28 ottobre 2015

IL CIVISMO METROPOLITANO E IL SUO OMBELICO


Che cosa era l’evento di sabato scorso alle Stelline dal titolo “La buona politica ha bisogno del Partito della Città … Metropolitana”? Un convegno? Un dibattito? Un happening? Un brainstorming? Difficile definirlo, forse un flash mob della politica milanese. Comunque interessante e varrebbe la pena di fare una sorta di ordine del giorno a posteriori visto il numero degli argomenti in campo. Mi limito ora a poche osservazioni per farne poi seguire altre. In apertura, sul tema della Città Metropolitana, la proposta di Franco D’Alfonso di rivendicare la necessità che questo nuovo ente territoriale possa godere di risorse finanziarie proprie e non derivate è sacrosanta: la finanza derivata – i contributi dallo Stato – ti rendono soggetto passivo e spesso vittima di riduzione di risorse sottratte al territorio per pareggiare i conti dello Stato.

01editoriale37FBMa c’è una ragione ancora più forte: la coesione di una collettività si fonda anche su un rapporto molto ravvicinato tra il soggetto fiscale e il decisore della spesa pubblica. Avere la percezione diretta del rapporto tra quanto si versa a titolo di imposta e la destinazione di queste risorse, oltre a stimolare la condivisione accresce il concetto di “bene comune”. E non è poco di questi tempi.

Non a caso ho parlato di condivisione, una parola che è suonata molte volte nella mattinata, questione che ritengo essenziale per il successo della Città Metropolitana che a sua volta è fondamentale per la collettività milanese se vuol mantenere l’impulso che ha ricevuto dal successo di Expo 2015. La coesione della quale parlo è quella che va ricercata con ogni mezzo tra capoluogo e comuni della futura Città Metropolitana, coesione che a questo punto della vicenda sembra debolissima.

Milano capoluogo credo abbia capito che senza la Città Metropolitana non andrà da nessuna parte, e meno che mai in Europa, ma il percorso richiede la capacità di tessere con i Comuni aggregati istituzionalmente un rapporto di reciproca fiducia e collaborazione, condividendo nella maggior misura possibile le ricadute positive di questa nuova organizzazione territoriale.

Nel suo intervento appassionato Ada Lucia De Cesaris ha detto due cose importanti al riguardo: Milano deve smettere di guardare al suo ombelico; Milano deve imparare a comunicare.

Lo sguardo “ombelicale” è un vecchio vizio portato all’esasperazione da Letizia Moratti che vedeva la città finire alla cerchia dei Navigli. La Giunta Pisapia l’ha allargato ma non abbastanza e ancora di più lo deve fare la prossima Giunta per il successo suo e della Città Metropolitana. Nella prossima campagna elettorale non bisognerà arroccarsi troppo sul concetto di #orgogliomilano come essenziale filo conduttore ma piuttosto offrire il “modello Milano”, nel quale si crede, in condivisione ad altri. Detto tra di noi, sabato non si è sentita una sola voce che non fosse milanese e questo non mi è piaciuto.

La scarsa capacità di comunicare della attuale Giunta è l’altro grande problema. Anche questo nodo, se non lo si scioglie, sarà un serio ostacolo al formarsi di una vera Città Metropolitana milanese che parte, come bene è sottolineato nel documento distribuito all’ingresso alla sala delle Stelline, da premesse molto diverse da quelle che hanno visto il formarsi di altre città metropolitane nel resto d’Europa. Nella nostra storia politica e amministrativa non abbiamo nulla cui fare riferimento ma da ogni esperienza fatta altrove possiamo cogliere elementi utili. Dunque tutto da creare partendo da zero: il tessuto di rapporti tra capoluogo e 133 Comuni parte viziato dallo squilibrio di dimensioni territoriali e di popolazione: si dovrà saper coniugare tanti orgogli municipali con quello milanese.

Userò una parla logora e che mi ero ripromesso di non pronunciare più tanto è abusata e svuotata ma non riesco a trovarne ora una migliore: visione. Milano sarà capace di offrire ai suoi nuovi compagni di strada una “visione” convincente? Condivisibile? E, dopo essersela formata, saprà comunicarla? Questa comunicazione si baserà essenzialmente sulla personalità e sull’atteggiamento del nuovo sindaco.

La Città Metropolitana insieme al problema del destino delle aree del dopo Expo, del quale sabato curiosamente non si è parlato, sono i nodi squisitamente “politici” da sciogliere per il futuro di Milano e per il sindaco di Milano e della Città Metropolitana, il cui identikit prevalente sembra ora andare verso una inopportuna deriva manageriale. Sbagliando.

Luca Beltrami Gadola



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