30 maggio 2023

LA MUSICA È DONNA!

L'altra metà del mondo si fa sentire


Copia di Copia di rification                                       

Può darsi che il mondo sia cambiato mentre non me ne accorgevo, fatto sta che questo mese di maggio è stato per me una rivelazione. Cominciamo dai fatti. La stagione dell’Orchestra Sinfonica di Milano, all’Auditorium di piazza Mahler, ha proposto due concerti uno più interessante e smagliante dell’altro i cui protagonisti erano tutte donne e tutte, ognuna nel proprio ruolo, molto più che brave, bravissime.

Due direttrici di orchestra, Oksana Lyniv, ucraina, e Alondra de la Parra, messicana. Due compositrici: Silvia Colasanti, romana, e Myriam Bizzarri, toscana. Due altre protagoniste: Maddalena Crippa, voce recitante, lombarda e – last but not least – Marie-Elisabeth Hecker, violoncellista, tedesca. E per giunta anche un coro – “Virgo Vox” – composto da nove voci tutte femminili, cioè da soprani e contralti. Nessun uomo, dunque, salvo la usuale quota di professori d’orchestra.

Dopo oltre tre secoli di musica sinfonica declinata quasi esclusivamente al maschile, ecco finalmente comparire ed affermarsi l’altra metà del mondo, dimostrando di non avere nulla da invidiare al primo, anzi.

Dico “anzi” per anticipare quella che mi sembra essere la vera notizia di questa vicenda e cioè che con la direzione di queste due donne l’Orchestra Sinfonica di Milano è sembrata rinascere, ha ritrovato la freschezza, l’afflato, l’energia che la contraddistingueva negli anni d’oro in cui aveva un vero direttore, stabile e presente, nel giovane ed entusiasta Riccardo Chailly.

In realtà laVerdi ha avuto per anni una direttrice d’orchestra donna, la cinese Xian Zhang, ma – a differenza del suo piglio e del suo gesto direttoriale più virile che femminile – queste due direttrici hanno sedotto l’orchestra proprio con la loro femminilità, oltre che ovviamente con il talento e la competenza, facendole ritrovare il piacere del suonare insieme, la voglia di rendersi complici del direttore e di assecondare una comune visione.

Sia la Lyniv nella “Vita da eroe” di Strauss che la De la Parra nell’Ottava Sinfonia di Dvořák, hanno incantato pubblico e musicisti e creato un’atmosfera magica, fatta di grazia, di gioia, di emozioni. Il gesto di Alondra de la Parra non esprime semplicemente autorità ma racconta la musica, sembra la faccia nascere spontaneamente dai leggìi dell’orchestra rendendone partecipe l’intero teatro. (Qualcosa di simile accadeva ai mitici concerti di Carlos Kleiber e di Claudio Abbado, ma in loro l’autorevolezza del direttore era evidente, soggiogava gli strumentisti, mentre nel caso delle due nostre direttrici, e in particolare di Alondra de la Parra, l’autorevolezza è impalpabile, implicita, non appare, è mera seduzione).

A dare ulteriore risalto al valore della femminilità, fra l’uno e l’altro dei due concerti abbiamo visto Riccardo Chailly dirigere la Filarmonica della Scala ed offrire una esecuzione non proprio brillante di due capolavori brahmsiani, il Concerto per violino e la Prima Sinfonia. È accaduto che il violino, uno Stradivari del 1698 affidato al ventisettenne violinista di origini armene Emmanuel Tjeknavorian, avesse una voce tanto tenue e delicata da non riuscire ad espandersi nella grande sala del Teatro.

Quanto alla Sinfonia, è parsa (ma non solo a me) penalizzata da una certa riluttanza dei professori d’orchestra ad assecondare il direttore. Si sentiva la mancanza di sinergia fra i vari corpi orchestrali e un grande sforzo da parte di Chailly per tenere insieme la compagine ed ottenere i risultati desiderati.

Tornando ai concerti al femminile dell’Auditorium, una buona notizia è che Alondra de la Parra – la bella, sorridente, affascinante messicana – è ora Direttore Principale Ospite dell’Orchestra, il che ci fa sperare di rivederla spesso e poi, chissà, magari di averla un giorno come Direttore stabile. È una musicista tutta sostanza e niente apparenza, che dona all’orchestra la gioia della musica insieme a un flusso di complicità e di energia, che ha un fraseggio naturale ed elegante che esprime persino con il corpo.

Quanto alle due nuove composizioni, il breve brano con il quale la ventottenne Myriam Bizzarri ha vinto la borsa di studio per giovani compositrici intitolata a Franchina Cervetti, “Through the Time” (ma perché in inglese?), è un lavoro interessante che meriterebbe ulteriori approfondimenti, soprattutto nell’orchestrazione; uscito dalla penna di un’autrice giovane e determinata, è comunque un passo significativo dell’impervio cammino della musica contemporanea.

Della più matura Silvia Colasanti, “compositrice in residenza” dell’Orchestra milanese, abbiamo ascoltato un’opera breve, diretta con grande maestria dalla Lyniv che – a dispetto del titolo roboante “Fedra ed Arianna da Epistulae Herodium, monogrammi per voce recitante, coro femminile e orchestra” e grazie anche alla bella voce di Maddalena Crippa che ha offerto all’esecuzione un contributo essenziale – è risultata molto intensa e accattivante.

Infine hanno suscitato grande plauso ed interesse le poco frequentate “Variazioni su un tema rococò” per violoncello e orchestra di Pëtr Il’ič Čajkovskij splendidamente eseguite da Marie-Elisabeth Hecker che, a fronte del forte impegno virtuosistico richiesto dalla partitura, ha rivelato non solo una tecnica ineccepibile ma anche un brio e una lievità in perfetta sintonia con la joie de vivre e la solarità che promanavano da Alondra de la Parra e da tutti i professori d’orchestra.

Due concerti che sembrano preludere al rilancio di un’orchestra essenziale alla vita musicale della città, che da tempo non sentivamo in forma così smagliante, appassionata e generosa, attenta e precisa, e che ci ha fatto provare l’intimo piacere di riconoscere che tutto ciò era dovuto al talento, alle qualità umane e alla professionalità di tante magnifiche donne.

Paolo Viola

 



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