16 dicembre 2015
MR HOLMES E IL CASO IRRISOLTO
di Bill Condon. [Gran Bretagna USA, 2015, 104′]
con Ian McKellen, Milo Parker, Laura Linney, Hattie Morahan, Patrick Kennedy.
Sherlock Holmes ha più di 90 anni, è debole e smemorato e si è ritirato in una sua proprietà nel Sussex dove si dà all’apicoltura e a rimuginare su un caso irrisolto decenni prima. È solo, curato da una governante apprensiva e dal figlio di lei undicenne aspirante apicoltore e soprattutto aspirante detective.
In un clima bucolico Sherlock si tormenta sia per la perdita di memoria sia per un caso irrisolto che pare difficile da riaprire proprio a causa di questo deficit. Il rimedio che si è procurato andando persino nel lontano Giappone sembra fare cilecca e la depressione è in agguato. Per fortuna c’è Roger, il ragazzino figlio della governante, che spinto dalla curiosità stimola e aiuta l’investigatore a ripercorrere la vecchia indagine.
Il rimedio vero sembra essere la scrittura, Sherlock non ha mai scritto le sue avventure, lo scrittore era Watson, ormai felicemente sposato e occupato in altre faccende. Certo la scrittura di Watson era fiction e anche Holmes era stato presentato come un personaggio letterario, inseguendo il gusto del pubblico appariva sempre dotato di un ridicolo cappello e di una pipa che sostava tra le sue labbra. Mr Holmes invece non indossa cappelli e alla pipa preferisce i sigari e poi non è infallibile come il suo omonimo letterario, tant’è che c’è quel caso irrisolto … e poi ha ricevuto un’ingiusta accusa dal suo ospite giapponese: aver rovinato la sua famiglia trattenendo il padre in Inghilterra.
Qualche pagina di appunti, un guanto, un’immancabile lente di ingrandimento e l’esercizio della deduzione aiutano a ricostruire il caso di un marito preoccupato per la moglie che non riusciva ad avere figli e che non riusciva a liberarsi da questa sua ossessione. Ricostruendo i tasselli del caso che lo tormenta, Sherlock scopre che la sola logica non è sufficiente “Non tutto si può spiegare” e occorre dare agli interlocutori speranze anche ricorrendo all’invenzione, proprio come faceva Watson nei suoi racconti. Così a più di 90 anni Mr Holmes, come il suo vecchio aiutante, inventa, scrive al suo ospite giapponese una storia sul padre che sarebbe stato lieto di sentire.
Un’ ambientazione nell’Inghilterra rurale che non c’è più, una cast di attori bravi tra cui spicca Ian McKellen, capace di rendere Sherlock Holmes un personaggio fragile, che riflette sulla vecchiaia e ciononostante un leggendario detective. La visione è piacevole, ma si ha la sensazione che, se il regista avesse osato di più smantellando l’immagine dello Sherlock letterario, il film ne avrebbe guadagnato in humor e ritmo.
Dorothy Parker
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi