15 luglio 2015

cinema – LA REGOLA DEL GIOCO


 

LA REGOLA DEL GIOCO

di Michael Cuesta [USA, 2015, 111′]

con Jeremy Renner, Rosemarie DeWitt, Ray Liotta

 

cinema27FBViene trasmesso nelle sale “Kill the Messenger” di Michael Cuesta, tradotto in italiano, poco opportunamente, con lo stesso titolo di un film di Renoir.

Il film inizia con le dichiarazione elettorali di vari Presidenti USA, in cui si annuncia un impegno contro la diffusione di droga, vero flagello moderno, negli Stati Uniti. Appaiono così Reagan, Bush senior, Jimmy Carter. Passano immagini di repertorio in cui si vedono i ghetti delle grandi città abitati da un’umanità persa, gestita e manipolata dai narcotrafficanti.

Gary Webb, un giornalista del San Josè Mercury, nel 1996, documentò che, giacché il Congresso americano, nel 1982 aveva vietato all’amministrazione Reagan di intervenire militarmente e con aiuti economici in Nicaragua contro i Sandinisti, la CIA non aveva ostacolato, ma anzi appoggiato, il narcotraffico gestito da Nicaraguensi che usavano i proventi per finanziare, appunto, l’azione dei Contras.

Di testimone in testimone, Gary Webb riuscì a documentare i fatti e l’inchiesta, uscita col titolo Dark Alliance nell’agosto 1996, meritò a Gary Webb il premio Journalist of the year. Il grande scalpore e il successo dell’inchiesta meritarono però a Gary Webb anche le attenzioni della CIA che riuscì a far terra bruciata intorno al giornalista, attaccandolo sia professionalmente – diversi testimoni ritrattarono o scomparvero nel nulla – sia nel privato – rendendo nota una crisi familiare conclusasi tragicamente. Webb perse il lavoro e non riuscì più a esercitare la propria professione. Depresso si allontanò dalla famiglia e fu trovato morto anni dopo, ucciso da due colpi alla testa che furono catalogati come suicidio.

Il film, giocato intorno alla figura di Gary Webb, intreccia due temi: quello dell’inchiesta giornalistica e quello della vita privata. Non sempre, nella realizzazione cinematografica, c’è armonia fra le due parti. Mentre il filone inchiesta viene giocato con i tempi narrativi della spy story, e riesce a coinvolgere lo spettatore, il filone vita privata tende al melò, e non riesce a dar conto pienamente di quanto sta avvenendo.

Il ruolo del protagonista è affidato a Jeremy Renner che dà una grande prova d’artista. Meno riuscite le altre interpretazioni che non riescono a traghettare i personaggi oltre il livello di stereotipi: la pupa del narcotrafficante, la moglie innamorata ma risentita per un antico tradimento, il figlio adolescente che emula e contesta il padre, i redattori capo vigliacchi quando si intravvedono problemi.

Vale comunque la pena di vedere questo film per il valore documentario dei fatti narrati, e per la recitazione di Jeremy Renner.

Tootsie



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