19 maggio 2015

sipario – LA TRILOGIA DEL MARE E L’ACCOGLIENZA


LA VERA EXPO 2015 È AL TEATRO GRECO DI SIRACUSA: LA TRILOGIA DEL MARE E L’ACCOGLIENZA

 

L’Istituto Nazionale del Dramma Antico (Inda) ha dato inizio la scorsa settimana al 51º ciclo di spettacoli classici per la stagione del 2015, in programma dal 15 maggio al 28 giugno al Teatro Greco di Siracusa. Il nuovo sovrintendente Gioacchino Lanza Tomasi ha proposto la Trilogia del mare: Supplici di Eschilo, Ifigenia in Aulide di Euripide e Medea di Seneca.

sipario19FBNello schema dell’agone tragico antico, ogni concorrente presentava quattro drammi, una trilogia tragica legata da un fil rouge mitico-tematico ben preciso riferito a questioni della contemporaneità e un quarto dramma, il dramma satiresco, più comico per stemperare la serietà dei precedenti spettacoli. Nel continuare la tradizione tragica antica, l’Inda ha scelto come sottofondo generale il mare, sul quale donne diverse e straniere vivono i proprio drammi, che sia di violenza ‘domestica’, come Medea e Ifigenia, o ‘sociale e politica’, come le cinquanta figlie di Danao in supplica ad Argo.

Temi attuali affidati a tre registi importanti, Moni Ovadia per le Supplici (in cui interpreta anche il re argivo Pelasgo), Federico Tiezzi per Ifigenia in Aulide (con Sebastiano Lo Monaco per Agamennone, Elena Ghiaurov per Clitemestra e Lucia Lavia per Ifigenia) e Paolo Magelli per Medea (con Valentina Banci nel ruolo protagonista).

Che cosa cercano queste donne nel mare? La libertà, la speranza di una vita migliore e la salvezza. Tre storie di donne diverse con esiti diversi.

Le Supplici di Eschilo narrano la storia di donne vittime di violenza della società e della storia, sono le cinquanta figlie di Danao della Libia costrette a sposare i cinquanta figli di Egitto per oppressione politica. Scappano e si rifugiano dopo un lungo viaggio per mare ad Argo chiedendo al re Pelasgo protezione e salvezza contro i violenti egizi che le inseguono. Pelasgo è in bilico tra due decisioni ugualmente funeste: 1) accogliere le supplici e mettersi contro una nazione violenta (dovere morale e religioso) e 2) cacciare le supplici, allearsi con gli Egizi e sopportare il suicidio delle donne (dovere politico). Dopo la consulta con il popolo sceglierà per il dovere morale.

Ifigenia in Aulide è la storia della figlia di Agamennone prescelta per il sacrificio augurale alla partenza per Troia. Nel mare Artemide le farà trovare la salvezza, portandola fino ai settentrionali Tauri (il sequel in Euripide è Ifigenia tra i Tauri) dove diverrà sacerdotessa della dea. Medea di Seneca è la triste vicenda di questa straniera della Colchide, portata in salvo da Giasone in Grecia, ma abbandonata per un matrimonio più favorevole. L’odio della donna sarà tale che per vedere soffrire il marito traditore arriverà a uccidere la futura sposa e il futuro suocero, ma soprattutto in una macabra scena sul tetto del palazzo (a vista degli spettatori – questo differenzia il romano Seneca da Euripide) sgozzerà i figli per fuggire di nuovo in mare.

Tre storie antiche, tre drammi lontani, ma se ci pensiamo un attimo di più, sono le storie che tutti i giorni i disperati dalla Siria, dal Medioriente, dalla Nigeria e dall’Africa nera e subsahariana vivono. Superano terribili fatiche attraversando il deserto, venduti ai trafficanti per racimolare forse un posto a prezzi esorbitanti sui barconi che tutti i giorni partono dalla Libia (proprio come le Danaidi supplici) nella speranza di fortuna. La speranza vale il rischio, il viaggio in mare è solo l’ultima fatica, non la peggiore per loro che vengono da così lontano. E che cosa facevano gli assennati Greci di duemila e cinquecento anni fa? Accoglievano, perché era giusto. Ed è il popolo che decide di accogliere di fronte ai tentennamenti del sovrano.

Expo 2015 non vuole dire “volemose bene”, ma dovrebbe portare la gente a riflettere sul bene e sui popoli. Non si può stare dietro alle parole di guerrafondai e politici lontani in sensibilità e ignoranti della storia e del presente. In Sicilia non lo fanno – non lo facciamo, io vengo da lì -, la nostra natura è l’accoglienza. Per questo Moni Ovadia per le sue Supplici ha scelto che le cinquanta figlie di Danao fossero donne bantu dall’Africa nera: sono quelle donne che ogni giorno perdono la vita o vedono morire i propri figli attraversando il Canale di Sicilia.

Il successo delle Supplici a Siracusa 2015 è stato strepitoso: ha toccato le coscienze e ricordato ai Siciliani di essere grandi e assennati come quel popolo greco che li preceduti. Eppure non solo di Siciliani è stato il pubblico della prima, interviste in tutte le lingue sono state chieste al regista, perché il tema è interesse di tutti: la vera Expo 2015 è al Teatro Greco di Siracusa!

Domenico Muscianisi

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

rubriche@arcipelagomilano.org



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