22 marzo 2017

AIUTIAMO SALA A EVITARE DUE GROSSI ERRORI

Una città fatta di “ex aree”


È un dovere civico aiutare il proprio Sindaco. Purtroppo, non potrò partecipare (non sarò a Milano) alla riunione di mercoledì 22 marzo a Palazzo Marino sulla questione Città Studi. Riassumo la mia visione del problema. Innanzitutto, condivido l’ottimo articolo di Giorgio Origlia, apparso il 15 marzo scorso su ArcipelagoMilano. Quella, a mio avviso, è la premessa base dalla quale deve partire ogni analisi che tenda a validare una (due) proposta/e di trasloco di Università degli Università Statale di Milano (UniMI)-Città Studi e i centri Besta, Tumori, Amadeolab verso altre localizzazioni.

07galante11FBSe, viceversa, si parte dalla necessità di trovare soluzioni per le aree di risulta, quali sono ex-Expo ed ex-Falck, allora le proposte hanno caratteristiche politiche molto gravi. Da “persona informata dei fatti” (dopo quaranta anni di attività in UniMi e CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) cercherò, di spiegare quale errore politico sarebbe accettare le proposte basate su argomenti quali:

«fare una città della scienza (a ex-Expo)». Ma Città Studi attualmente è la maggiore area di ricerca in Italia, per dimensioni territoriali, per pluridisciplinarietà e per numerosità di enti di ricerca e didattica: due università (Politecnico di Milano e UniMi), il polo CNR, l’INFN (Istituto Nazionale Fisica Nucleare), due IRCCS (Neurologico e Istituto Nazionale Tumori e Amadeolab), l’InnovHub (che raggruppa le tre stazioni sperimentali per le industrie), l’IAA afferente al CRA, l’istituto Giuliana Ronzoni;

«costerebbe di più ristrutturare gli edifici in Città Studi che costruirne dei nuovi». Ma sappiamo che dietro a questo questionabile argomento ci sono valutazioni ragionieristico-affaristiche (e buchi finanziari da coprire);

«inventare ex novo la Città della Salute, depauperando Città Studi». Semmai la proposta dovrebbe finalizzarsi all’aumento del potenziale scientifico e di assistenza sanitaria di eccellenza nell’ambito territoriale.

Do per noti i molti argomenti illustrati da vari esperti inerenti a: ottima accessibilità di Città Studi (due linee filobus, un metro, due bus, FS-Lambrate ); il legame socio – urbanistico – culturale con il contorno residenziale e commerciale; l’esistenza di cinque residenze per studenti; centinaia/migliaia di docenti, ricercatori e tecnici delle università e degli altri centri di ricerca risiedono nel quartiere.

Non tocco l’argomento Human Technopole. Così pure la speranza di attrarre a ex-Expo l’agenzia europea per l’alimentazione. Essendo queste strutture finora soltanto futuribili, si può discutere con parametri e vincoli diversi, rispetto a ciò che esiste già.

La scaletta dell’intervento che avrei voluto fare è la seguente:

1 – attualmente ci sono due problemi: ex-Expo ed ex-Falck. Li si vuole ribaltare su Città Studi (dove non c’è problema!). La motivazione tecnico-ragionieristica delle convenienze economiche, è discutibile, come qualche esperto ha già dimostrato. In più, alcuni grossi edifici universitari (per esempio via Mangiagalli / angolo Colombo o il Dipartimento di Fisica) hanno solo pochi anni;

2 – il falso scopo: far discutere sul dopo espianto di UniMi, Besta e Tumori. Attualmente, alcuni architetti-urbanisti mi dicono che «i giochi non sono fatti, ma sono in corso». L’assessore ripete «Sappiamo chi va via, ma non chi viene. Quindi diamoci tutti da fare». La discussione sul dopo è un modo per evitare di discutere sul prima;

3 – il rettore Vago può decidere se vendere le aree di UniMi a Città Studi? Dal punto di vista legale, forse sì. Ma l’obiezione è: la politica urbanistica è compito dei rettori, dei presidenti degli enti ospedalieri, dei proprietari di industrie? Sarebbe meglio che la strategia provenisse dalla cittadinanza = cittadini + amministratori comunali;

4 – la consultazione democratica sulle scelte di grande portata e lungo periodo deve essere realizzata mediante forme e quesiti di tipo referendario che diano la possibilità di esprimersi formalmente a 120.000 residenti di Z3 (o a livello comunale), dopo una ampia informazione su tutti gli aspetti del problema. I “tavoli” sono solo un momento di dialogo e informazione, in questo processo. Le società di consulenza devono essere incaricate dopo individuata la strategia;

5 – esempi esteri. A Parigi ci sono tredici università, quasi tutte nella città. Quando hanno abbattuto Les Halles c’è stato un lungo dibattito.

 

Ennio Galante

 

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