti, sempre più lontano.
Eppure, a ben vedere – e lo condivido pienamente – il desiderio di questa poetessa sembra essere quello di poter contare su una bellezza diffusa da godere come “aria da respirare”, nei momenti di sospensione quieta di una realtà senza più luoghi, e in un tempo pressoché azzerato, che sembri interrompere il suo scorrere. (Maurizio Cucchi)
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero