30 gennaio 2018

musica – UN SABATO DI FORTI CONTRASTI


musica04FBUn sabato molto strano. È difficile partecipare a due concerti nello stesso giorno, ma quando i programmi sono irresistibili può anche capitare. Così è successo sabato con due eventi particolari. Come avevo anticipato la scorsa settimana, per il ciclo dei “Quartetti d’Italia” che si svolge nell’ormai celebre tennis di Villa Necchi, si è tenuto il concerto dei giovanissimi e già bravissimi musicisti del quartetto Dàidalos con un programma molto raffinato. Alla sera c’era giusto il tempo di spostarsi al Magazzino Musica – il MAMU – per ascoltare il pianista Emanuele Delucchi e il “MAMU Ensemble” che celebravano il 262° compleanno di Mozart con l’esecuzione del primo e dell’ultimo dei suoi Concerti per pianoforte e orchestra. Un accostamento fra i due eventi assolutamente inusuale, in particolare riguardandoli attraverso il loro pubblico: tanto preparato, consapevole e sofisticato il primo, quanto popolare, appassionato ed emozionato il secondo (benché sia a Villa Necchi che al MAMU gli ascoltatori fossero egualmente attenti e consapevoli – o comunque certi – di ascoltare preziose chicche musicali e di partecipare a un importante evento di musica “alta”).

Del Dàidalos avevo già detto un mese fa quando offrì al Gerolamo una interpretazione del capolavoro schubertiano “La Morte e la Fanciulla” che non esitai a definire smagliante, profonda ed intensa; le sorelle Anna e Lucia Molinari (violino e violoncello) insieme a Stefano Raccagni (violino) e Lorenzo Lombardo (viola) – nessuno di loro ha superato i vent’anni – hanno eseguito a Villa Necchi il Quartetto in do minore n. 4 di Beethoven (uno dei 6 quartetti dell’opera 18, i primi da lui composti, degli anni 1799 e 1800) seguito dal noto ed unico Quartetto scritto da Giuseppe Verdi nel 1873 e da lui sempre tenuto in scarsa considerazione (tanto che a chi gli chiedeva di poterlo eseguire in pubblico scrisse “non mi sono più curato del Quartetto che composi per semplice passatempo alcuni anni or sono a Napoli e che fu eseguito in casa mia alla presenza di poche persone che erano solite venire da me tutte le sere. Questo per dirle che non ho voluto dare nissuna importanza a quel pezzo e che non desidero almeno per il momento renderlo noto in nissuna maniera”). Due capolavori e due magnifiche letture ancora una volta sorprendenti per la lucidità e la maturità che sembravano incompatibili con la giovane età degli esecutori.

Fra quei due capolavori il programma “infilava” un breve pezzo del quarantenne compositore comasco, Omar Dòdaro, che francamente non avrei accostato a Beethoven e a Verdi quasi a volerlo accreditare. È un pezzo tutto sommato modesto, poco ispirato e molto “costruito” (come racconta lo stesso autore nel programma di sala) interessante giusto come una onesta ricerca di linguaggio nel bailamme in cui, ancora inesorabilmente, versa la musica colta contemporanea. (A proposito della quale mi consento, scusandomi, un piccolo peccato di vanità: ho recentemente sostenuto che la musica contemporanea “non è tutta uguale” ed ho citato quella di Fabio Vacchi ascoltata la scorsa settimana scrivendo ch’essa è “tutt’altra cosa” rispetto a quella che frequentemente ci viene propinata nelle sale da concerto. Ebbene giovedì scorso l’Accademia di Brera ha autorevolmente confermato questa asserita diversità di Vacchi nominandolo Socio Onorario e conferendogli la laurea Honoris Causa “… per l’importante contributo dato allo sviluppo di un linguaggio musicale aggiornato alle più avanzate tendenze dell’estetica contemporanea …”. Vivaddio).

La sera, al Magazzino Musica, la sala era proprio straboccante, molto al di sopra della sua normale capienza, con tanta gente in piedi e ciononostante fortemente attenta non solo alla musica di Mozart ma anche all’appassionata e dotta introduzione che ne ha fatto Filippo Del Corno (il quale, come si sa, oltre ad essere da tempo – sia nella Giunta Pisapia che in quella di Sala – il generoso Assessore alla Cultura del Comune di Milano, è anche un noto e stimato compositore).

L’esecuzione dei due concerti – lo spumeggiante e giovanile K.175 in re maggiore ed il sublime K.595 in si bemolle maggiore – è stata enormemente apprezzata e goduta dal fedelissimo pubblico del MAMU. Il quale pubblico – che d’ora in avanti sarà costituito esclusivamente da coloro che (con spesa assai modica) aderiranno alla “Associazione MAMU Cultura Musicale” – si accinge ad ascoltare l’intero ciclo dei concerti per pianoforte e orchestra scritti per intero da Mozart, ad esclusione cioè di quelli che lui stesso chiamava pastiche o esercizi artistici e sono rielaborazioni di musiche d’altri autori. I 23 concerti saranno tutti eseguiti dal neonato “MAMU Ensemble” – composto da una ventina di strumentisti non professionisti – con diversi solisti che si avvicenderanno al pianoforte. Sabato sera (mentre Filippo Del Corno con grande eleganza gli faceva da voltapagina!) al pianoforte sedeva il trentenne spezzino Delucchi che ha dovuto farsi carico anche della concertazione e direzione; e il fatto che il MAMU sia un ensemble amatoriale, costituito cioè da elementi che non suonano per professione, ha messo a durissima prova il bravo Delucchi nonostante la grande sicurezza e le non poche capacità tecniche di cui è abbondantemente dotato. Si sa che è difficile (per non dire disdicevole!) suonare e dirigere contemporaneamente un’orchestra – anche quando è di grande esperienza e tradizione – ma se l’orchestra è composta da soggetti magari ottimi ma scarsamente avvezzi a suonare insieme diventa praticamente impossibile.

Curiosa dunque questa città che offre musica in condizioni e di qualità tanto diverse e tuttavia riesce a dare grandi soddisfazioni a svariati tipi di ascoltatori, accomunati esclusivamente dalla passione; una passione così forte da esserne spinti sia a sacrificare il weekend sulla neve che a star due ore in piedi per celebrare il compleanno di Mozart!

Paolo Viola

questa rubrica è a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org



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