12 ottobre 2016

cinema – CAFÈ SOCIETY


CAFÈ SOCIETY
di Woody Allen [Usa, 2016, 96′]
con Jeannie Berlin, Steve Carell, Jesse Eisenberg, Blake Lively, Parker Posey

cinema33fbCafé Society è il 47esimo film di Woody Allen, è ambientato negli Usa, negli scintillanti anni ’30. Tocca molti temi cari al regista, ma soprattutto è un film romantico. Allen stesso lo definisce così e si dichiara romantico, anche se forse, aggiunge, le sue partner non la pensano allo stesso modo. E l’amore romantico che sboccia tra Bobby, un giovane ebreo newyorkese, e Vonnie, bellissima ex attrice convertita prosaicamente al lavoro di segretaria negli Studios, fa da scheletro al film su cui si innestano altri temi: la cultura ebraica, il senso della vita, il successo personale.

Bobby e Vonnie si conoscono a Hollywood dove entrambi sono migrati attratti dal mondo del cinema. Bobby confida nello zio Phil, agente di molte star, che per amor di famiglia gli assegna lavoretti e lo introduce al mondo dorato dei party hollywoodiani, dove i tramonti sono superdorati, le piscine le più turchesi del mondo, le case le più lussuose e le donne di grande fascino. Vonnie, invece, è la segretaria dello zio Phil e ha il compito di far conoscere Los Angeles a Bobby. Inutile dire che il giovane si innamora perdutamente di Vonnie e che a Vonnie il giovane newyorkese non dispiace; purtroppo, però, è impegnata con qualcuno da tempo. Eppure entrambi, di più Bobby a dire il vero, sentono che l’altro è la persona giusta, l’anima gemella, l’unica che possa realizzare il loro sogno d’amore.

Ma la vita non bada ai sentimenti e, proprio quando sembra che il sogno si materializzi, ecco che si frantuma. Non solo, la ragazza ricompone il rapporto con il partner precedente ma, addirittura, si scopre che l’uomo misterioso non è altro che lo zio Phil.

Bobby lascia ferito Los Angeles e torna a New York . Lo aspetta il fratello maggiore che ha giusto un lavoro per lui. L’uomo, legato alla malavita, è specializzato nella cementificazione dei cadaveri, ha raggiunto il successo economico a differenza dei suoi fratelli che hanno scelto vie di realizzazione più incerte (insegnamento, la sorella, e cinema, Bobby).

Il giovane accetta il compito, ha conosciuto il mondo scintillante di Hollywood e lo riproduce nella Grande Mela facendo di The Thropics il locale dove nessun newyorkese che conta può mancare. Nel club incontra una statuaria e affascinante Veronica, ok, a differenza dell’originale è bionda (ma una volta a un delivery di prostitute ha sostenuto che per lui bionde o brune pari sono), ok è la numero due, però già dal nome potrebbe essere una nuova chance del destino. La sposa, ha un figlio, tutto fila liscio finché nel locale arrivano lo zio Phil e la Veronica numero uno. E subito Bobby si accorge che il destino è cinico e baro. Di Veronica ce n’ è una sola, per il cuore, ed è Vonnie.

L’amore romantico non si sposa, però, con la vita, forse se lo facesse perderebbe il suo tratto poetico. Necessita di una certa dose di sofferenza e palpitazioni.

La storia del film non si sofferma solo sull’amore mancato di Bobby e Veronica , è anche musica, una colonna sonora notevole; d’altra parte sappiamo che Allen è un fan del jazz e suona, è dialoghi sul senso della vita. Un esempio? Il fratello gangster di Bobby, assicurato alla giustizia e condannato alla sedia elettrica, si converte negli ultimi giorni al cristianesimo, non che ce l’abbia con l’ebraismo, ma lo fa per avere una speranza in un aldilà che la religione degli avi non gli garantiva.

Café Society è anche la prima opera digitale di Allen, e la prima che, grazie alla splendida fotografia di Storaro che descrive gli ambienti con luci incredibili (ad esempio caldissime e dorate per Hollywood e più fredde per New York ), rompe col minimalismo estetico e formale delle opere precedenti. Il film assume, così, una patina dorata, in sintonia con gli anni che racconta del cinema hollywoodiano, anni in cui le pellicole diventavano sogni collettivi.

Dorothy Parker

 



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