4 ottobre 2017

sipario – TEMPESTA DI EMOZIONI: «ONEGIN» DI JOHN CRANKO


Teatro alla Scala di Milano, recita del 28 settembre 2017.

Onegin. Balletto in tre atti e sei quadri di John Cranko ispirato al poema «Evgenij Onegin» di Aleksandr Puškin. Coreografia di John Cranko, ripresa da Agneta Valcu e Victor Valcu, supervisionata da Reid Anderson (© Dieter Gräfe). Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij, arrangiata e orchestrata da Kurt-Heinz Stolze. Scene di Pier Luigi Samaritani. Costumi di Pier Luigi Samaritani e Roberta Guidi di Bagno. Luci di Steen Bjarke. Produzione del Teatro alla Scala di Milano.

Roberto Bolle (étoile del Teatro alla Scala di Milano e principal dell’American Ballet Theatre di New York, Onegin), Marianela Núñez (principal del Royal Opera House di Londra, Tat’jana), Timofej Andrijašenko (Lenskij), Alessandra Vassallo (Ol’ga), Mick Zeni (Principe Gremin), Deborah Gismondi (nutrice), Beatrice Carbone (vedova Larin).

Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano diretto da Frédéric Olivieri. Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, direttore: Feliks Korobov.

«“Evgenij Onegin” è uno dei tesori della Russia: tutti lo leggiamo da adolescenti e lo studiamo a scuola, ma lo riusciamo a capire sempre più solo crescendo». Sono le parole rilasciate con commozione e orgoglio patriottici da Natal’ja Osipova in un’intervista del 2015 per la sua prima apparizione londinese come Tat’jana dopo il suo arrivo nel 2013 da principal al Royal Opera House.

In effetti, ha ragione. Il poema o, come si dice nella critica letteraria mitteleuropea, romanzo in versi di Puškin è un capolavoro, descrive con perizia e sentimento una realtà tanto lontana da lasciarci sognare e immaginare, e allo stesso tempo tanto vicina a noi da farci immedesimare adirandoci, amando, soffrendo e sdegnandoci come e con i personaggi della narrazione.

Il balletto di John Cranko, con il quale è salito ai vertici della scena mondiale un allora ‘localistico’ Balletto di Stoccarda, pur nei suoi limiti drammaturgici per la consequenzialità di certe azioni, è un lavoro coreografico di unità narrativa e spessore introspettivo. Diventa così una sfida notevole per tutti: per i direttori di compagnia che devono scegliere i cast; per la compagnia che deve eseguire e interpretare i non facili disegni coreografici di Cranko; per l’orchestra e il direttore che devono confrontarsi con Čajkovskij e il suo ‘rilettore’, dando colore e passione; per il pubblico che deve vivere una serata con forte intensità emotiva e partecipazione.

Il primo cast di questa stagione milanese vede ricadere la scelta interamente su ‘nuove’ coppie. Nuove per motivi diversi. Onegin e Tat’jana sono Roberto Bolle, ‘ospite’ e ‘di casa’, e Marianela Núñez dal ROH di Londra: nuovi insieme, ma con alle spalle molte recite in questi ruoli. Mentre Lenskij e Ol’ga prendono corpo in Timofej Andrijašenko e Alessandra Vassallo: debuttante lui nel ruolo e nuovi in questo partnering.

sipario32FBL’impressione dell’Onegin scaligero nel complesso vede una sostanziale preponderanza scenica della personalità artistica di Marianela Núñez durante l’intera rappresentazione. È infatti una danzatrice famosa nel panorama teatrale mondiale di oggi per la sua capacità di essere tecnica, drammatica e versatile pressoché in tutti i ruoli del repertorio classico e neoclassico; alla e con la Scala ne ha dato più volte esempio come Gamzatti, Giselle e Giulietta. È stata una Tat’jana straordinaria per intensità e passione, mai sottotono, sempre pienamente Marianela e sempre pienamente Tat’jana in tutti i passaggi di quello che può essere definito il “romanzo di formazione” di una ragazza.

