15 aprile 2015
UNA NUOVA AMICA
di Francois Ozon [Francia, 2014, 107′]
con Romain Duris, Anais Demouslier, Raphaël Personnaz, Isild Le Besco, Aurore Clément
Ispirato a una novella di Ruth Rendell, Una nuova amica, è l’ultimo film scritto e diretto da Francois Ozon. Come ne “Il grande freddo“, il film inizia con la vestizione di un cadavere, la musica ci accompagna mentre mani maschili abbigliano amorevolmente una sposa, la truccano, le mettono delicati gioielli. È una giovane sposa, bellissima nel più canonico dei modi: giovane, bionda, ed evidentemente upper class.
Durante il funerale, la sua amica Claire racconta della loro amicizia fin dall’infanzia e in poche scene Ozon descrive l’evolversi di questa storia: Laure, la giovane morta, era, tra le due, l’amica bella, di successo, favorita, la prima a sposarsi; Claire sembra aver vissuto un po’ all’ombra della bella Laure che lascia a piangerla un marito, David, e una bimba in fasce.
La vita riprende dopo il funerale e Claire cerca di tener fede alla promessa fatta alla sua amica di occuparsi di sua figlia e di suo marito, malgrado sia a sua volta poco capace di superare il lutto.
Durante una visita non preannunciata, càpita a casa di David e rimane sconvolta nel trovarlo vestito con gli abiti della moglie morta. E rimane turbata nell’apprendere che Laure conosceva questa abitudine di David.
Da quel momento, in un difficile tentativo di aiutarsi a superare il lutto, i due, che hanno amato la stessa donna, Laure, cominciano a frequentarsi, a conoscersi, a solidarizzare. David, con il sostegno di Claire, riesce a fare quel che ha sempre desiderato: vestirsi con abiti femminili, e Claire a sua volta sforzandosi di capirlo riesce a uscire dal suo piccolo mondo, a guardar fuori, forse anche a rileggere la propria esistenza.
David, che in abiti femminili è Virginia, diventa così una nuova amica.
Il film è stato girato nelle ricche periferie di città nord americane per dare a tale storia un criterio di universalità, in un ambiente sociale alto borghese che rendesse al meglio la sensazione di algida perfezione delle esistenze “per bene” in cui forse la devianza è possibile a patto che non venga sbandierata.
Claire e David/Virginia si capiscono, sono attratti l’uno dall’altra. Ciascuno dei due sa che l’altro custodisce in sé qualcosa di Laure e quando fanno l’amore il triangolo amoroso li spaventa e avvince. Ozon che ha voluto dare a questa storia un taglio fiabesco, con il lieto fine, realizza un film politico mettendo in scena il tema del travestitismo, raccontandoci che i travestiti non sono obbligatoriamente omosessuali, ma spesso etero.
L’interpretazione di Romain Duris è molto interessante, non fa di David/Virginia un cliché, ma un essere umano indissolubile nella sua duplicità. Anais Demouslier dà spessore a Claire, che nel racconto degli anni trascorsi all’ombra di Laure, sembra quasi una spettatrice della vita e che nell’incontro con Virginia riesce a rileggere il legame con Laure, comprenderlo per quello che era stato, cioè un amore, e trovando il coraggio di non rinunciare al nuovo amore, per bizzarro che sia.
I dialoghi sono essenziali, i flash back sono usati non solo in funzione narrativa, ma rendono presente e viva Laure nella storia che evolve. I personaggi che circondano David e Claire sono amorevoli, ma distanti, appartengono a un mondo dorato e formale che non può comprendere, né ammettere al proprio interno nulla che sia in qualche modo non conforme. Il film è nell’insieme piacevole, con un piccolo cameo dello stesso Ozon molestatore di signore, vere o travestite, al cinema.
Tootsie
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milaesi
rubriche@arcipelagomilano.org