14 marzo 2012
I RISCHI DELLA LIBERTÀ
Ulrich Beck
Il Mulino, pag. 195
“Si prenda pure quel che si vuole tra Dio, natura, verità, scienza e tecnologia, morale, amore, matrimonio – non cambia nulla: la modernità trasforma tutte queste cose in libertà rischiose. Tutta la metafisica, la trascendenza, la necessità e la sicurezza vengono rimpiazzate da una sorta di equilibrismo e noi stiamo diventando titubanti come funamboli”. Così il sociologo tedesco Ulrich Beck introduce la tematica del saggio con il quale intende riformulare le sfide e le difficoltà che l’individuo è chiamato ad affrontare nell’epoca della globalizzazione.
Laddove il senso di sicurezza viene meno, le regole di vita sociale precostituite si dissolvono, parametri di orientamento e modelli guida prescritti dallo Stato crollano, viene da chiedersi: quali nuove forme di vita emergeranno, una volta abbattute le vecchie fissate dalla religione, dalla tradizione, dalla politica? Per Beck, beninteso, libertà e individualizzazione non significano anarchia, licenza di agire senza limiti, ma una nuova assunzione di responsabilità e capacità di costruire la propria biografia sia personale che professionale attraverso il proprio agire. Bandite le direttive tradizionali che contenevano restrizioni rigorose del comportamento, se non addirittura divieti, il presente, caratterizzato da continui impulsi al cambiamento, impone, al contrario, un’indispensabile partecipazione soggettiva.
In presenza di spazi e opportunità allargati, di pressanti richieste a prendere decisioni, improvvisare, cambiare direzione, in una società come quella attuale che si mostra sempre più articolata e complessa, la scommessa dell’individuo è dunque di delineare chiari obiettivi, riconoscere gli ostacoli e affrontarli, incassare eventuali sconfitte e ricominciare. Tenacia, flessibilità, coraggio sono gli strumenti da portare con sé in questo viaggio dentro la modernità.
Se le virtù borghesi, si legge ancora con Beck, si trasformano in aggressività e smania di autodifesa, il problema non è avere meno libertà e tornare agli spazi reclusi dei comandamenti, ma saper interpretare la libertà come un’opportunità e finalmente prendere congedo da un universo di ideali divenuti nel tempo ossessivi e fallibili – come carriera, profitto, abbondanza (e di conseguenza spreco) – per inventarci nuovi modi e tempi di vita. (Daniela Muti)
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero