4 novembre 2015

MILANO I SINDACI E IL GOVERNO DELL’AREA VASTA


La prossima primavera i cittadini di Milano andranno a votare per eleggere una persona che ricoprirà due incarichi istituzionali, sarà sia Sindaco di Milano che della Città metropolitana. Lo statuto di quest’ultima prevede l’elezione diretta, ma occorre ancora molto tempo prima che i cittadini degli altri comuni possano esercitare la possibilità ad oggi loro sottratta di concorrere alla scelta del Sindaco metropolitano.

03pompilio38FBLa scelta dello statuto è giusta nei confronti degli elettori, ed è imprescindibile se si vuole ricostituire una separazione credibile tra cariche istituzionali, necessaria per garantire che le scelte sui temi di area vasta siano autonome rispetto agli interessi locali. Dovremo tuttavia attendere almeno fino al 2021, non solo perché è la prossima scadenza elettorale, ma anche perché ad oggi c’è ancora a Milano poca propensione a guardare verso gli altri comuni, e ci vorrà tempo perché maturi. Non credo, purtroppo, che troverà ascolto l’intrigante proposta di ampliare la partecipazione alle primarie a tutti i cittadini della Città metropolitana, cosa che non aiuterebbe a risolvere nel concreto il problema della coincidenza delle cariche, ma che sarebbe un bel segnale forte, nella direzione giusta, che certo potrebbe dare uno scossone per accelerare il processo di attuazione di quanto previsto dallo statuto.

Cinque anni sono tanti, non si può aspettare passivamente l’avvento dell’elezione diretta, rischia di essere troppo tardi. Bisogna, anche se non è la soluzione ottimale, attrezzarsi per utilizzare al meglio un periodo non breve, in cui gli organi della Città metropolitana sono a elezione indiretta, come nelle province, e i poteri sono fortemente sbilanciati verso il comune capoluogo.

La Riforma Delrio, cancellando l’elezione diretta degli organi dell’ente intermedio, ha di fatto messo sotto il controllo degli amministratori comunali sia le funzioni di prossimità (alle persona, casa, …) che come dice il nome sono sempre state di competenza dell’ente locale più prossimo al cittadino, sia le funzioni di area vasta, che sono di competenza dell’ente intermedio, e che necessitano per essere esercitate di una certa autonomia rispetto agli interessi locali.

Le funzioni di area vasta non possono essere esercitate dentro il palazzo del comune, che è invece il luogo deputato all’esercizio delle funzioni di prossimità. Gli incarichi istituzionali, anche se coincidono nella stessa persona, sono attivi in luoghi diversi. Gli amministratori locali si devono spostare, letteralmente, verso la sede della Città metropolitana per potere esercitare le funzioni di area vasta. Il passaggio di sede è fondamentale: si deve fare in modo che lungo la strada tra i due palazzi gli amministratori comunali si stacchino dai condizionamenti locali, per prendere decisioni nell’interesse della comunità di area vasta. A tale fine si devono analizzare bene differenze e relazioni tra i due livelli istituzionali dopo la Riforma Delrio. Bisogna per esempio capire meglio natura e ruolo dei nuovi organi dell’ente intermedio. Bisogna anche valorizzare le competenze tecniche degli uffici dell’ente intermedio, e l’assistenza che possono offrire alle strutture comunali.

La distinzione tra cariche istituzionali deve valere per tutti i comuni, anche per Milano. Può avere un senso assegnare per legge un ruolo guida al comune capoluogo, dovendo trainare la Città metropolitana nella competizione internazionale. Tuttavia, le decisioni sull’area vasta non devono essere a Palazzo Marino ma a Palazzo Isimbardi, portandovi gli amministratori di tutti i comuni, nessuno escluso.

Serve quindi un Sindaco di Milano che sappia vedere oltre le cerchie dei Navigli e dei Bastioni, e che volga lo sguardo verso gli altri comuni, coinvolgendoli. Riprendendo l’editoriale della scorsa settimana, la capacità di comunicare può sicuramente essere importante. Non guasta certo anche un po’ di concreta competenza manageriale. Ma soprattutto serve un Sindaco esperto nella conduzione di percorsi decisionali interistituzionali complessi, che sia capace di guadagnarsi sul campo l’autorevolezza (che è diversa dall’autorità) necessaria, prendendo decisioni nell’interesse della comunità di area vasta che rappresenta, non solo di quella che lo avrà votato nel 2016, ma anche di quella che voterà (si spera ) nel 2021. Serve un Sindaco che sia credibile nel rivestire, la stessa persona, due ruoli istituzionali senza fonderli, mantenendoli distinti, e allo stesso tempo sinergici.

Visto che questa primavera saranno i Milanesi a scegliere da soli questa persona, bisognerebbe fare uno sforzo nella campagna elettorale per fare comprendere la responsabilità della scelta, per fare capire che i problemi del cosiddetto hinterland sono, se non risolti, anche problemi di Milano, in quanto in un sistema metropolitano il colloquio con gli altri poli urbani che compongono il sistema è essenziale per il suo efficace funzionamento e la sua competitività (quindi anche per Milano). Tra l’altro, i poli urbani con cui il Sindaco dovrà colloquiare non sono solo i 10 individuati dal PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) della ex-Provincia, ma la ventina circa individuati dal PTR (Piano Territoriale Regionale), comprendenti capoluoghi e grandi comuni di altre province Lombarde, o addirittura esterne come Novara e Piacenza.

Quanto alla visione che dovrà essere di riferimento per un sistema tanto complesso, essa funzionerà se sarà individuata e sentita propria da tutti i sindaci, con la guida del Sindaco di Milano (il solo in questo momento titolato, per legge), che dovrà rinunciare alla tentazione di proporne una già scelta da Milano a priori. Una capacità comunicativa che sia unilaterale non serve allo scopo, per partecipare attivamente all’attuazione della visione i sindaci degli altri comuni si devono sentire co-autori. Per definire la visione nei suoi contenuti ci sono dati, studi, ed esempi da consultare in abbondanza, anche nella nostra realtà. Non servono ulteriori incarichi di studio. Serve invece concentrare gli sforzi sui passaggi per arrivare a un cammino condiviso e rapidamente passare all’attuazione. Si può iniziare subito, già nella fase elettorale.

 

Marco Pompilio



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