1 ottobre 2013

libri – LIBERI DI COSTRUIRE


MARCO ROMANO

LIBERI DI COSTRUIRE

Bollati Boringhieri, 2013

pp.176, euro 15

Giovedì 3 ottobre, ore 18 , il libro verrà presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano, relatori Paolo Bonaccorsi, Salvatore Carrubba e Michele Salvati a cura di Unione Lettori Italiani Milano

libri_33Pagine ambiziose, provocatorie, imperdibili per chi voglia intraprendere, in piena libertà di giudizio, il cammino non facile lungo il tema della società urbana e del suo sviluppo. Marco Romano – docente di Estetica della città, a lungo direttore del Dipartimento di Urbanistica allo IUAV e della Rivista “Urbanistica”, storica voce dell’INU – fa derivare la sua ricerca, e le sue proposte, da una considerazione antica e per questo, attualissima: “Il senso della soggettività umana si forma nel contesto di un gruppo sociale nel quale tutti condividono una comune appartenenza e dove il comportamento o l’azione individuale è confrontabile con quello degli altri e diviene – pressoché automaticamente – termine di un giudizio.

Questo legame comune – ricorda Romano – è in Europa l’appartenenza di ogni persona a una “civitas”, la cui consistenza morale viene espressa dalla consistenza materiale dell'”urbs”, ove è da mille anni radicato il sentimento dei cittadini europei, della propria identità”.

E se il sentimento comune della ricerca di forme successive di democrazia e libertà sono i caratteri tipici della società cittadina, è proprio nella città che da oltre mille anni si mette in scena il conflitto tra coloro che intendono rispecchiare nelle trasformazioni urbane, un nuovo passo della democrazia e della libertà di; e chi, di converso, questa libertà e questa democrazia intende contenere, orientare, conformare.

Una dialettica secolare, i cui momenti salienti Romano ripercorre con riferimenti ricchi e preziosi, che fanno della lettura del suo libro anche un esercizio di golosità intellettuale. Si approda così alla desolata constatazione che, in questi ultimi cinquanta anni, l’ideologia e la pratica della pianificazione si riducono alla pretesa di trasformare i desideri e le aspirazioni degli uomini in diritti codificati in una dottrina, che viene imposta da governi illuminati e pedagogici a cittadini riottosi e spesso ignari o dimentichi del loro stesso bene.

Lo scambio delle prospettive, dall’essere al dovere essere, conduce quasi sempre, e gli anni recenti lo confermano, ad immiserire l’opera di pianificazione “all’angustia di una recriminazione continua di come i processi reali contraddicano puntualmente i suoi principi”.

Una diagnosi così fascinosa e al contempo urticante non può che condurre a un “Che fare?” scoppiettante di proposte tanto eterodosse quanto ragionevoli, che affondano la loro traiettoria nell’osservazione attenta e arcidocumentata dei percorsi storici e fattuali delle diverse Istituzioni politico amministrative europee, negli ultimi cinque secoli.

Per non togliere al lettori il piacere della scoperta e il fremito dell’iconoclastia citeremo soltanto i titoli dei quattro capitoli finali dell’opera di Romano: “Liberarsi dalle commissioni edilizie”; “Liberarsi dalle norme edilizie”; “Una libera casa di vacanza”; e, infine, come deflagrazione finale”Liberarsi dallo Stato”. Scusate se è poco.

Paolo Bonaccorsi

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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