La profondità e il trasporto di Núñez hanno avuto un’altalenante corresponsione dal suo partner principale. Roberto Bolle è visivamente l’Onegin ideale, «pettinato all’ultima moda, abbigliato come un dandy londinese, […] intelligente e molto amabile» (capitolo 1, strofa 4, versi 6-7), «giovane colto, ma stravagante» (1.5.7), bello e seduttore al punto che il poeta narratore mette in guarda i mariti e le madri per le mogli e le figlie che incontrino Onegin (1.24). John Cranko riassume il personaggio come bello e altero per esigenze coreografiche.

Roberto Bolle riesce molto bene infatti nel primo incontro con la famiglia Larin (la vedova e le due figlie Tat’jana e Ol’ga), in cui molto ben fatta è risultata l’espressione di derisione del libro da ragazze di campagna, un po’ harmony di Tat’jana, e durante il ballo per l’onomastico di Tat’jana, in cui per noia decide di divertirsi seducendo la sorella Ol’ga.

Appare, poi, abbastanza appassionato nel tragicissimo passo a due conclusivo, con Tat’jana donna e Onegin incanutito – anche se l’incanutimento di Bolle è stato così lieve, da dar l’impressione più di un Dorian Gray che dopo vent’anni ritorna immutato giovane.

Risultava affievolito in intensità il passo a due dello specchio, quando Tat’jana sogna che Onegin magicamente riflesso dietro di lei danzi con lei un amore profondamente passionale e corrisposto. Affievolisce Bolle anche nel momento più drammatico di tutta la vicenda, l’uccisione di Lenskij al duello, che appare un po’ sbrigativo nel mimo, essendo la danza ridotta a una variazione di Lenskij e a pochi passaggi di Lenskij con Ol’ga e Tat’jana.

Nel breve (comparato all’intera durata del balletto, non breve in sé) passo a due della maturità la grande versatilità di Núñez ha conferito a Tat’jana una metamorfosi interessantissima: da sognatrice ragazza di una nobiltà di campagna diventa una seria e radicata nobildonna dell’alta società urbana, una principessa,in quanto sposa di Gremin. Il passo a due con il primo ballerino Mick Zeni è stato il più intenso del balletto: traspariva tutta la consapevolezza di una relazione nata senza il fuoco della passione, ma cresciuta nella costanza di momenti e spazi condivisi nel nome del rispetto e di un amore più formale, ma non per questo meno autentico.

Coreograficamente si evidenziano gli sguardi bassi, le prese fluttuanti con gravità e leggerezza, che testimoniano la ponderazione del sentimento tra Tat’jana e il Principe Gremin; perfettamente opposte alle ‘gettate’ delle prese aeree e acrobatiche, passionali e anche burrascose nei passi a due dello specchio e dell’addio tra Onegin e Tat’jana.

I debuttanti Timofej Andrijašenko e Alessandra Vassallo hanno dimostrato una bel partnering, brillantissima ed esplosiva Vassallo tanto con Lenskij quanto nella scena che la vede protagonista dello scherzo tragico di Onegin. Infatti, la sua civetteria infantile – Ol’ga è la sorella minore – la porta a sentirsi lusingata delle attenzioni di Onegin, al punto da dare poco o nullo peso alla gelosia, che scoppi in ira di Lenskij.

Qualche sbavatura a parte, soprattutto nella variazione del duello, la prefigurazione della morte qualunque sia l’esito – sia che muoia lui sia che muoia Onegin è una sconfitta – necessita ancora limatura nelle conclusioni dei giri e legazioni dei passi. Tuttavia, il biondo Lenskij scaligero, poeta focoso e irrequieto, ha dimostrato l’attitudine al personaggio nella buona capacità di relazione con gli altri interpreti, in particolare nell’atto II quadro 1 al ballo e nei ben riusciti variazione e passo a due dell’atto I quadro 1.

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (Teatro alla Scala): Marianela Núñez e Mick Zeni nel pas de deux dell’atto III quadro 1.

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi e di Chiara Di Paola
rubriche@arcipelagomilano.org



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