26 novembre 2018

MILANO CITTÀ SANTUARIO? UNA PROPOSTA AL SINDACO SALA

Politiche di accoglienza, si può e si deve fare di più. I modelli stranieri


Dopo aver letto su La Repubblica del 24 novembre l’importante riflessione di Gustavo Zagrebelski dal titolo “È arrivato il tempo della resistenza civile” e, in particolare, le sue conclusioni nelle quali invita a opporre alla forza la mitezza, all’illegalità la denuncia, alla discriminazione la solidarietà (…), vorrei fare qualche riflessione nel merito del contesto milanese e avanzare una proposta al sindaco Sala.

181126_GibelliIl Sindaco, intervenendo recentemente a un incontro alla Casa della Carità di Milano in occasione della celebrazione del 18° anniversario della sua istituzione, pur riconoscendo le difficoltà e l’insufficienza delle risposte in materia di solidarietà e di inclusione, ha espresso il suo giudizio positivo sull’accoglienza a Milano, che eccelle comunque rispetto alle altre città italiane. Di là dell’indubbio impegno nelle politiche sociali, ho avvertito nelle sue parole la solita propensione a sottolineare il primato di Milano che spesso viene enfatizzato anche in merito a scelte discutibili, come ad esempio il progetto Scali ferroviari o il decentramento delle Facoltà Scientifiche della Statale dal quartiere di Città degli Studi all’area ex Expo.

Milano è davvero una città accogliente? Si può parzialmente condividere questa affermazione se il riferimento è il contesto nazionale; sorgono invece molti dubbi se la metropoli lombarda viene paragonata ad altre grandi città europee con le quali peraltro si confronta quotidianamente senza grande spirito autocritico.

181126_Gibelli-04L’avere poi citato come esempio di solidarietà e integrazione Berlino, una città internazionale che ospita ben il 32% di immigrati, nasconde la profonda distanza da Milano in cui gli immigrati costituiscono solo il 18,8% della popolazione totale residente. E c’è anche una differenza forte nella qualità dell’accoglienza. Basta pensare alle politiche per la casa sociale: già dagli anni ’90 dello scorso secolo in quella metropoli, così come in tutte le altre grandi città tedesche, ogni progetto di trasformazione/rigenerazione urbana proposto dai privati ha dovuto garantire che, come stabilito dalle direttive nazionali e obbligatoriamente recepito dalla pianificazione locale, il 30% delle volumetrie concesse al privato per la realizzazione di nuova edilizia residenziale sia destinato all’edilizia economico-popolare in affitto.

Milano non è né potrà diventare in prospettiva accogliente come Berlino se alla drammatica emergenza casa si continuerà a rispondere con politiche urbanistiche che, ormai da decenni, si traducono in procedure in deroga e grandi progetti di trasformazione/rigenerazione urbana dove l’edilizia economico popolare è ridotta quasi a zero.

Vi è poi un altro interrogativo che vorrei proporre: quale è/sarà la risposta dell’amministrazione nei confronti dell’intolleranza crescente che si sta manifestando anche nella nostra città? Se anche il sindaco Sala crede nella valorizzazione della cittadinanza attiva come rimedio capace di ricreare gli anticorpi per reagire alla ondata di razzismo e violenza verbale (e non solo) del tempo presente, perché non prendere esempio dalle Sanctuary Cities statunitensi?

Si tratta di più di 500 città, contee e stati degli USA che hanno adottato politiche coraggiose di contrasto alle iniziative disumane di Trump nei confronti degli immigrati già residenti sul territorio degli Stati Uniti*, correndo il rischio di un drastico taglio delle risorse finanziarie allocate dal governo centrale alle amministrazioni locali**.

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Alex Zanotelli*** ha recentemente invitato la comunità cristiana a dichiararsi “santuario” per gli irregolari che rischiano, e sempre più rischieranno con l’approvazione del Decreto Sicurezza, di essere espulsi dal nostro paese. Ma perché non scegliere questa strada anche da parte delle nostre amministrazioni locali progressiste, e in particolare da parte di Milano? Occorrerebbe insomma opporsi con più decisione alle misure liberticide e razziste del governo centrale, ma anche di quello regionale che recentemente ha approvato una misura incredibile come quella di concedere premialità alle amministrazioni locali che non impieghino i richiedenti asilo nella manutenzione del verde pubblico. Prosciugare le occasioni lavorative, così come smantellare i ricoveri di fortuna in cui molti sono costretti a vivere senza offrire contemporaneamente una soluzione (come è accaduto non solo a Roma) significa proprio il contrario dell’integrazione e semmai spingere gli immigrati verso l’illegalità.

Occorrerebbe poi iniziare anche a seminare e diffondere una pedagogia della tolleranza e dell’inclusione. Ho visto recentemente sulla facciata di una chiesa di Boston, la Old South Church, un manifesto che riformulava il comandamento evangelico come segue: “Love thy (Muslim) neighbor as thyself”! Ho visto che su tutti i mezzi pubblici di Zurigo spicca la scritta “Più tolleranza, meno arroganza”.

Mi piacerebbe che a Milano tutte le municipalizzate fossero coinvolte in un progetto di ri-costruzione di un’idea di cittadinanza solidaristica attraverso messaggi come quelli che ho citato: penso ovviamente in primis all’Atm e alla MM, ma anche all’Amsa, alle Farmacie comunali e alla Sea…

Chi vive a contatto con gli immigrati come volontario, e ne sostiene i progetti di vita e di lavoro, sa che sui mezzi pubblici milanesi a volte si manifestano episodi di odio, di intolleranza, spesso di sopruso.

Speriamo che il sindaco della metropoli ambrosiana voglia assumersi il compito di impegnarsi attivamente per restituire condizioni di civiltà al vivere quotidiano dei milanesi tutti, contrastando con fermezza, ma anche con creatività, l’intolleranza e l’odio.

Maria Cristina Gibelli

*Gibelli M. C., (2017), “DACA e ius soli: un monito dagli USA”, eddyburg.it, 27 settembre 2017.
**Ad oggi tutte le misure adottate da Trump per boicottare gli stati e le collettività locali progressiste sono state giudicate incostituzionali.
***Zanotelli A. (2018), “Occorre una santa collera per reagire al razzismo”, Nigrizia.it, 15 giugno.

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  1. Serena VicariProposta coraggiosa e da sostenere, speriamo che inizi un dibattito sulle migliori forme per farlo. Il frastuono delle posizioni egemoni è senza dubbio difficile da contrastare.
    28 novembre 2018 • 12:32Rispondi
  2. carla moroniSono appena stata dentro il parco Forlanini, ho visto alcune grandi cascine abbandonate, potrebbero essere rimesse in uso e abitate da immigrati ?
    28 novembre 2018 • 17:24Rispondi
  3. maria cristinaPostilla tardiva. Naturalmente il Sindaco non mi ha risposto e ha girato l'articolo ad alcuni assessori. Risposte retoriche ed elusive tranne quella dell'assessore ai Trasporti che mi ha ringraziat, sottolineato che una campagna come quella che proponevo non era di sua competenzao e invitato a....rivolgermi direttamente all'Ufficio Stampa del Comune!!!! !ahahah
    13 dicembre 2019 • 12:37Rispondi
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